La letteratura che porta la classe operaia fuori dall’ombra
Incontro con lo scrittore Alberto Prunetti, autore working class, il filone letterario che racconta il lavoro dall’interno
Lo scrittore toscano Alberto Prunetti ha recentemente presentato a Zurigo il suo nuovo libro intitolato Troncamacchioni, un’opera che segna una svolta nella produzione del più importante autore working class italiano, un racconto epico e a tratti esilarante dedicato allo spirito ribelle delle classi popolari maremmane. Un romanzo corale nato da un profondo lavoro di ricerca d’archivio che racconta le storie dei dimenticati dalla Storia che si sono opposti a modo loro ai soprusi, alle guerre e al fascismo.
Sono passati ormai alcuni anni da Amianto, il romanzo che rischiava di rimanere nel cassetto di Alberto Prunetti perché considerato dagli addetti ai lavori, quasi sempre di estrazione borghese, un testo poco adatto per il mercato letterario italiano. Ad anni dalla sua prima pubblicazione, Amianto è un testo ancora letto, discusso, amato e tradotto in numerose lingue. Questo romanzo, e le molte riflessioni che lo hanno accompagnato, hanno segnato l’inizio delle fortune della letteratura working class in Italia. Oggi che in Italia e quasi ovunque la classe operaia non è più così forte come un tempo, che non occupa più un posto di rilievo nel sociale, oggi che non è più cool, come direbbe provocatoriamente Prunetti stesso, ha cominciato a raccontare le proprie vite per uscire dall’ombra e non farsi raccontare (spesso male) dagli altri.
Un festival internazionale
Prunetti, accanto al ruolo di scrittore, si è mosso anche come operatore culturale ed è riuscito a portare in Italia, grazie alla casa editrice Alegre, il meglio della letteratura working class internazionale. Insieme al collettivo di fabbrica dell’ex GKN ha poi fondato nel 2022 un festival internazionale dedicato alla letteratura scritta in prima persona da chi lavora: il festival della letteratura working class di Campi Bisenzio a Firenze. Le narrazioni working class sono in prima persona, ibride, spesso umoristiche e caratterizzate da una lingua spuria, multiforme e antiretorica; raccontano il mondo del lavoro, ma anche le vite e i sogni di persone appartenenti alla classe operaia (che oggi ovviamente non è soltanto quella in tuta blu).
Opere fortemente ancorate al presente anche quando hanno a che fare, come Amianto stesso o Figlia di una vestaglia blu, altro titolo forte della collana di Alegre, con la memoria familiare. Troncamacchioni è invece un romanzo che guarda al passato e alla Storia e potrebbe forse segnare una svolta nel panorama working class o quantomeno aprire una stagione più matura di questo macrogenere letterario così vivo e politicamente accattivante.
Nella Maremma toscana l’espressione “troncamacchioni” è un termine utilizzato in origine dai boscaioli e dai carbonai che indica un modo di procedere nei boschi del luogo, arbustivi e bassi, senza evitare gli ostacoli ma abbattendoli, aprendosi una via. È diventata una metafora per indicare chi vive andando dritto per la propria strada, quasi di prepotenza, come fanno i personaggi del romanzo di Prunetti che si oppongono ai soprusi di classe, al militarismo e al Fascismo a modo loro: disertano la Grande Guerra, rapinano i grandi possidenti e conducono un’esistenza raminga nella macchia Maremmana. Sono analfabeti, poco educati, spesso violenti e soprattutto non vogliono farsi addomesticare dalle classi egemoni, dal potere costituito e tantomeno dalle camicie nere fasciste. Per Prunetti l’antifascismo, quantomeno in letteratura, è stato raccontato quasi esclusivamente dal punto di vista borghese.
Dalla parte giusta
Troncamacchioni cerca di colmare un vuoto senza però cadere nell’agiografia di parte della produzione legata alla Resistenza. I personaggi prunettiani non sono eroi senza macchia, anzi, ma sono comunque dalla parte giusta della Storia. Troncamacchioni non ha certo la pretesa di obiettività del romanzo storico ottocentesco e Prunetti, alla maniera dei cantori e facendo il verso alla letteratura alta, ficca volentieri il naso nella narrazione. In questo rimane fedele a sé stesso. Tratteggia personaggi da spaghetti western e sembra avvicinarsi a tratti anche allo stile dell’argentino Rodolfo Walsh, ovvero alle caratteristiche del romanzo-reportage, senza però dimenticare il suo stile scanzonato. Lo scrittore in Troncamacchioni, infatti, ricostruisce fatti di sangue che all’epoca avevano caratterizzato le prime fasi del Fascismo in Maremma e chiama a “deporre” i personaggi scovati in archivio. Prunetti, lo dimostra la sua lunga collaborazione con il collettivo ex GKN, ama le avanguardie operaie intellettuali e militanti, ma sa che al giorno d’oggi molta parte della classe lavoratrice resiste in altri modi. Sa che molti, come i protagonisti di Troncamacchioni, sono costretti a vivere metaforicamente alla macchia per resistere ai soprusi. Il suo romanzo, crediamo, rende omaggio anche a loro.
Mattia Lento
27/12/2024 https://www.areaonline.ch/
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