La minaccia della pace
Foto di Movimento No Base – Né a Coltano né altrove
Pochi, anzi pochissimi, sono coscienti in Italia della drammaticità della crisi in atto, men che meno del sempre più diretto coinvolgimento dell’Italia negli scenari bellici internazionali. Non si è accorto nessuno, così, che da un paio di mesi l’Italia ha assunto il comando tattico dell’operazione aeronavale “Aspides” promossa all’inizio del 2024 dall’Ue. Che l’Italia è il paese europeo della NATO che più sta contribuendo in termini di personale e mezzi di guerra ai gruppi tattici multinazionali delle forze di terra che la NATO ha dispiegato in quasi tutti i paesi dell’Europa orientale in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Che il crescente protagonismo italiano nelle operazioni alleate ha avuto enormi riflessi sul fronte interno in tema di potenziamento dei dispositivi/assetti militari e dei processi di militarizzazione dei territori… La NATO ci difende dalla minaccia della pace: cronistoria dell’Europa in guerra
Dieci mesi di bombardamenti israeliani contro la popolazione palestinese di Gaza e l’escalation delle operazioni delle forze armate e dei servizi segreti di Tel Aviv in Siria, Libano, Yemen e Iran rischiano di trasformare l’intero Medio Oriente nel primo campo di battaglia dove le grandi e le medie potenze si fronteggeranno in quella che sembra assumere sempre più gli aspetti di una grande terza guerra mondiale, conflitto globale, totale, forse pure nucleare. Pochi, anzi pochissimi, sono coscienti in Italia della drammaticità della crisi in atto, men che meno del sempre più diretto coinvolgimento del nostro paese negli scenari bellici internazionali. Non si è accorto nessuno, così, che alla vigilia di ferragosto l’Italia ha assunto il comando tattico dell’operazione aeronavale “Aspides” promossa all’inizio del 2024 dall’Unione Europea (in stretto accordo con Washington e il governo britannico) per fronteggiare gli attacchi delle formazioni militari Houthi alle navi che transitano nelle acque del Mar Rosso, del Mar Arabico fino al Golfo Persico e nel Nord dell’Oceano Indiano.
Il 13 agosto è stato formalizzato il passaggio di consegne tra il commodore olandese George Pastoor e il contrammiraglio della Marina Militare italiana Massimo Bonu, a bordo della nave olandese Karel Doorman, nel porto militare egiziano di Safaga. La missione “Aspides”, con quartier generale operativo a Larissa (Grecia) e a Gibuti, vede coinvolti 19 paesi e conta attualmente su cinque unità da guerra e oltre un migliaio di militari. “Si tratta di un’operazione strategicamente importante, poiché garantisce la libertà di navigazione nell’area e gli interessi economici mondiali”, spiega senza troppi giri di parole lo Stato Maggiore della difesa.
Nei primi mesi di attività, le navi da guerra UE hanno scortato 170 tra mercantili e petroliere attraverso lo stretto di Bab el Mandeb, abbattendo 19 droni e missili Houthi. I dati sono forniti direttamente dall’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, lo spagnolo Josep Borrell. “Gli Houthi stanno lanciando attacchi sempre più sofisticati, sviluppando una maggiore capacità di attaccare navi commerciali, minacciando la sicurezza marittima e il commercio internazionale e mettendo a rischio la pace e la sicurezza regionale”, ha detto Borrell. Una implicita dichiarazione di guerra alla forza politica e militare che controlla buona parte del territorio yemenita solo in parte edulcorata dalla successiva considerazione dell’Alto commissario UE, secondo cui “Aspides ha un mandato strettamente difensivo e non siamo impegnati in alcuna operazione contro gli Houthi a terra”. In verità ad oggi sono ignoti mandati e limiti operativi sul campo per le unità navali e i velivoli impiegati nella missione internazionale, ma il supporto logistico e di intelligence UE agli strike deliberati dai reparti USA e britannici certamente non può essere classificato di tipo “difensivo” e rischia invece di spingere i paesi partner europei allo scontro diretto con l’Iran.
A sfidare i cacciabombardieri della Federazione Russa
Di male in peggio anche nel secondo grande fronte di guerra, quello russo-ucraino. Il 30 luglio 2024 la NATO ha annunciato che quattro cacciabombardieri Eurofighter “Typhoon” in dotazione all’Aeronautica Militare italiana sono stati trasferiti nella base aerea lituana di Siauliai nell’ambito della missione internazionale NATO Baltic Air Policing di sorveglianza aerea dello scacchiere nord-orientale in funzione di “contenimento” anti-Russia. I velivoli e il personale militare sono provenienti dal 36° Stormo AMI di Gioia del Colle (Ba), dal 37° Stormo di Trapani-Birgi, dal 4° Stormo di Grosseto e dal 51° Stormo di Istrana (Treviso). Nello scalo lituano i caccia italiani hanno sostituito i velivoli delle forze armate di Spagna e Portogallo.
“Ci impegniamo a raggiungere l’eccellenza dimostrando il nostro incrollabile impegno per la difesa collettiva della NATO”, ha dichiarato il comandante della task force dell’Aeronautica in Lituania, il colonnello Michele Nasto. “A partire da oggi, potrete contare su un team coeso, entusiasta e competente il cui profondo e risoluto impegno riflette una profonda consapevolezza della fragilità dell’attuale quadro internazionale e una ferma fiducia nel suo potenziale, capacità e determinazione a eccellere”. Eccellenza bellica dimostrata subito dopo l’arrivo a Siauliai: il 3 agosto due Eurofighter italiani hanno ricevuto l’ordine dal Centro operativo per le operazioni aeree della NATO di Uedem (Germania) di rispondere a una “potenziale minaccia” all’Alleanza da parte di due Mig-29 russi in volo in acque internazionali nel Mar Baltico. I caccia hanno scortato i velivoli russi fino a quando non hanno lasciato lo spazio aereo per fare rientro in patria “dimostrando l’alto stato di prontezza ed efficienza del distaccamento italiano”, così come riporta la nota stampa del Comando NATO.
L’Aeronautica Militare opererà dallo scalo lituano per i prossimi quattro mesi, confermando il ruolo da protagonista del nostro paese nell’ambito della NATO Baltic Air Policing, missione avviata nell’aprile del 2024 e rafforzata prima nel 2014 e successivamente con lo scoppio del conflitto russo-ucraino. Alle operazioni di “salvaguardia” dello spazio aereo delle Repubbliche Baltiche concorrono 17 paesi alleati e l’Italia vi ha già partecipato ben nove volte dal 2015. Sotto il comando e controllo di uno dei due Combined Air Operations Centre (CAOC), ubicati rispettivamente a Uedem e Torrejon (Spagna), sotto la supervisione dall’Allied Air Command (AIRCOM) di Ramstein, le attività di Air Policing consistono nella “continua sorveglianza” dello spazio aereo, nonché nell’“identificazione di eventuali violazioni alla sua integrità”, dinanzi alle quali scattano “appropriate azioni di contrasto”, come ad esempio, il decollo rapido (scramble) dei caccia intercettori. Gli scramble, come quello del 3 agosto tra gli Eurofigher italiani e i Mig-29 russi, sono pericolosi faccia a faccia tra top gun che possono sfociare in veri e propri duelli aerei, specie se gli incontri ravvicinati avvengono negli spazi aerei di frontiera altamente esplosivi, primo fra tutti quello compreso tra la Polonia nord-orientale e l’enclave russa di Kaliningrad. Proprio in quest’area hanno operato fino al 31 luglio 2024 altri quattro Eurofighter “Typhoon” dell’Aeronautica italiana nell’ambito della missione NATO di enhanced Air Policing per “assicurare l’integrità e la sicurezza dello spazio aereo della Polonia, contribuendo così al rafforzamento della postura di deterrenza sul fianco nord-orientale della NATO”. I velivoli sono stati assegnati per quattro mesi alla base aerea di Krolewo a Malbork, in Polonia nord-orientale (a meno di un centinaio di Km dal confine con l’enclave di Kaliningrad), effettuando quasi 700 ore di volo e 26 scramble contro velivoli da guerra russi.
Come ha specificato lo Stato Maggiore dell’Aeronautica, “il personale dell’Arma Azzurra riesce a garantire contemporaneamente la difesa aerea italiana e della NATO partecipando alle missioni di Air Policing in Albania, nel Montenegro, in Slovenia e in Polonia”. Dal febbraio 2024 gli Eurofighter erano subentrati a quattro cacciabombardieri di quinta generazione F-35A assegnati dai gruppi di volo di Amendola (Foggia) e Ghedi (Brescia). “La flotta aerea è stata poi integrata, a partire da metà maggio, con il E- 550 A CAEW del 14° Stormo di Pratica di Mare, che per la prima volta si è schierato in Polonia permettendo all’Italia – unico Paese NATO ad avere in linea questo velivolo – di fornire un contributo fondamentale per la sicurezza delle operazioni aeree e di ricoprire un ruolo strategico in seno all’Alleanza Atlantica per la difesa dello spazio aereo”, annota lo Stato Maggiore.
Italia uber alles
L’Italia è pure il paese europeo della NATO che più sta contribuendo in termini di personale e mezzi di guerra ai gruppi tattici multinazionali delle forze di terra che la NATO ha dispiegato in quasi tutti i paesi dell’Europa orientale in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. Oltre 40.000 militari, insieme a significativi mezzi aerei e navali, operano sotto il diretto comando della NATO nella parte orientale dell’Alleanza, supportate da altre centinaia di migliaia di truppe provenienti dai dispiegamenti nazionali degli Alleati europei e da oltreoceano. Recentemente la NATO ha istituito quattro nuovi gruppi tattici multinazionali in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia, oltre ai gruppi tattici già esistenti in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. Gli otto gruppi tattici si estendono lungo tutto il fianco orientale della NATO, dal Mar Baltico a nord al Mar Nero a sud. Inoltre, al Vertice di Madrid del giugno 2022, è stato concordato il potenziamento dei gruppi tattici schierati fino al livello di brigata e l’aumento del numero di forze ad alta prontezza a ben oltre le 300.000 unità.
Oggi l’Italia è presente in ben tre Battle Group della NATO: in Lettonia, Bulgaria e Ungheria. Tutte le attività operative e addestrative condotte dalle “nostre” forze armate sul fianco orientale sono disposte dal Capo di Stato Maggiore della difesa e svolte sotto il coordinamento e secondo le direttive impartite dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI).
In Lettonia l’Esercito italiano opera nell’ambito dell’Operazione eFP (enhanced Forward Presence) Baltic Guardian che annovera il maggior numero di nazioni partecipanti: oltre a Italia e Lettonia sono presenti Canada, Albania, Repubblica Ceca, Islanda, Montenegro, Macedonia del Nord, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Spagna. La consistenza massima annuale autorizzata dal Parlamento per il contingente nazionale impiegato nella missione è di 250 militari e 139 mezzi terrestri.
Presso il megapoligono di Camp Adazi i cicli addestrativi si susseguono a ciclo continuo anche con lo scopo di mostrare alla vicinissima Russia tutta la portata di fuoco dei dispositivi bellici in dotazione alle forze NATO. L’ultima grande esercitazione si è svolta nella prima metà del mese di agosto (Paladin Strike). “Il focus è stato quello della difesa attiva di una posizione mantenuta da un’unità di livello battaglione, prima ingaggiando il combattimento con gli avamposti nemici e poi irrigidendo lo schieramento a difesa di un’area ritenuta di interesse vitale”, riporta la nota dello Stato Maggiore della difesa. “La manovra è stata condotta in uno scenario warfighting simulato, compiendo attività tattiche in attacco e in difesa, con lo schieramento delle forze contrapposte rappresentate da una compagnia di fanteria meccanizzata, un plotone carri e una batteria di artiglieria statunitensi e rinforzate da un plotone esplorante inglese”. Toni da vero e proprio bollettino di guerra in cui non potevano mancare i riconoscimenti ai reparti italiani impegnati sul campo, in buona parte appartenenti alla Brigata Bersaglieri “Garibaldi”, di stanza in Campania e in Calabria.
Per la cronaca, la Paladin Strike ha anticipato un’altra importante esercitazione, la Silver Arrow, che è stata condotta nella prima decade di settembre in Lettonia. A fine luglio si era svolta invece un’altra grande esercitazione bellica, la Paladin Forge con la partecipazione di unità provenienti da tutti i Paesi coinvolti nell’operazione Forward Land Forces (FLF) in Lettonia; per l’Italia, ancora una volta i militari della Brigata “Garibaldi”, del 17° Reggimento artiglieria contraerei “Sforzesca” di Sabaudia, del 7° Reggimento per la difesa CBRN (chimico-batteriologico-nucleare) “Cremona” di Civitavecchia e un team del Reggimento Lagunari “Serenissima” di Venezia.
A maggio 2024, i reparti italiani in Lettonia avevano portato a termine un’altra esercitazione di alta rilevanza geostrategica, la Latvian Wolf 24. All’interno dell’aeroporto di Lielvarde, uomini e donne del 121° e del 17° Reggimento Artiglieria contraerei hanno costituito un Posto Comando tattico e condotto azioni di “difesa aerea” con postazioni tiro equipaggiate con sistema d’arma a corto raggio “Stinger” e l’ausilio della centrale radar “Skyguard”. L’attività è stata svolta in stretto coordinamento con tutti gli assetti NATO presenti in Lettonia, compresi gli Eurofighter dell’Aeronautica Militare e i cacciabombardieri a capacità nucleare F-16 degli Stati Uniti d’America. Spring Storm 24 è stata invece la tempesta di fuoco primaverile messa in scena in territorio estone da oltre 14.000 militari provenienti dall’Italia (ancora i reparti della Brigata “Garibaldi” trasferiti in Lettonia) e da undici alleati NATO (Canada, Danimarca, Estonia, Francia, Regno Unito, Georgia, Germania, Spagna, Lettonia, Polonia, Stati Uniti).
Dal 17 ottobre 2022 l’Italia ha assunto il ruolo di nazione guida del Battle Group della NATO schierato in Bulgaria, uno dei quattro neo costituiti nell’ambito dell’iniziativa enhanced Vigilance Activitylungo il fianco est europeo. Il quartier generale si è insediato nell’area addestrativa di Novo Selo, nella regione di Vidin, prossima al confine con Romania e Serbia. L’Esercito italiano schiera 740 tra donne e uomini a cui si aggiungono i reparti forniti da Stati Uniti d’America, Bulgaria, Albania, Grecia, Montenegro, Macedonia del Nord.
Per testare le capacità operative della task force a guida italiana a maggio si è tenuta presso la Novo Selo Training Area, l’esercitazione Iron Strike 24. “L’attività a fuoco, che ha coinvolto le unità da combattimento e di supporto al combattimento, ha visto schierati sul terreno truppe e posti comando fissi e mobili del NATO Battle Group, con lo scopo di individuare e neutralizzare le unità nemiche mediante azioni di frenaggio, di arresto e di contrattacco in uno scenario di combattimento convenzionale ad alta intensità (warfighting)”, scrive con immancabile enfasi bellica lo Stato Maggiore dell’Esercito.
Due mesi più tardi è stata la volta di Ramstein Legacy 24, esercitazione di “difesa aerea e missilistica integrata” per “testare e migliorare l’interoperabilità dei paesi membri della NATO”. I war games si sono tenuti contemporaneamente presso le aree addestrative di Capu Midia (Romania) Koren e Varna (Bulgaria) con la partecipazione di assetti di volo e terrestri appartenenti, oltre ai paesi ospitanti, anche a Francia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. L’Esercito ha fornito il proprio contributo schierando una sezione controaerei a cortissima gittata (V-SHORAD) appartenente al 121° Reggimento Artiglieria controaerei “Ravenna” di Bologna.
Nell’agosto 2022 l’esercito italiano, insieme ai reparti di Ungheria, Croazia e Stati Uniti, è entrato a far parte del nuovo battaglione da guerra attivato dalla NATO in Ungheria per “rafforzare” le attività di vigilanza anti-Russia. Meno di un mese fa a Camp Croft c’è stato il passaggio di testimone tra il personale e i mezzi in forza alla Brigata Meccanizzata “Aosta” di stanza in Sicilia e la Brigata Alpina “Julia” con quartier generale ad Udine. Per la missione Enhanced Vigilance Activity (eVA) in Ungheria il Parlamento ha autorizzato per l’anno corrente la presenza di circa 250 tra uomini e donne dell’Esercito.
Nei sei mesi trascorsi in Ungheria, il personale della Brigata “Aosta” ha svolto oltre 150 attività addestrative; tra le più importanti spicca quella denominata Brave Warrior 24.1, che ha visto operare sul campo oltre ad un migliaio di militari e circa 300 veicoli da combattimento del NATO Multinational Battle Group. A metà giugno si è svolta invece nella Training Center Area di Veszprém-Varpalota un’articolata esercitazione con circa 500 militari e 150 mezzi appartenenti ai quattro contingenti che compongono il gruppo di pronto intervento della NATO.
L’avamposto NATO del sud Europa
L’affermato protagonismo italiano nelle operazioni alleate ha avuto enormi riflessi anche sul fronte interno in tema di potenziamento dei dispositivi/assetti militari e dei processi di militarizzazione dei territori. L’1 luglio 2024, il Comando NATO a Reazione Rapida (NRDC-Ita) con sede operativa a Solbiate Olona (Varese) e centro istituzionale a Milano, è stato “elevato” a quartier generale dell’Allied Reaction Force (ARF), la nuova forza di pronto intervento dell’Alleanza che ha preso il posto, potenziandone finalità, aree ed unità operative, della NATO Response Force (NRF), la forza di risposta rapida, costituita in occasione del vertice di Praga del 22 novembre 2002, composta da unità di terra, marittime, aeree e speciali multinazionali impiegabili in qualsiasi parte del mondo ed in una vasta gamma di operazioni belliche.
Il quartier generale ARF opererà a Solbiate Olona per i prossimi tre anni. “Si tratta di un ampliamento dell’assetto operativo di intervento, nato da una decisione politica in seno al summit Nato di Vilinius 2023. Il nuovo assetto operativo vedrà crescere il numero di soldati, che arriveranno a 300 mila unità, oltre a mezzi e tecnologie, “cambiamento resosi necessario a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”, come afferma il ministero della Difesa italiano.
Il nuovo comando in Italia si avvarrà della 1st Uk Division, dello Spanish Special Operations Command, delle Naval Striking and Support Forces NATO, del Comando Italiano delle Forze Marittime, del NATO Space Center e del NATO Cyber Operation Centre. “Queste unità, in un contesto multinazionale e multi-dominio supporteranno l’Alleanza nell’adempimento dei suoi tre compiti principali: la deterrenza e difesa, la prevenzione e gestione della crisi, e la cooperazione nella sicurezza”, spiegano gli alti comandi della NATO. “Quale quartier generale di ARF HQ, NRDC-ITA assicurerà a SACEUR (il Comando delle forze alleate in Europa) un’immediata capacità di risposta in caso di crisi. Per questo scopo, essa ha portato a termine una serie di attività, inclusi studi accademici, esercitazioni e addestramento specifico, culminati lo scorso mese di maggio nell’esercitazione multinazionale Steadfast Deterrence 24 dove il Comando di Solbiate Olona ha ottenuto la certificazione per operare. Ulteriori attività addestrative saranno condotte in Europa alla fine del 2024, così come nel 2025 e nel 2026”.
Oltre alle forze permanentemente assegnate, SACEUR potrà assegnare al comando dell’Allied Reaction Force (ARF) forze aggiuntive secondo le necessità, in qualsiasi situazione. “In tal senso l’Italia ha confermato ancora una volta il suo grande impegno nel rispondere concretamente con proprie forze al Nuovo Concetto Strategico della NATO (New Force Model), contribuendo oltre che con l’ARF Headquarters (NRDC ITA) anche con COMITMARFOR – comando con uno staff multinazionale ubicato a Taranto e nato nel 2002 come declinazione NATO della seconda divisione navale (COMDINAV DUE) – che svolgerà all’interno dell’ARF, il delicato ruolo di maritime component commander pronto a condurre operazioni marittime con alle proprie dipendenze assetti navali di superficie e un task group anfibio spagnolo, capace di gestire anche assetti aerei e sottomarini che verranno messi a disposizione dall’Allied Maritime Command di Northwood (UK)”, ha enfatizzato lo Stato Maggiore della Marina Militare italiana.
Per il Comando generale della NATO, la scelta di NRDC-ITA “riafferma l’impegno dell’Italia a favore dell’Alleanza e della deterrenza-difesa dell’area euro-atlantica”. In occasione della cerimonia d’inaugurazione del Comando ARF a Solbiate Olona, il generale Christopher G. Cavoli, comandante supremo delle forze alleate schierate in Europa (SACEUR) ha chiarito che “la creazione di questa forza rappresenta uno dei maggiori passi in avanti del viaggio che la NATO ha intrapreso per difendere ogni singolo centimetro del territorio dell’Alleanza”. Contro quale nemico lo ha lasciato intendere bene il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano, generale Carmine Masiello: “Si è completato oggi il processo di costruzione della nuova capacità di difesa, collegata a quanto accaduto in Ucraina degli ultimi due anni ed è stata scelta l’Italia come quartiere generale schierabile in aree di crisi”.
Negli stessi caldi giorni estivi in cui è diventato pienamente operativo in provincia di Varese il Comando delle forze di pronto intervento NATO, il governo Meloni ha approvato il decreto legge n. 89 (impropriamente ed ipocritamente definito DL Infrastrutture) che ha svelato parte delle caratteristiche di un nuovo devastante progetto militare in territorio italiano: il polo di Pisa (Parco San Rossore) – Pontedera dove dovrebbero essere ospitati caserme, infrastrutture logistiche e poligoni di tiro per i reparti d’eccellenza e di pronto intervento all’estero dell’Arma dei Carabinieri (il 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania” e il G.I.S. – Gruppo di Intervento Speciale).
Il megapiano infrastrutturale predisposto d’intesa con gli Enti territoriali interessati (Regione Toscana, Provincia e Comune di Pisa, Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli), prevede una spesa complessiva di 520 milioni di euro. “Non solo sono più che raddoppiati i costi e quindi le risorse sottratte ai bisogni sociali, ma sono raddoppiate anche le superfici verdi che questa opera bellica occuperà con un devastante impatto ambientale”, denunciano gli attivisti di Una città in comune e Rifondazione Comunista Pisa. “Senza considerare i soli 120 milioni destinati alla bonifica del reattore nucleare presente al Centro Interforze Alti Studi Militari – CISAM di Pisa, già previsti e dovuti da oltre 20 anni, restano 400 milioni di euro (più del doppio dei 190 previsti a inizio del 2022) destinati ad alimentare la guerra e l’economia di guerra. Di questi, 92.5 milioni sono già stanziati per il primo lotto: 72.5 con il DPCM del 9 maggio 2022, e 20 milioni con DL infrastrutture del 24 giugno 2024. I primi vengono dal Fondo di Sviluppo e Coesione, mentre i secondi dal Ministero delle infrastrutture, con l’intento non dichiarato, ma evidente, di avviare i cantieri entro la fine dell’anno. Per i restanti 400 milioni di euro ad oggi previsti, ma che lieviteranno ulteriormente, non è specificato da dove saranno presi”.
Una città in comune e Rifondazione Comunista stigmatizzano anche l’imponente aumento delle superfici che saranno occupati dai militari dell’Arma: dai 70 ettari previsti inizialmente sull’area di Coltano si passa a circa 130 ettari: 40 destinati ai Gruppo Intervento Speciale, 20 ettari al 1° Reggimento “Tuscania” in aree che sono boscate all’interno del Parco Naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli e altri 40 ettari circa a Pontedera per il poligono di tiro da 500 metri e la pista di addestramento intorno all’area completamente verde della tenuta Isabella e che ha già mostrato la sua fragilità dal punto di vista della tenuta idraulica e su cui un’opera del genere non farà che peggiorare la situazione”. I restanti 30 ettari verrebbero invece destinati alle unità alloggiative, alle parti comuni e agli impianti sportivi, in un’area già parzialmente edificata del CISAM della Marina Militare.
Il progetto nel territorio pisano si aggiunge ad altri programmi che il Ministero della difesa italiano e il Pentagono hanno realizzato o stanno per realizzare nella regione Toscana: il potenziamento dell’hub statunitense di Camp Darby (impiegato come deposito mezzi e munizioni per US Army nello scacchiere europeo e mediorientale); l’ampliamento dell’aeroscalo di Pisa (sede della 46^ Brigata Aerea, il reparto a cui sono affidate tutte le operazioni di proiezione avanzata delle forze armate italiane negli scacchieri internazionali); la trasformazione della Caserma “Predieri” di Rovezzano (Firenze) in Comando NATO per le operazioni delle forze terrestri nel Sud Europa.
Dopo Sardegna, Sicilia, Friuli, Puglia e Campania anche la Toscana si converte in piattaforma di guerra e laboratorio sperimentale delle nuove strategie di penetrazione globale militare di Italia, USA e NATO. La guerra alle porte di casa che diventa la guerra e la militarizzazione in casa.
Antonio Mazzeo, insegnante e giornalista, è impegnato nei temi della pace e del disarmo, dell’ambiente e della lotta alle criminalità mafiose. Ha pubblicato numerosi saggi sui conflitti nell’area mediterranea e sulla presenza delle basi Usa e Nato in Italia. È tra i promotori dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole. Altri suoi articolo sono leggibili qui
Pubblicato su Lavoro e salute (con il titolo completo La NATO ci difende dalla minaccia della pace Cronistoria dell’Europa in guerra)
12/10/2024 https://comune-info.net/
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