La guerra a Gaza sta spazzando via intere famiglie palestinesi, un ramo alla volta
a cura di Federica Riccardi
Pagine Esteri, 20 giugno 2024. Un’inchiesta dell’Associated Press ha analizzato la distruzione che la campagna aerea e terrestre di Israele a Gaza ha rappresentato per intere famiglie palestinesi, uccidendone centinaia di membri in “un tributo senza precedenti per una piccola comunità composta per lo più da rifugiati e dai loro discendenti”.
L’indagine ha analizzato 10 attacchi che hanno ucciso 500 persone tra ottobre e dicembre 2023. Nella Striscia quasi tutte le famiglie hanno subito gravi e numerose perdite ma molte sono state addirittura decimate.
In nessuno dei casi in cui sono stati colpiti edifici residenziali e rifugi pieni di famiglie si era in presenza di un obiettivo militare evidente. Le persone che si erano riunite in quei luoghi in cerca di protezione non sono state avvertite. In uno dei casi analizzati i superstiti di una famiglia hanno dichiarato di aver issato una bandiera bianca sul proprio edificio prima che venisse distrutto.
L’AP ha geolocalizzato e analizzato gli attacchi, consultato esperti in materia di sicurezza, analisti di open data, esperti legali e ha attinto ai dati di Airwars, un’agenzia di monitoraggio dei conflitti con sede a Londra.
10 attacchi mortali, oltre 500 persone di diverse famiglie uccise
L’inchiesta ha identificato almeno 60 famiglie nella Striscia di Gaza che hanno perso almeno 25 membri negli attacchi dei primi tre mesi di guerra, analizzando 10 attacchi israeliani nella Striscia di Gaza.
“Questa guerra si è rivelata persino più letale dello sfollamento da Israele nel 1948”, ha affermato Rashid Khalidi, storico palestinese-americano della Columbia University, quando 20.000 persone furono uccise in quella che è nota come la Nakba, o Catastrofe.
“Non credo che sia mai accaduto nulla di simile nella storia moderna della Palestina”, ha detto Khalidi.
La famiglia al-Agha, 31 morti
L’11 ottobre, un attacco aereo ha raso al suolo la casa di Amin al-Agha, nella parte occidentale di Khan Younis. Il sessantunenne stava dormendo al piano terra di un edificio a due piani insieme alla moglie e ai tre figli. Al piano superiore vivevano il figlio Muhannad al-Agha, di 30 anni, con la moglie Hind e le loro due bambine, Talin di 2 anni e Asil di 1 anno. Un attacco aereo ha causato la morte di 11 membri della famiglia, tra cui due cugini che si trovavano in un edificio vicino.
Nelle prime ore del 14 ottobre, un attacco aereo israeliano ha colpito l’abitazione di Khamis al-Agha, un dipendente di un’organizzazione benefica affiliata a Hamas. L’edificio a tre piani situato nel centro di Khan Younis è stato completamente distrutto. Tra le vittime ci sono Khamis al-Agha, 38 anni, sua moglie Nisreen, i loro due figli di 11 e 13 anni, le due figlie di 8 e 6 anni, il fratello minore di Khamis e suo figlio di 9 anni, una cugina e il figlio di quest’ultima. L’unica sopravvissuta è stata la moglie del fratello.
Il 14 novembre è stata colpita la casa di Awni al-Agha, cugino di secondo grado di Khamis, distruggendo l’edificio a tre piani nella parte occidentale di Khan Younis.
Solo una parabola satellitare emergeva dalle macerie. L’attacco ha causato la morte di Samia, moglie di Awni al-Agha, di 64 anni, insieme ai loro quattro figli di età compresa tra i 26 e i 42 anni, la figlia Ramah di 41 anni, il marito di lei, e i loro due figli di 16 e 18 anni. Awni al-Agha, funzionario governativo nel settore dell’educazione, è sopravvissuto perché era sveglio per la preghiera dell’alba. Tre mesi dopo, a febbraio, Awni al-Agha è morto all’età di 69 anni, molto probabilmente di crepacuore, secondo quanto dichiarato da Jaser al-Agha.
La famiglia Abu Naja, 20 uccisi
L’inchiesta dell’Associated Press prosegue con l’analisi degli attacchi aerei israeliani che il17 ottobre hanno colpito le case delle famiglie Abu Naja e Madi, nel sud di Rafah. Venti membri della famiglia Abu Naja sono stati uccisi all’istante, inclusi otto bambini e due donne incinte. Tra le vittime c’erano la nonna di 78 anni, sua nipote e i figli di quest’ultima. Airwars ha riferito che uno degli uomini uccisi è stato identificato su Facebook come un “mujahid” o “guerriero”. Anche sua moglie, la sorella incinta e la figlia di 2 anni sono decedute nell’attacco aereo. “Uccidere un combattente che non partecipa alle ostilità e si trova in un luogo affollato di civili è considerato una violazione delle leggi di guerra”, sottolineano i giornalisti.
La famiglie Tarzai e Souri, 20 uccisi
Solo due giorni dopo, il 19 ottobre, un attacco ha ucciso 20 membri delle famiglie Tarzai e Souri, appartenenti alla comunità cristiana già ristretta a Gaza, tra cui almeno sette bambini. Ramez al-Souri ha perso tutti e tre i figli e la moglie.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito un centro di comando e controllo di Hamas, accusando il gruppo di nascondersi tra i civili. Ha riconosciuto che il muro di una chiesa è stato danneggiato. Amnesty International ha visitato il sito e analizzato i video, incluso uno postato e poi rimosso dall’esercito israeliano, concludendo che si è trattato di un attacco aereo. Anche se è stato identificato un obiettivo militare, Amnesty ha dichiarato che “è stato sconsiderato e quindi equivale a un crimine di guerra”.
Campo profughi di Jabalia, oltre 130 morti
Gli analisti dell’agenzia hanno preso in considerazione anche il bombardamento israeliano del 31 ottobre, unotra i più letali di questa guerra: “Il campo profughi di Jabalia era una delle aree più densamente popolate di Gaza ed è stato colpito più volte dal 7 ottobre. Il bilancio definitivo rimane sconosciuto perché molte persone sono rimaste sotto le macerie”.
L’agenzia di monitoraggio Airwars ha riportato che 112 civili appartenenti a 11 famiglie sono stati uccisi, tra cui 69 bambini e 22 donne. Tra le vittime, ci sono almeno 47 membri delle famiglie Okasha e Abou al-Qoumsan. L’AP ha identificato ulteriori 17 membri della famiglia al-Qoumsan tra le vittime, compresi zii, padri e figli.
Israele ha dichiarato di aver preso di mira un centro di comando e controllo di Hamas e un comandante di battaglione di Hamas al suo interno, che sarebbe il membro di grado più alto del gruppo ucciso finora.
La famiglia Doghmush, 44 morti
La sera del 15 novembre un bombardamento ha colpito la moschea nel quartiere Sabra di Gaza City, uccidendo almeno 44 persone della famiglia Doghmush.
“Non c’erano segni di danni significativi nelle vicinanze, il che indica che la moschea potrebbe essere stata presa di mira direttamente con piccole munizioni aeree”, ha dichiarato Chris Cobb-Smith, ex ispettore delle Nazioni Unite per gli armamenti e ufficiale dell’esercito britannico che ha condotto indagini a Gaza dopo le guerre precedenti.
I giornalisti precisano che una faida tra la famiglia Doghmush e Hamas, che risale alla presa di potere di Hamas nel 2007, ha in gran parte mantenuto l’area off-limits per i militanti di Hamas.
La famiglia Salem, 173 uccisi
Gli attacchi aerei condotti dall’esercito israeliano hanno devastato due abitazioni della famiglia Salem il 11 e il 19 dicembre. Questi tragici eventi hanno causato la perdita di almeno 173 membri della famiglia, tra cui bambini, almeno una donna incinta e numerosi anziani, inclusi il capofamiglia di 87 anni.
Il 19 dicembre, un attacco aereo ha colpito un gruppo di sfollati della famiglia Salem che si erano rifugiati in una villa a Rimal. I sopravvissuti hanno raccontato che i carri armati hanno percorso le macerie. Almeno 90 persone della famiglia Salem hanno perso la vita.
“Camminando tra le rovine, ho visto i corpi dei miei zii e dei miei cugini distesi a terra”, ha detto Mohamed Salem, uno dei sopravvissuti all’attacco del 19 dicembre. “Abbiamo potuto riconoscere i loro corpi solo dai documenti. Erano ridotti a semplici resti umani.”
Il campo profughi di Maghazi, almeno 106 uccisi
L’ultima indagine riguarda la tragedia avvenuta nel campo profughi di Maghazi il 24 dicembre. Testimoni hanno riferito che almeno quattro abitazioni, che ospitavano numerosi sfollati palestinesi, sono state direttamente colpite. Frammenti di corpi sono stati trovati dispersi nelle aree circostanti. L’AP ha ottenuto accesso ai registri ospedalieri dopo l’attacco, che hanno documentato 106 vittime. Confrontando le liste pubbliche dei defunti con dati parziali del Ministero della Sanità, l’AP è riuscita a identificare 36 persone appartenenti alle famiglie Nawasreh, Abu Hamdah e Qandil. Israele ha dichiarato di aver mirato a militanti di Hamas e di aver erroneamente colpito due strutture adiacenti. In una rara ammissione di errore, Israele ha espresso rammarico per “il ferimento di individui non coinvolti”, affermando di aver preso le misure necessarie per evitare danni ai civili. Un ufficiale militare ha comunicato a Kan, l’emittente pubblica israeliana, che durante l’attacco è stata utilizzata l’arma sbagliata, senza fornire ulteriori dettagli.
20/6/2’24 https://pagineesteri.it/
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