La questione israelo-palestinese e la pace in Medio Oriente
La questione israelo-palestinese ha vari gradi complessità, si potrebbe dire che è “paradigmatica” o esemplificativa della complessità geostorica, politica, etnica, religiosa e quant’altro.
È da svariati decenni che la questione israelo-palestinese ha stratificato sfoglie e sfoglie di problemi e catene di rancore. Tant’è che è ormai diventata un “gioco” ovvero agire tra più attori attraverso le regole di una comune convenzione.
Quindi, la faccenda è complicata in sé, ma soprattutto pare che a nessuno interessi risolverla ovvero pare ci siano tanti che hanno interesse affinché non venga risolta perché hanno interesse ad usarla come gioco.
L’elenco degli attori del dramma è sconfinato. Partiamo dal mondo arabo.
I palestinesi sono notoriamente gli arabi più laici che esistono, da sempre, il che non è in sintonia con la svolta islamica che gradatamente si è affermata nel mondo sunnita a partire dal dopoguerra, reale o di facciata. Tuttavia, in quanto “vittime” sono stati eletti a bene comune del sistema. Purtroppo, usare i palestinesi per darsi una parvenza di unità e comune intento, comporta che si ha bisogno del loro martirio continuato.
Si parte dall’Egitto che ne ha responsabilità indiretta per vicinanza geografica. A Gaza c’è Hamas, ma Hamas è Fratelli Musulmani; quindi, Turchia e Qatar ma soprattutto il nemico giurato del governo egiziano, da sempre perché è da sempre che i FM sono una organizzazione nativa dell’Egitto e la sua stessa interpretazione politica-religiosa e sociale dell’islam è tipicamente egiziana.
Allora qualcuno potrebbe dedurne che l’Egitto avversa i palestinesi di Gaza, ma non è così. Sia perché l’Egitto vuole comunque esser inteso come protettore dello sfortunato popolo, sia perché li usa nelle relazioni con Israele.
Si passa alle petromonarchie. Queste si dividono tra sunnismo islamista wahhabita (AS, Bahrein, EAU) e fratellanza musulmana (Qatar). Ma si badi bene, sono tutte “monarchie” il che con il laicismo politicizzato palestinese c’entra poco o niente.
Tali soggetti hanno problemi di posizionamento dentro il mondo musulmano e dentro quel mondo, come detto, i palestinesi sono “male comune” ovvero martiri eterni usati come icone sacre su cui piangere tutti assieme mentre si affilano i coltelli.
Di contro, proprio perché monarchie, istituto alieno alle prescrizioni del Corano che prevede solo l’Umma ed un califfo facente funzione di capo funzionale, tutto desiderano tranne che si instituisca uno stato indipendente laico.
Ricordo che al di là del fatto che a Gerusalemme c’è il terzo luogo sacro dell’islam, i palestinesi sono citati nell’Antico testamento (i Filistei) che è parecchi secoli più antico del Corano, hanno cioè ben piantato “diritto storico”, quello che fanno o non fanno i palestinesi avrebbe significato e legittimità con ben piantate radici.
Tra l’altro, c’è pure il dubbio che siano davvero “arabi” perché in teoria potrebbero essere parte dei famosi “popoli del mare” che nel 1200 a.C. approdarono lì, cacciando le antiche tribù pastorali poi dette “ebraiche” dalla piana.
Naturalmente, le petromonarchie wahhabite sono in feroce competizione, diretta ed indiretta, con quella fratello-musulmana per cui mai l’una deve poter vantare un successo rispetto all’altra, magari usando i palestinesi per segnare un punto.
Visto che siamo nella partizione delle teoria politica islamista, la Turchia non è una monarchia, ma è amica dell’opzione Fratello Musulmana, un po’ a modo suo ma in Medio Oriente è tutto un po’ a modo proprio, per quello è un mondo complesso.
Seguendo invece il format “monarchie”, il Marocco fa parte del gruppo che vorrebbe normalizzare le relazioni con Israele poiché queste entità non hanno alcuna reale pruderie ideologica reale se non quella che hanno tutti gli stati ovvero fare soldi. La Giordania è discorso a parte.
A parte il fatto che la famiglia reale giordana vanta discendenza da Muhammad il che, anche se il Corano non dice nulla a riguardo la discendenza del Profeta (che anzi, fu proprio il motivo del dissidio che portò poi alla scissione tra sunniti e sciiti, questi derivanti proprio da Alì, cugino e genero del Profeta che rivendicava il diritto superiore al califfato), nei fatti sono quelli che si sono presi cura fattivamente dei palestinesi in quanto essere umani, senza particolare motivazione politica o ideologica, stanno lì accanto (il 25% della popolazione giordana è fatta di rifugiati palestinesi, ma calcolando i discendenti delle generazioni precedenti si può dire che i “palestinesi”, freschi più discendenti, sono la maggioranza).
La Giordania tenta sempre di tenersi fuori dalle tenzoni arabe e naturalmente preferisce avere rapporti di buon vicinato con Israele.
Poi c’è l’Iran, sciita, che tuttavia, avendo in Israele il Satana in terra da combattere tramite guerra santa, ci tiene a che i palestinesi o almeno una loro parte, testimonino con l’eterno martirio la validità del format ideologico che li muove. In più, hanno interesse nell’area poiché sono vicini alla Siria dove c’è la famiglia Assad, alawita.
L’ottimo Negri ha scritto un bel libricino che spiega i rapporti come sempre ultra complicati tra alawiti e sciiti (in teoria, gli alawiti non sarebbero apertamente sciiti ma sunniti molto dissenzienti).
Gli iraniani, in Libano, vicino alla Siria ed Israele hanno Hezbollah che è forza politica e sociale di grande rilevanza pur considerando che il Libano è davvero un frattale di complessità assurda in quanto ci sono cinquanta sfumature di tutto, dai laici ai sunniti agli sciiti ai cristiani e chi più ne ha più ne metta. Anche il Libano ospita parecchi palestinesi. Dei turchi abbiamo accennato, tagliamo corto. Fermiamoci qui che altrimenti si va di enciclopedia.
Passiamo ad Israele. Lasciamo perdere la storia del Paese, com’è nato, che problema questo ha creato a gli indigeni (palestinesi) e la complessa stratificazione di torti ed odii sedimentati reciprocamente.
C’è da notare, che i palestinesi di Gaza hanno uno degli indici di riproduzione più alti al mondo, gli israeliani suppongono ci sia dietro una precisa ideologia ovvero la “demographic bomb”.
Così, hanno cominciato ad importare massicciamente famiglie di origine ebraica (ma qualcuno sospetta che tale origine non sia sempre vera), soprattutto dall’Europa dell’est dopo il crollo sovietico, il che li rende soggetto interessante anche per i russi, oltreché per la loro posizione nel Mediterraneo e nel complesso “gioco” con il mondo arabo su cui Mosca ha da sempre forte interesse strategico.
Questa importazione massiccia è anche alla base dell’attuale frattura interna la società israeliana dove sono aumentati di tanti, in poco tempo, i fondamentalisti religiosi, una partizione storica di quella società, ma storicamente molto minoritaria.
Accanto, c’è l’Autorità palestinese, ovvero un governo di fatto di un non stato che ha precaria definizione giuridica, con un territorio fatto a macchie continuamente allargate dalle occupazioni israeliane che debbono far posti ai loro nuovi importati e che ed è abitato da palestinesi una cui parte ha perso il fuoco sacro del conflitto e vorrebbe solo lavorare, far soldi e vivere anche solo come classe subalterna dei più agiati israeliani, in pace.
La popolazione di Israele, al 20% è araba.
Poi ci sono, storicamente, i soliti britannici che il problema Israele hanno creato ab origine, i francesi, l’UE che tanto non ha senso geopolitico ma fa presenza e naturalmente gli americani su cui spero non sia necessario dire perché sono sempre della partita, quali interessi hanno e perché. Spero sia tutto noto.
Attorno all’arena, il “popolo” vociante del nostro Colosseo di opinioni disinformate ma potenziate da emozioni che traboccano che incita “ammazza quello!” o “sventra quell’altro!”. Di lato, il coro corrucciato che invoca “pace” “pace” come s’invoca l’acqua del deserto, cioè sapendo che non c’è.
A questo punto torniamo al titolo. Chiunque di noi, comunque la pensi o non la pensi e si limiti a sentire la pena umana per quel decennale massacro permanente, penso invochi la pace. Il problema però è che, come spero risulti chiaro sebbene questa nota sia molto stilizzata e superficiale, non puoi immaginare di trovare la pace a tutto questo casino se non mettendo tutti intorno ad un tavolo cercando il punto di mediazione. La pace tra parti prevede sia contrattata tra tutte le parti, siamo all’ovvio.
Tutto ciò a dire che il presunto piano di pace americano che vorrebbe mettere assieme sauditi ed israeliani, è chiaramente un piano di guerra, un piano che piace solo ad alcuni, quindi dispiace a molti altri, è esso stesso se andasse in porto, motivo per future guerre.
Nessuno degli attori citati vuole la pace, è tutta commedia di un sottostante che, come al solito, è groviglio di interessi.
È un tentativo di riportare la guerra in Medio Oriente dopo che i cinesi, del tutto alieni da questo gomitolo di questioni (immagino i cinesi che studiano l’area sfogliando il libro della storia e delle religioni e si domandano quanto strane sono queste genti) hanno cercato di fargli voltare pagina dopo le ferite della Siria. Naturalmente, anche loro, non per bontà, per interessi ma almeno interessi di “doux commerce”.
L’area è una sterpaglia imbevuta di odio e sostanze infiammabili, “pace”, detto da Biden, è il nome del cerino.
Pierluigi Fagan
11/10/2023 https://www.kulturjam.it/
Immagine: Foto di Hosny Salah – Pixabay
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