La lenta Italexit sul fronte dei diritti
Anche in Italia, infatti, la destra cattolica più fondamentalista rialza la testa, con ottimi appoggi direttamente al governo. I segnali di preoccupazione sono molti, proviamo a metterne in fila alcuni. Le prime avvisaglie si sono avute già con la composizione dell’esecutivo: via il ministero per le Pari opportunità, arriva il ministero per la Famiglia e per le Disabilità, segnalando già dalla scelta del cambio di nome un preciso orizzonte culturale e politico: quello che ha a cuore questo governo non sono le pari opportunità fra i suoi cittadini – e in particolare fra uomini e donne – ma il sostegno a un preciso modello di famiglia cosiddetta tradizionale, nella quale possibilmente le donne tornino a curare il focolare. Una impostazione culturale confermata nella legge di bilancio in discussione in queste settimane, nella quale, invece di serie politiche a sostegno del lavoro femminile e del welfare, si prevede fra le altre cose la possibilità per le famiglie che avranno il terzo figlio nel triennio 2019-2021 di avere in concessione un terreno pubblico o abbandonato con accesso a mutui agevolati per acquistare immobili nei pressi dei suddetti terreni: date figli alla patria e la patria vi ripagherà con la terra!
In questo clima creato dal governo centrale, non stupiscono dunque le diverse mozioni che in molte città italiane sono state presentate – e in alcuni casi approvate – a sostegno delle associazioni antiabortiste. Capofila Verona, non a caso la città di Fontana, dove nell’ottobre scorso il consiglio comunale ha approvato, con 21 voti favorevoli (tra cui anche quello della capogruppo del Partito democratico) e 6 contrari, una mozione che impegna il Comune a finanziare associazioni ultracattoliche sedicenti “prolife” e che dichiara “Verona città della vita”. L’approvazione di questa mozione ha provocato una fortissima reazione delle donne del movimento “Non una di meno”, che si sono presentate nell’aula del Consiglio comunale indossando le vesti delle ancelle come nel film Handmaid’s Tale.
Vale forse la pena ricordare che la legge 194 è già oggi di difficile attuazione grazie a un ricorso generalizzato e pretestuoso alla cosiddetta obiezione di coscienza: la media in Italia è del 70 per cento di medici obiettori, con punte del 98 per cento in alcune aree del paese dove di fatto il servizio non viene garantito. È molto recente il caso di un medico obiettore licenziato in tronco dall’ospedale nel quale lavorava perché si era rifiutato di prestare soccorso a una donna alla 18ma settimana che aveva avuto un aborto spontaneo ma che aveva urgente bisogno di cure. La donna sarebbe probabilmente morta se non fosse intervenuto un medico non obiettore, che non era in turno e che è stato allertato proprio perché il collega si rifiutava di intervenire. La legge 194 prevede l’obiezione di coscienza esclusivamente per gli atti finalizzati all’interruzione volontaria di gravidanza, ma non esonera affatto il personale medico dall’assistenza in caso di emergenza. Ma se persino il papa si permette di paragonare chi pratica gli aborti a chi “ricorre a un sicario per risolvere un problema”, è comprensibile che il ricorso all’obiezione di coscienza è destinato ad aumentare: chi vuole sentirsi un sicario? Si tratta in verità di una norma che aveva un senso quando la legge è entrata in vigore nel 1978, ma che oggi si presta esclusivamente ad abusi.
Ma chi è Simone Pillon? Bresciano, fervente cattolico e membro del Cammino neocatecumenale, è tra gli organizzatori di alcuni “Family Days”. Anche lui convinto che esista un complotto della “teoria gender” per minare la famiglia tradizionale, è soprattutto un avvocato esperto in mediazione familiare, che il suo ddl vuole rendere obbligatoria: un gigantesco conflitto di interessi.
Contro il ddl Pillon si è creata una vasta mobilitazione, promossa da Non una di meno e altre associazioni femministe, che ha portato in oltre 50 piazze italiane decine di migliaia di donne lo scorso 10 novembre.
Insomma, i segnali di un ritorno della destra religiosa che intende limitare i diritti civili, e i diritti delle donne in particolare, ci sono tutti, sono molto preoccupanti e dovrebbero allarmare l’Europa almeno quanto l’aumento dello spread e del deficit. A mettere in seria discussione i diritti che a fatica abbiamo conquistato negli anni (e a prevenire un ampliamento di questi diritti) è una rete molto capillare di associazioni ultrareligiose di destra, diffuse in molti paesi dall’Ungheria alla Spagna, dalla Polonia agli Stati Uniti, con forti legami fra loro e finanziate anche con ingenti flussi di denaro provenienti da Russia e Azerbaijan, come ha recentemente rivelato un’inchiesta dell’Espresso. Associazioni che si incontreranno proprio a Verona il prossimo marzo per il World Congress of Families. Un appuntamento dunque anche per tutti coloro che si rifiutano di far tornare l’Italia indietro di sessant’anni.
Cinzia Sciuto
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