La mia storia di lotta, di figlia di una vittima

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di Lallakrusciovas Quinti

Tutto iniziò così

Ero una ragazza felice con tanti sogni nel cassetto e una vita spensierata come doveva essere a quell età. Avevo una famiglia, una bellissima famiglia, per me la più bella del mondo..nella mia vita nn mi sono fatta mancare nulla…i miei trapianti, lo stato di salute di mia madre, i sacrifici di mio padre. Mio fratello disoccupato dopo una laurea. Una famiglia come tante ma sapevo di nn essere sola.
AVEVO LA MIA FAMIGLIA ED ERAVAMO UNA SQUADRA FORTISSIMA, poi un maledetto giorno tutto è cambiato è arrivato l’inferno avevo ancora in sospeso. TANTE PAROLE CHE NON GLI HO DETTO MAI. Ma nn è andata così.

Mio padre non era un operaio ma un lavoratore autonomo ad alta quota un artigiano, un operaio con partita iva che ancora doveva continuare a lavorare quello sarebbe stato il suo ultimo lavoro in una calda mattina di fine maggio è partito in sella alla sua moto con i panni sporchi da lavoro e le sue scarpe antinfortunistiche ai piedi per andare a fare un sopralluogo di lavoro dove nn è più tornato se nn in una barella con il corpo intriso di sangue quello è l ultimo ricordo di mio padre.

Il suo corpo è stato ritrovato all interno dell azienda dove quella mattina si era dato appuntamento per fare un primo sopralluogo, ai piedi di una scala il suo corpo era pieno di formiche chiaramente NESSUNO SAPEVA E AVEVA VISTO NULLA, un’ambulanza fece un incidente mentre andava a soccorrerlo, un automedica con medico a bordo arrivò in ritardo…. Mio padre morì sotto l’indifferenza di tutti, non venne chiamato il medico legale , il magistrato nn venne non venne fatta una autopsia tantomeno una diagnosi di morte nonostante si trattasse di una morte violenta.

Ci furono tre versioni della morte di mio padre: la dottoressa del 118 Con una constazione di decesso dichiarò morte naturale per trauma cranico facciale;
Il necroscopo morte violenta;

E per dai carabinieri fu dichiarata morte accidentale. Poi arrivò L’ ARCHIVIAZIONE senza INDAGINI e per noi “Violazione al diritto della verità” il MAGISTRATO autorizzò addirittura che la parte indagata potesse vendere l azienda e gli venne restituita pure la scala nn a norma di loro proprietà.
Il fascicolo venne aperto contro ignoti, mentre il corpo di mio padre era stato trovato dentro quell azienda, ai piedi di una scala di non sua proprietã

Il caso è stato archiviato per ben tre volte nonostante gli ispettorati avessero evidenziato tutte le mancanze dei dispositivi di sicurezza e una scala non a norma. Abbiamo preso anche periti di parte. Che costano profumatamente…senza contare gli avvocati. Che hanno ulteriormente confermato la mancanza del duvri e tutta la linea guida. Ma secondo la procura non c’erano gli estremi di un reato. Per il magistrato il caso è chiuso. Ancora aspettiamo le motivazioni, oltre il danno la beffa. Ci siamo ritrovati con conti correnti bloccati. Mentre arrivavano da pagare tasse , contributi e tutte le spese per cessare un’attività da artigiano. da una parte c’era questa situazione dall’altra il trauma di una tragedia troppo grande che due figli potessero affrontare LO SCHIFO DELLE INDAGINI E IL CALVARIO DELLA GIUSTIZIA (nel mio caso non c’è stata) che lentamente ti corrode ed è più letale della morte stessa.

ERAVAMO TRE SPETTRI, NULLA AVEVA SENSO SENZA più la nostra guida la disperazione prese il sopravvento e volevo farla finita, andai nel garage dietro casa presi la corda e faci il cappio. IN QUELL’ATTIMO PENSAI A MIA MADRE A MIO FRATELLO. Arrivarono i soccorsi li chiamò il mio allora compagno, il medico si chiuse in camera con me, conosceva il mio babbo buttò fuori tutti e facemmo una lunga chiacchierata mentre i calmanti facevano effetto, SCELSI LA VITA.

Volevo la verità, volevo giustizia con più si andava avanti più difficile era, passavamo da un avvocato all altro alla ricerca di quello giusto, nessuna istituzione era in grado di darci una mano eravamo soli PER NOI FAMILIARI, PER NOI FIGLI maggiorenni
a carico di genitori nn c’è nulla. Neanche un aiuto economico, agevolazione che ci potesse aiutare per ripartire, Per non parlare di un sostegno PSICOLOGICO, NIENTE

PER I FAMIGLIARI VITTIME SUL LAVORO NON C’E’ NIENTE. L’Inail concede una rendita al figlio se minorenne o se ancora studente fino a 24 anni, una rendita al fratello se risulta a carico nonostante ci siano i genitori ma npn a un figlio a carico appena finito gli studi o disoccupato. Stessa cosa per la misera e caritevole aiuto del ministro del lavoro è solo per i minorenni o maggiorenni se studenti e nn fuori corso fino a 24 anni e nn per i disoccupati a carico.

Disparità e benefici enormi ci sono tra i figli delle vittime del lavoro a quelle del dovere e di servizio nonostante siamo tutti figli di padri che sono morti in servizio facendo il loro dovere andando a lavorare. Ci sono diritti giustamente per le vittime del dovere per quelli di servizio, per la criminalità organizzata, per il terrorismo, per la violenza sulle donne, per i gay anche per le famiglie dei pentiti. Tutto giusto, Ma non ha mai pensato, ai familiari delle vittime sul lavoro eppure L’Italia è una repubblica democratica. Ma sta violando gli articoli della nostra costituzione facendo queste disparità tra vittime. Come è possibile che nessuno ci abbia mai pensato? Ci abbiamo pensato noi figli di serie b.

E da qui che iniziai a fare delle ricerche, a cercare i familiari nei social , per sapere se questo era uguale per tutti o forse ero io che mi sbagliavo…. Iniziai a ad ascoltare le loro storie ,una peggio dell’ altra, e mi resi conto che eravamo tanti, tantissimi ma soli in mezzo a milioni di persone. Dovevo fare qualcosa dovevo dare un senso a tutto questo, il mio dolore dovevo rasformarlo in qualcosa di utile di costruttivo e non distruttivo.

INSIEME ad altri familiari sparsi per l’Italia decidiamo di fare un gruppo per confrontarsi e supportarsi e chi meglio di noi avrebbe potuto aiutare i familiari che sarebbero venuti dopo dandogli tutte le informazioni e l appoggio necessario e di nn essere più invisibili.

Sono stati anni di duro lavoro.

Da una parte la ricerca della verità e della giustizia; dall’ altra tutta la parte mancante che riguarda la tutela della famiglia e di quello che rimane.
Sono state tante le difficoltà, tra ostacoli , porte chiuse e gente senza scrupoli, brancolavamo nel buio ed eravamo tante pecorelle smarrite e sole, sparse tutto lungo lo stivale, e faticavamo per la pesantezza del nostro fardello che tutt’oggi portiamo sulle nostre spalle: Il peso ed il dolore degli omicidi sul lavoro dei nostri cari.

La burocrazia e le lungaggini delle indagini, i tribunali, una giustizia che spesso ci viene negata e più che altro una famiglia lasciata sola. Ma non ci siamo mai arresi, ogni volta ci siamo alzati più forti di prima con l’unico obbiettivo di portare avanti la tutela di quelle famiglie che sono il lutto di questa nazione e che vengono abbandonate da tutte le istituzioni.

Spesso ci chiamavamo nel cuore della notte quando gli incubi prendevano il sopravvento e ci mettevamo al lavoro per non pensare. Nessuno deve passare quello che abbiamo passato noi! E nessuno deve essere abbandonato a se stesso! Ed è così che piano piano, per la bontà di un gruppo di famiglie vittime sul lavoro di tutta Italia, che si è cercato e si è trovato nei social, che è nato il nostro gruppo.

Fino a quando, un giorno, Michele Michelino grande uomo che per tutta la vita si è battuto contro la lotta dell’amianto e nn solo, con il suo comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio mi fece conoscere l’associazione di medicina democratica che ci ha ascoltato e ci ha accolto a braccia aperte , appoggiandoci pienamente su tutte le nostre decisioni che avremmo voluto portare avanti.

Il 15giugno del 2021 in mezzo alla pandemia è nata la prima associazione delle vittime sul lavoro.
Nata proprio da quei familiari che hanno vissuto la tragedia sulla loro pelle e sapranno prendersi cura a 360 gradi di tutti i familiari delle vittime sul lavoro in Italia. Con il nostro motto.

Nessuno più sarà invisibile, nessuno più dovrà rimanere indietro!

Quando muore un genitore crolla un tetto di casa…

Quando muore un figlio il tuo cuore viene strappato via.

La nostra associazione è presente in tanti processi. Dagli omicidio colposi sul lavoro agli omicidi delle grandi stragi. Con avvocati e periti specializzati nel lavoro. Portando sul banco degli imputati kolossal come la Pirelli e la Fiat.
La nostra associazione si cura delle famiglie che rimangono sole ad affrontare tutto questo calvario e si sta battendo per i diritti a noi ancora non riconosciuti.

L’Italia è una repubblica fondata sulle morti sul lavoro fatta di appalti e società fantasmi data all’amico dell’amico dove un dispositivo di sicurezza di un macchinario viene tolto perché la produzione di non qualità è molto più importante della vita umana dove le responsabilità penali non esistono la giustizia e le indagine vengono fatte male o non vengono fatte per niente e dentro le aule dei tribunali si difendono gli imputati e non le vittime.

Con un colpo di spugna sui processi ammesso sempre che ravviseranno notizia di reato vengono cancellati diritti delle vittime anzitutto il diritto a verità e giustizia e dove l’imputato farà tana libera tutti e I magistrati saranno immuni da responsabilità penali se in un processo non vengono fatte le dovute indagini o va a finire in prescrizione.

Negli ultimi anni in Italia si superano i 1500 morti una media di tre al giorno negli ultimi dieci anni sono più di 17.000 è come se fossero spariti gli abitanti di un’intera cittadina e solo a leggere le statistiche rabbrividisco l’Italia è anche tra le prime nazioni con più morti sul lavoro e frasi in rapporto alla popolazione. Lo stato non ha saputo dare dignità a quel lavoro che molti lavoratori facevano e fanno così bene erano il valore aggiunto di questo paese che avrebbe dovuto far tesoro delle sue maestranze.

Le morti bianche non sono fatalità sono conseguenze di scelte economico-politiche che garantiscono sempre meno la salute dei lavoratori e la sicurezza degli ambienti di lavoro ogni persona che perde la vita sul lavoro è la prova del fallimento dello stato e della qualità scadente del nostro made in Italy.

La sicurezza sul lavoro è il rispetto della vita umana e fin quando non sarà fatta rispettare all’interno delle aule dei tribunali con le giuste punizioni non potrà mai diventare cultura essa aumenterà sempre di più la criminalità nei luoghi di lavoro.

Per portare avanti una battaglia bisogna crederci altrimenti si è perso già in partenza. E io, della mia più grande tragedia ne ho fatto la mia più grande battaglia, nessuno deve rimanere indietro.

Contribuisci all’impegno dell’Associazione dei familiari vittime sul lavoro
(Sezione di Medicina Democratica) Banca Etica di Milano IT36A0501801600000017036708

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