La scuola buona e di tutti

C’era una volta una SCUOLA: tutti la conoscevano, tutti sapevano dove stava, tutti sapevano che lavoro faceva, tutti la rispettavano.
Era una buona scuola!
Un brutto giorno però arrivarono degli esperti di sottrazioni e cominciarono
a dire che bisognava risparmiare perché c’era la crisi.
Dissero che nella parola SCUOLA c’erano troppe vocali e troppe consonanti e che bisognava semplificare ed essenzializzare.
Così tolsero la C di “Capire” per regalarla a chi vendeva computer e software per le Classi 2.0.
Con la sottrazione della C, la scuola stava diventando una SUOLA e molti sentivano di poterla mettere sotto i piedi.
Subito dopo arrivarono anche i nostalgici del passato che le presero la U
di “Uguaglianza delle opportunità” perché alle elementari volevano reintrodurre il maestro Unico.
La scuola ora si sentiva più SOLA e molti cominciavano a non capire bene
a cosa potesse servire.
Di lì a poco ne approfittarono pure i cosiddetti “tecnici” per sottrarle la A
di “Accogliere” perché volevano formare dei docenti Automatici che somministrassero test.
La SCUOLA, che era diventata SUOLA e poi SOLA, venne progressivamente ridotta ad un SOL.
Finalmente in diversi cominciarono ad accorgersi che tutte quelle sottrazioni non facevano bene a nessuno.
Si indignarono, si organizzarono, informarono, spiegarono, manifestarono.
Riuscirono faticosamente ad affiancare al SOL il FA di fare.
Fu così che nacque la prima SOLFA.
Suonava così: “Noi siamo speciali, ridateci le vocali”.
Subito dopo inventarono la seconda: “Non siamo tolleranti, rivogliamo le consonanti”.
Quando sembrava che la SOLFA facesse il suo effetto, in pieno giorno si presentò un malfattore che, davanti a tutti, rubò la L di Legalità perché voleva averne una tutta sua.
Fu una grossa delusione perché restò solo la sillaba SO e ormai in pochi rispettavano quel poco che rimaneva della SCUOLA.
Quando tutto sembrava perduto, ai diversi rimasti (o ai “rimasti diversi”, come gli piaceva farsi chiamare) venne un’idea: quella di mettere insieme quel poco che era restato.
Ognuno avrebbe dovuto mettere un po’ del suo “SO” per tentare di ricostruire faticosamente la SCUOLA.
“È un’idea SOvversiva”, replicò qualcuno; ma tutti gli altri accettarono ed iniziarono a condividere.
“SOggetto”, disse uno.
“SOcializzare”, continuò un altro.
“SOlidarietà”, aggiunse un terzo.
“SOrpresa, SOstenere, SOrgente, SOrridere, SOstanza, SOluzione, SOgno”, dissero in rapida successione i diversi rimasti.
Dopo le parole vennero le idee e dopo le idee arrivò anche la consapevolezza che per ricostruire sarebbe servito tempo.
Però la motivazione e l’energia non gli mancava di certo.
Fu proprio comprendendo che il mettere insieme può diventare una moltiplicazione di saperi e di speranze, che i diversi rimasti iniziarono a riprendersi, ad una ad una, le vocali e le consonanti.
Le prime furono la U di Unire e la L di Linguaggi.
I diversi rimasti avevano messo insieme il SO superstite, la U e la L  ed avevano, lentamente e faticosamente, composto: SOUL (anima).
Ora erano davvero sicuri che quella era la strada giusta per andare a… SCUOLA.
Marilena Pallareti
insegnante
Collaboratrice redazionale del periodico Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org
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