La guerra un “servizio pubblico”? Attivisti NoMuos a processo
La repressione contro le lotte dei lavoratori e i movimenti sociali, è divenuta e diviene sempre più dura e violenta a scala internazionale. La violenza poliziesca in Francia dispiegata contro i manifestanti avversi alla controriforma pensionistica di Macron e al bacino idrico di Sainte-Soline ne è solo l’ultimo esempio.
L’Italia non è certo da meno come ha ripetutamente dimostrato criminalizzando lotte sindacali e sociali, nonchè blindando sempre più in senso antiproletario la legislazione. Basti pensare, da ultimo, al progetto di legge presentato da Fratelli d’Italia per criminalizzare le occupazioni di case, che prevederebbe pene fino a 9 anni di carcere, sanzioni fino a 25.000 euro, la possibilità dell’arresto in flagranza, nessun rito abbreviato e l’obbligo di intervento giudiziario entro 48 ore dalla denuncia.
In questo contesto giovedì 30 marzo è iniziato al tribunale di Gela il procedimento contro 29 attiviste/i NO MUOS.
Questo processo non è un fatto circoscrivibile solo all’ambito locale, ma riguarda tutti coloro che si oppongono alla guerra e allo sfruttamento capitalista.
Le parabole del M. U. O. S. (Mobile User Objective Sistem) di Niscemi, congiuntamente alla base di Sigonella, sono parte integrante della partecipazione dell’Italia alla guerra in Ucraina, servendo da apparati per il controllo dei cieli e per l’invio di droni sul Mar Nero (dove spengono i transponder e finiscono ..?).
Pubblichiamo sotto il comunicato NO MUOS invitando a solidarizzare con loro.
La guerra un “servizio pubblico”? No Muos a Processo
Si è conclusa la fase delle indagini preliminari e il 30 marzo ci sarà la prima udienza in tribunale a Gela contro 29 attiviste e attivisti NO MUOS.
Si tratta dell’ennesimo processo in cui il tentativo è quello di criminalizzare un movimento antimilitarista, antimperialista e internazionalista che da anni si oppone alla nocività di una delle più grandi basi militari statunitensi, la base M. U. O. S. (Mobile User Objective Sistem): abusiva, situata in Sicilia nella sughereta di Niscemi, serve a coordinare le guerre agite dai più potenti governi mondiali mediante i droni che partono da Sigonella e, come se non bastasse, per via delle enormi emissioni elettromagnetiche emanate, arreca quotidianamente danni gravi alle terre e alla salute di chi abita nei pressi del largo raggio d’azione (di almeno 180 km) in Sud Italia.
Prima che le 3 megaparabole venissero installate all’interno della base NRTF, in cui dagli anni ’90 sorgevano 46 antenne già di per sé nocive e mortifere, le mobilitazioni riuscirono, occupando la base militare, a bloccarne il funzionamento: le accuse che ci venivano rivolte erano di “interruzione di pubblico servizio, per aver impedito le comunicazioni belliche tra 4 continenti”.
Ribadiamo che per noi la guerra non è un pubblico servizio bensì un crimine e continuiamo ad avanzare a testa alta la nostra contrarietà alle politiche belliciste di cui l’Italia si fa promotrice attraverso la produzione e lo spaccio di armi e munizioni, ultima in Ucraina.
Oggi ancor più vediamo gli effetti prodotti da basi militari come quella di Niscemi nelle guerre che la NATO e i governi imperialisti stanno portando avanti nel mondo. Attualmente 59 i conflitti: un circolo vizioso in cui sono condannate alla fuga, nella migliore delle ipotesi, intere popolazioni che respinte alle frontiere rischiano la morte in mare come è successo a Cutro, e, se riescono a sbarcare, vengono criminalizzate e costrette alla clandestinità per essere sfruttate bestialmente al limite della schiavitù.
Inoltre siamo consapevoli di quanto le guerre combattute abbiano un immediato riflesso anche sulla nostra vita con la guerra che i governi al servizio delle multinazionali ci fanno attraverso la dismissione e la svalutazione di servizi pubblici essenziali come sanità e formazione e portando avanti politiche economiche basate sull’estrattivismo, sullo sgretolamento del tessuto sociale e la criminalizzazione del dissenso.
Respingiamo le accuse false e pretestuose che ci vengono dirette ancora una volta in questa circostanza e rivendichiamo con forza la nostra presenza in quel territorio, per lo smantellamento del Muostro e di tutte le basi militari, per una società senza guerre e senza sfruttamento, per la liberazione da tutte le oppressioni.
NO MUOS FINO ALLA VITTORIA!
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