La Medicina centrata sulle persone
L’adozione di un modello innovativo che potremmo definire di intervento psico-socio-sanitario di lunga durata (ILD), bene si adatterebbe all’insieme delle malattie croniche e in special modo al disagio mentale e del comportamento. Gli Interventi di Lunga Durata costituiscono il contesto naturale per potere sviluppare servizi sanitari capaci di promuovere una medicina centrata sulla persona.
“La corsa allo psicologo”
È da tempo che si dibatte a proposito, e più spesso a sproposito, della necessità di sviluppare nuove forme di assistenza psicologica per la popolazione generale. Salute Internazionale ha recentemente pubblicato alcuni importanti contributi sull’argomento (leggi qui, qui, qui e qui). Pur con prospettive differenti, tutti gli autori sembrano concordare sulla necessità di non “psicopatologizzare” il disagio sociale (soprattutto quando si tratta di adolescenti e giovani adulti) e di non limitarsi a immaginare soluzioni semplicistiche quali il ricorso indiscriminato allo psicologo (vedi “bonus psicologo”).
Soprattutto, sarebbe necessario basare ogni evocazione di presunti nuovi bisogni sanitari su solidi dati epidemiologici che, invece, scarseggiano: c’è davvero un incremento di patologie della salute mentale? È davvero provato che l’aumento di disponibilità di “ore-psicologo” costituisca la risposta più ragionevole e costo-effettiva? Uno sviluppo di nuovi e rigorosi studi di popolazione sul disagio psichico e sulle forme tradizionali e innovative di intervento sarebbe necessario per potere introdurre maggiore rigore in questo dibattito.
Malattie croniche e medicina basata sulla persona
Piuttosto che evocare interventi psicologi generalizzati, come parte di un generico pacchetto di “più psicologo uguale più benessere”, sarebbe forse utile riflettere sulla necessità e urgenza di promuovere approcci e interventi psico-sociosanitari di lunga durata offerti dalla medicina di famiglia. L’adozione di un modello innovativo che potremmo definire di intervento psico-socio-sanitario di lunga durata (ILD), bene si adatterebbe all’insieme delle malattie croniche e in special modo al disagio mentale e del comportamento così a tutte quelle condizioni che l’antropologo americano Arthur Kleinman definisce come “social suffering” (1). Tale intervento o, meglio, tale insieme di interventi, si compie essenzialmente al di fuori dell’ospedale: in centri di salute territoriali (case della salute), nell’ambulatorio del medico di medicina generale o anche, talvolta, al domicilio delle persone.
Si tratta, dunque, di una vera rivoluzione copernicana per il tradizionale sistema sanitario che pone al centro l’ospedale. Al centro del modello ILD sta invece la comunità nella duplice accezione di luogo in cui i cittadini ed il singolo utente vivono e di insieme di cittadini e risorse di cui quella comunità dispone. In questa prospettiva l’ospedale appare sfocato sullo sfondo come una risorsa di ricorso eccezionale e utilizzata per breve durata. I protagonisti di questi ILD sono ovviamente molteplici ed eterogenei: personale sanitario, personale dei servizi sociali, personale di altri settori pubblici e privati che operano nella comunità e fra essi soprattutto il personale dei settori della educazione, delle organizzazioni del lavoro e di quelle della cultura. Le sinergie e le collaborazioni variano e possono essere più formalizzate e istituzionali, come è il caso delle collaborazioni fra servizi sanitari e servizi sociali o più spontanee e generate all’interno di progetti e incroci fra organizzazioni, istituzioni e persone. Questo radicale spostamento del cuore del sistema sanitario, dall’ospedale alla comunità, per essere possibile e efficace deve disporre di risorse finanziarie e umane: dunque si spostano dall’ospedale non soltanto gli interventi ma anche i mezzi (finanziari e umani) affinché gli interventi siano davvero realizzati.
Benedetto Saraceno
CONTINUA SU https://www.saluteinternazionale.info/2023/11/la-medicina-centrata-sulle-persone/
1/11/2023
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