La morsa del “sistema” contro il conflitto

Flamini (Prc-SE): “Lo sciopero generale è riuscito”

Poche occasioni permettono di far vedere all’opera, unitariamente, il “sistema sinergico” che assicura al potere la sua forza. Sciopero generale e manifestazione nazionale sono una di queste occasioni.

Abbiamo spesso stigmatizzato il comportamento dei media, tutti univocamente diretti da una specie di padronal consensus per cui gli scioperi non esistono, a meno che non disturbino pesantemente il “traffico cittadino”. Quando, come ieri, la paralisi delle principali metropoli italiane è pressoché totale, scatta allora il meccanismo della demonizzazione degli scioperanti. E nessuno parla della manifestazione nazionale di oggi a Roma; l’unica che viene menzionata è quella di Ostia, ma solo perché è volata una testata sulla faccia di un giornalista…

Il trucco è vecchio come il cucco: non si dice nulla prima dello sciopero, di modo che i cittadini non sappiano neanche che in quel certo giorno ci saranno pesanti problemi al trasporto pubblico e all’insieme dei servizi. Tanto le sigle che hanno proclamato l’agitazione “non sono rappresentative”; insomma, non sono CgilCislUil.

Poi, quando i lavoratori incrociano le braccia, sparano a zero contro i “fannulloni”, accusati di “fermarsi il venerdì per avere il weekend più lungo”. Neanche una parola sul perché di uno sciopero. Neanche una parola sul fatto che una giornata di sciopero costa, a chi lo fa, ben più di una giornata di paga (viene trattenuto l’importo lordo, non quello netto). Dunque diventa impossibile – per la cosiddetta “opinione pubblica”, tanto accuratamente disinformata – capire cosa spinga così tanta gente a rimetterci dei soldi (e gli stipendi sono bassi, fermi da anni) pur di farsi valere.

Alla forza censoria dei media fa da contraltare ormai la discrezionalità assoluta delle forze di polizia, Cortei debitamente autorizzati vengono improvvisamente vietati dai “funzionari piazza”, a proprio insindacabile giudizio. Impossibile persino sapere in base a quali criteri venga deciso il divietop all’ultimo minuto, in modo da non fornire alcuna possibilità di replica o contestazione fattuale.

Prendiamo ad esempio la giornata di ieri: a Roma il trasporto pubblico è stato completamente bloccato per tutto il tempo dell’agitazione (salvo le famose “fasce di garanzia”). Anche il meno esperto degli osservatori ne trarrebbe l’ovvia concusione: hanno scioperato in tanti. Atac – l’azienda municipalizzata romana – dà invece un’adesione allo sciopero pari al 28,9%. Fosse stato vero avrebbe funzionato quasi tutto. E invece – come ogni romano ha potuto verificare (magari incazzandosi per la “sorpresa”), erano chiuse le linee metro A, B e C, le Roma-Lido, Roma-Viterbo e Roma-Centocelle. Gli autobus sono rientrati in deposito al 95%. Anche gli operai (manutenzione, ecc) le adesioni sono arrivate al 90%. Ma a chi lo dici? Non un giornale si interroga sull’accaduto…
A Venezia blocco totale del servizio: traghetti e vaporetti fermi in laguna e città paralizzata. E quindi riunione urgente del prefetto con ACTV e USB, al termine della quale la Prefettura è ricorsa al precetto per riavviare il servizio nel pomeriggio. Una procedura inaudita e anche parecchio inapplicabile. Dato lo scarso preavviso, con un precetto che imponeva la ripresa del servizio entro 20 minuti, Usb ha manifestato il pieno dissenso, rifiutandosi di sottoscrivere il precetto e decidendo di continuare nello sciopero, che ha visto una partecipazione superiore al 60%; pur sotto minaccia “militare”, insomma.
A Torino le percentuali di adesione hanno raggiunto il 76% a Gerbido. A Genova fermo il 40% del trasporto urbano e extraurbano. A Trieste adesioni al 50%, così come a Gorizia, dove per l’extraurbano si è registrata un’adesione del 70%. A Bologna il trasporto locale su gomma ha raccolto il 75% di adesioni, mentre in regione è stato soppresso l’80% dei treni regionali. A Ferrara fermo il 60% del trasporto urbano e il 50% dell’extraurbano. Percentuale altissima a Modena, 95%, mentre a Forlì si scende al 55% e Rimini si ferma al 30%.
In Toscana nel pomeriggio fermi l’80% dei mezzi a Livorno e il 75% a Pisa.
A Napoli sono rimaste chiuse Circumvesuviana e Cumana, mentre alla Funicolare centrale ha funzionato solo la diretta. Rientrati nei depositi oltre il 50% dei bus. A Palermo adesioni al 33%.
Completamente fermo il collegamento ferroviario Trenord, che gestisce il Malpensa Express. Nelle ferrovie calabresi gli impianti di Cosenza e Castrovillari fanno segnare un 35% di adesioni, mentre quelli di Gioia Tauro e Petilia Policastro il 30%.
Nel settore aereo cancellati tutti i voli dagli aeroporti di Pisa e Firenze, tranne quelli previsti dalla legge. I due scali sono da tempo in lotta contro l’esternalizzazione dei processi. Cancellazioni e ritardi per i voli Alitalia negli aeroporti di Milano, Genova, Bologna e Lamezia.
All’INPS adesioni allo sciopero al 19%, mentre la media dell’astensione dal lavoro, sia pubblico che privato, in Sardegna, è del 20%.
A Napoli si è tenuto un presidio all’ospedale San Giovanni Bosco durante il quale non è stato fatto pagare il ticket ai cittadini per sostenere le visite mediche.
A Trieste presidio al Municipio a sostegno della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi educativi e scolastici comunali.

Siamo quasi i soli a riportare queste cifre. Il “sistema” si fonda sull’ignoranza e sulla forza. Se vi guardate intorno bestemmiando “qui fa tutto schifo e nessuno fa niente”, beh, dovreste proprio prendervela col “sistema”. Che qualcosa comincia a intuire e allora si sforza di indirizzare il malcontento – tramite i media, ancora una volta – verso soggetti molto più controllati. I fascisti, insomma…

redazione

11/11/2017 http://contropiano.org

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