La meteorite spaccaItalia
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Vogliono provocare un terremoto permanente nel sud Italia. La catastrofe che ci sarà se non viene fermata l’Atutonomia Differenziata con un vincolante, coinvolgente e urgente sciopero generale
Dopo molti articoli di approfodimento, pubblicati a firma di tante e tanti in tutti i numeri da quattro anni, in questo numero ci “limitiamo” a produrre una esposizione adatta anche a una chiacchierata a cena o in una pausa di lavoro o anche al bar. Oggi tutti parlano di Autonomia Differenziata, come di Sanità Pubblica, spesso a sproposito, anche quelli che oggi si dichiarano “contro” per razziare consenso politico, ma lo fanno, quando i buoi sono scappati dopo che loro stessi – da governanti, vedi i governi Conte e Draghi – hanno aperto le porte delle stalle leghiste.
La loro ipocrisia diventa evidente e arrogante quando non parlano mai di come praticamente rincorrere, prima che sia troppo tardi, i buoi e rimetterli nelle stalle, forse fidando sull’AD L’articolo 7 della Legge Carderoli che fissa in dieci anni la durata massima dell’accordo. L’intesa può essere modificata o interrotta anticipatamente ma dimenticano, semmai fossero davvero contro che si autoproroga se non ci si oppone.
Tantomeno parlano, proponendo soluzioni, del sud come motore per rifare una nuova Unità d’Italia ma mestano nel marasma della politica istituzionale, anche i cosiddetti “governatori” delle Regioni meridionali incastrati tra interessi di Partito e tentativi di recintare il loro consenso elettorale. Questi moderni podestà hanno anche archiviato la condanna del latente razzismo nel politicume del confronto/scontro con l’altra metà del circo regionale delle istituzioni.
Parliamo di quel razzismo antimeridionale con il quale tentano, in parte riuscindoci, di abbindolare gli stessi popoli regionali, facendogli smarrire gli obiettivi di fondo: le Regioni del Nord Italia vorrebbero integrarsi con la Germania, in particolare la Baviera, per fare la grande Macroregione alpina, non considerando (in quanto questi politici degli ultimi quarant’anni sono i fratelli e le sorelle scemi/e di quelli della prima Repubblica) che finiranno per diventare a loro volta Meridione, cioè colonie serbatorio di manodopera a basso costo e di economia recessiva.
Il progetto politicamente e socialmente criminoso punta a creare 21 piccoli Stati in concorrenza economica, giuridica e militare tra loro, partendo da un enorme disparità di ricchezza e peso politico a favore del nord.
Ecco il disegno scessivo che chiamano autonomie differenziate delle Regioni, 21 feudi in concorrenza economica tra loro che procederanno a disgregare e distruggere quello che resta dei diritti uguali per tutti, e prima tra le 23 materie la Sanità Pubblica e la Scuola pubblica, a vantaggio del privato e dei più ricchi. Infatti l’Autonomia Differenziata alle Regioni, definita dal governo di Meloni, con l’art. 3 nel testo di legge, ogni regione i Livelli Essenziali delle Prestazioni, avrà secondo l’enorme disparità esistente e, quindi, ogni regione del sud sarà costretta a spendere le poche risorse partecipando, senza volerlo, alla fine del concetto di solidarietà tra regioni ricche e povere, ad esempio, sulla sanità che sarà ancor più “strimizzita”.
Dopo la “chiacchierata” invitiamo a rendersi conto di quanti e quali poteri avrebbero i moderni Podestà regionali, se approvata la Legge Calderoli:
Lombardia e Veneto chiedono i poteri su:
. Rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni;
. Commercio con l’estero;
. Tutela e sicurezza del lavoro;
. Istruzione (fatto salvo per l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con l’esclusione dell’istruzione e della formazione negli istituti scolastici professionali);
. Professioni;
. Ricerca scientifica e tecnologica;
. Sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
. Tutela della salute;
. Alimentazione;
. Ordinamento sportivo;
. Protezione civile;
. Governo del territorio;
. Porti e aeroporti civili;
. Grandi reti di trasporto e di navigazione;
.Ordinamento della comunicazione;
. Produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
. Previdenza complementare e integrativa;
. Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
. Valorizzazione dei beni culturali e promozione e organizzazione di attività culturali;
. Valorizzazione dei beni ambientali;
. Casse di risparmio e casse rurali;
. Aziende di credito a carattere regionale;
. Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
L’Emilia Romagna chiede i poteri su:
. Tutela e sicurezza del lavoro;
. Internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all’innovazione;
. commercio con l’estero;
. ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
. ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
. Territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture;
. governo del territorio;
. protezione civile;
. tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali;
. agricoltura, protezione della fauna, esercizio dell’attività venatoria e acquacoltura;
. valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;
.o rdinamento sportivo;
. coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
. rapporti internazionali e con l’Unione Europea delle Regioni;
. organizzazione della giustizia di pace.
Il Piemonte chiede i poteri su:
. governo del territorio;
. beni paesaggistici e culturali;
. protezione civile e infrastrutture;
. tutela del lavoro;
. istruzione tecnica e professionale,
. istruzione e formazione professionale;
. istruzione universitaria;
. politiche sanitarie;
. coordinamento della finanza pubblica;
. ambiente;
. previdenza complementare e integrativa finalizzata alla non autosufficienza;
. rapporti internazionali e con l’Unione europea.
La Puglia e la Campania chiedono la sanità.
La Liguria chiede le grandi reti di trasporto;
A supporto della secessione
Vogliono approvare insieme all’Autonomia Differenzata anche il DdL CONCORRENZA, anch’esso proposto da precedenti governi di collaborazione PD/Destra.
E’ u manifesto ideologico che, dietro la riproposizione del mantra “crescita, competitività, concorrenza”, si prefigge una nuova ondata di privatizzazioni di beni comuni fondamentali, dall’acqua all’energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, dalla sanità ai servizi sociali e culturali, fino ai porti e alle telecomunicazioni;
All’art. 6 di individua nel privato la modalità ordinaria di gestione dei servizi pubblici rendendo residuale la loro gestione pubblica, per cui gli Enti Locali che opteranno per tale scelta dovranno “giustificare” il mancato ricorso al mercato;
Espropria le comunità locali dei beni comuni (spingendole comunque a gestioni in forma mercantili, come le società per azioni), dei diritti e della democrazia azzerando la storica funzione pubblica e sociale dei Comuni;
E’ un attacco complementare a quello già portato avanti con il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata;
Contraddice la volontà popolare espressa con i referendum del 2011 contro la privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni.
Diciamo basta alle privatizzazioni, perché:
- portano al sovrasfruttamento delle risorse naturali, peggiorano i servizi, aumentano le tariffe, annullano il controllo democratico;
- riducono i diritti del lavoro, l’occupazione e i salari, aumentando la profittabilità e la precarietà.
Redazione Lavoro e Salute
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