La lotta degli operai Util

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Intervista a Vito Carelli della FIOM Piemonte a cura di Elio Limberti

La UTIL GROUP SpA di Villanova d’Asti è composta da quattro unità produttive dislocate in Italia, Canada, Messico e Cina. In Italia occupa 270 persone. Opera nel settore dei sistemi frenanti automotive, specializzata nei particolari “a tranciatura”. Fornisce prevalentemente prodotti di “primo equipaggiamento”, secondariamente di “after market”. Il picco storico di produzione è di 10 milioni di pezzi/mese, mentre nei momenti di maggior crisi ha toccato il livello di 7 milioni di pezzi/mese. La UTIL GRUOP SpA è controllata dalla DeA Capital, finanziaria che opera nella raccolta e investimento industriale, ha come maggior azionista la famiglia De Agostini di Novara; ha sede in Milano, V. Brera 22.
La DeA Capital ha rilevato il capitale della UTIL INDUSTRIES SpA nel 2017, in una situazione di pesante indebitamento ma, anche di continuità di produzione con continuità di domanda di prodotto.

Negli ultimi giorni di settembre 2021 l’azienda ha annunciato a freddo l’esubero di 90 dipendenti. La risposta delle maestranze è stata immediata e decisa: blocco della produzione e delle merci in entrata e in uscita.

Intervista davanti ai cancelli con gazebo e pentoloni per la polenta e alcuni bag-in-box di freisa, intervistiamo Vito Carelli, funzionario Fiom che segue la Util Industries avvenuta il 6 ottobre, immediatamente dopo la conclusione delle trattative.

Elio Limberti – Vito Carelli è funzionario FIOM che ha seguito la vicenda Util Group, vicenda che iniziata quando?

Vito Carelli – E’ iniziata verso fine giugno quando l’azienda ha aperto la cassa ordinaria per due mesi e mezzo circa e, contestualmente, ha messo a 0 ore 3 lavoratori e ha iniziato a “chiamare” alcuni lavoratori e lavoratrici per chiedere loro se volessero accettare un licenziamento. Questo è stato l’inizia di questa vicenda. Ciò che non era mai successo in questa azienda.

E. L. – E questa situazione come si è evoluta?

V. C. – Noi abbiamo iniziato comunicare con i lavoratori attraverso le assemblee, spiegando cosa stava capitando, di seguito abbiamo chiesto un incontro con l’azienda. Nel corso del primo incontro l’azienda ha dichiarato che occorreva gestire l’esubero di 25 lavoratori a causa dei costi aziendali, dicendo che esistevano alternative, inoltre, sosteneva che tutto ciò doveva avere anche tempi molto brevi.

E. L. – I lavoratori, a fronte di questa situazione, delicata, come hanno reagito?

V. C. – I lavoratori alla Util non sono stati mai abituati a una situazione di questo tipo quindi di erano molto confusi, disorientati, non avevano una consapevolezza piena di quel che stava capitando. allo stesso tempo anche noi, come RSU interne ma anche come funzionariato alla Util questo tipo di problema non abbiamo mai dovuto affrontare, abbiamo avuto un attimo di difficoltà, di sbigottimento. Ma anche un po’ surreale: in quanto è un’azienda che opera in una situazione finanziaria così disastrosa da dover dichiarare un certo numero di esuberi ma soprattutto questi esuberi in passato passavano attraverso non un utilizzo pieno degli ammortizzatori sociali ma un utilizzo temporaneo e ridotto e poi, successivamente, attraverso i licenziamenti. Questa cosa qua non stava bene a noi ma neanche ai lavoratori.

E. L. – A un certo punto, però, l’azienda non ha più parlato di 25 esuberi ma di 90

V. C. – Sì, perché c’è da dire che a fronte di questa dichiarazione dell’azienda dove noi invece abbiamo sempre continuato a sostenere che gli esuberi possono anche esserci ma noi non condividevamo sia il numero sia il metodo, non condividevamo nulla. Ma, a prescindere da ciò, benché in passato l’azienda in passato avesse già dichiarato degli esuberi ma la gestione degli esuberi passava attraverso il pieno utilizzo degli ammortizzatori sociali e, al massimo, i licenziamenti erano su base su base individuale e incentivati e volontaria, questo è ed era il punto nodale.

E. L. – Da questo come siete arrivati al blocco dello stabilimento?

V.C. – Noi abbiamo deciso die battute di sciopero di 2 ora e mezzo l’una prima delle vacanze estive. Quando poi ci siamo rivisti con l’azienda, l’azienda è arrivata al tavolo dicendo che gli esuberi sono passati da 25 a 90, con l’atteggiamento di chi sia leale perché dice come stanno in realtà le cose. Così si sono presentati al tavolo dicendo che gli esuberi potevano essere gestiti per un periodo ridotto, al massimo fino al marzo ’23, dopodiché bisogna trovare una soluzione attraverso i licenziamenti. Licenziamenti che i lavoratori dovevano accettare. Fino a quel momento non avevano mai parlato di un licenziamento unilaterale.

E. L. – E quindi voi avete deciso per il blocco

V. C. – Il blocco che è iniziato il giorno 1° ottobre è arrivato dopo sue giornate di trattative con l’azienda che prevedeva 90 esuberi e proponeva una procedura di Cassa integrazione straordinaria per contratti di solidarietà che al massimo poteva arrivare ad un anno, parallelamente venivano previsti anche i licenziamenti collettivi su base volontaria incentivata solo che poi è emerso che l’azienda, allo stesso tempo, l’azienda avrebbe voluto procedere all’esternalizzazione di alcuni lavoratori in più rispetto al contratto di solidarietà. Questo ha bloccata la trattativa. Da quel momento c’è stata la nostra presa di posizione dove si è deciso di effettuare il blocco. Blocco che è durato 4 giorni più il sabato lavorativo.

E. L.- Oggi, 6 ottobre 2021, avete firmato in Prefettura un accordo con la proprietà, un accordo che prevede?

V. C. – l’accordo prevede che, rispetto a quanto inizialmente avrebbero voluto, il pieno utilizzo degli ammortizzatori: un anno di contratto di solidarietà e la garanzia a far sì di poter utilizzare i successivi ammortizzatori sociali a disposizione. Noi in questo momento abbiamo 10 mesi, oltre l’anno, inoltre una possibile riforma degli ammortizzatori ci possa venire incontro e riconoscere un ulteriore periodo di ammortizzatori sociali. La seconda cosa che noi abbiamo portato a casa è che, anche qualora ci fossero state delle esternalizzazioni, queste sono condizionate al volere del lavoratore per tutto il periodo degli ammortizzatori sociali. Inoltre, la possibilità, da parte del sindacato di poter decidere le corrette condizioni contrattuali e normative laddove il lavoratore prenda in considerazione l’essere esternalizzato.

E. L. – Quali sono, secondo te, i punti deboli di questo accordo?

V. C. – Non abbiamo potuto ottenere che comunque i lavoratori rimanessero legati all’azienda.

E. L. I punti forti dell’accordo, quello che voi ritenete di aver portato a casa grazie alla vostra lotta?

V. C. – Dall’inizio di questa vicenda abbiamo tenuto forte tre punti: il 1°, quello del pieno utilizzo degli ammortizzatori; 2°, le esternalizzazioni devono essere accettate dai lavoratori, laddove ciò non sia, i lavoratori rimarranno all’interno dello stabilimento; 3° abbiamo ottenuto che l’azienda metta a disposizione incentivi importanti all’esodo.

E. L. – Voi uscite da questa prova di forza sostanzialmente vittoriosi contro le intenzioni della proprietà, è vero che questo questo oggi vi pone in una condizione di maggior forza verso la proprietà per le eventuali decisioni future?

V. C. – Ma, allora, io su questa cosa qua vorrei essere chiaro: io l’ho detto anche ai lavoratori dell’assemblea, io penso che in questo momento ci troviamo di fronte ad un gruppo dirigente che non è lo stesso gruppo dirigente che avevamo in passato; a me viene, in prima battuta, poi saranno i fatti a dimostrarlo, a verificarlo, ma rispetto a quella che è stata la dinamica della trattativa mi viene da dire che non c’è un grande conoscenza di quello che si fa in questa azienda da parte del gruppo dirigente.

E. L. – Cioè, un gruppo dirigente impreparato?

V. C. – Non ha le necessarie conoscenze per gestire una situazione come questa.

E. L. – Tutte le volte che io sono venuto qua, ho avuto la sensazione di una sostanziale e omogena unità dei lavoratori: è solo una mia impressione o è vera?

V. C. – Sicuramente è vera e devo dire che nonostante che in questa azienda non abbiamo mai dovuto affrontare una battaglia come questa qua, una sfida così, una situazione così difficile, io ho ringraziato tutti quanti per quello che hanno fatto, ma soprattutto ho ringraziato i lavoratori per quello che hanno fatto e per l’equilibrio che ci hanno messo perché era pericoloso alzare il tiro perché ci avrebbe portato forse a non riuscire ad avere l’appoggio delle istituzioni. C’è stata una grandissima unita, abbiamo riscoperto dopo tanti anni che siamo un gruppo forte, unito e siamo riusciti tutti insieme a vincere questa battaglia che non vuol dire cha abbiamo vinto la guerra.

E. L. – Però, adesso, con un bagaglio più importante dietro le spalle

V. C. – Sicuramente sì, penso che questo sia un credito che ci possiamo portare dietro e ci potrà essere anche eventualmente utile per il futuro, sicuramente.

E. L. – Bene, da domani la produzione riprende e vedremo e come la proprietà manterrà le parole date di fronte al Prefetto. Grazie Vito.

V. C. – Grazie a te, Elio.

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