La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia conferma quello che i palestinesi dicono da 57 anni.

L’Occupazione Israeliana dei Territori Palestinesi è illegale, una forma di Apartheid e deve finire, afferma l’Alta Corte delle Nazioni Unite all’Aja.

Fonte: English version

Di Jonah Valdez – 19 luglio 2024

Immagine di copertina: Un soldato israeliano si inginocchia sul petto di un manifestante palestinese per le strade di Hebron, nella Cisgiordania Occupata, nell’ottobre 2022. Foto: Mosab Shawer/AFP/Getty Images.

L’Alta Corte delle Nazioni Unite ha emesso venerdì una sentenza che fa eco a ciò che i sostenitori palestinesi dicono da decenni: L’Occupazione da parte di Israele della terra palestinese, compresi i suoi insediamenti in Cisgiordania, è illegale e deve finire.

Il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia richiedeva anche risarcimenti per i palestinesi che hanno vissuto sotto l’Occupazione Israeliana sin dal suo inizio nel 1967, un passo senza precedenti per la Corte. La Corte ha anche dichiarato che la brutalizzazione dei palestinesi da parte di Israele è una forma di Segregazione e Apartheid. Ha inoltre stabilito che le nazioni non possono offrire aiuti a sostegno dell’Occupazione illegale senza violare il Diritto Internazionale e ha sostenuto il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione.

I pareri consultivi della Corte non sono giuridicamente vincolanti e non possono, di per sé, costringere un Paese ad agire. Ma il loro peso giuridico e morale può avere un’influenza significativa sulle decisioni e sulla politica estera dei Paesi.

Jessica Peake, docente di Diritto Internazionale alla Facoltà di Legge dell’Università della California a Los Angeles (UCLA), ha affermato che la sentenza ha il potenziale per modificare la capacità della comunità internazionale di spingere per uno Stato Palestinese. Ha aggiunto che la sentenza ha superato le sue aspettative, in particolare riguardo alla questione degli abusi sistemici del governo israeliano nei confronti dei palestinesi.

“Ciò che è stato particolarmente sorprendente è che hanno praticamente scoperto che Israele sta creando una situazione di Apartheid contro i palestinesi all’interno di Israele,” ha detto Peake, “a causa delle leggi e delle politiche razzialmente discriminatorie in atto che sostanzialmente trattano i palestinesi come cittadini di seconda classe”.

Ma alcuni sostenitori dei palestinesi che vivono nei Territori Occupati sono meno entusiasti della sentenza.

Eitay Mack, avvocato israeliano e difensore dei palestinesi in Cisgiordania, ha affermato che la sentenza fa ben poco per cambiare immediatamente la realtà vissuta dai palestinesi. Mentre i funzionari della Corte Internazionale di Giustizia leggevano la loro sentenza venerdì dal Palazzo della Pace all’Aja, nei Paesi Bassi, Mack ha ricevuto nuove segnalazioni di coloni israeliani che attaccavano i palestinesi in Cisgiordania.

“La Corte ha semplicemente affermato l’ovvio”, ha detto Mack. “In Cisgiordania, tutto procede come al solito, a meno che i governi non abbiano la volontà politica di costringere sia israeliani che palestinesi” ad attuare una Soluzione a Due Stati che dia sovranità alla Palestina.

Nel mezzo della guerra arabo-israeliana del 1967, Israele iniziò l’Occupazione della Cisgiordania e di Gaza e annesse Gerusalemme Est. Poco dopo, Israele iniziò a stabilire insediamenti all’interno dei Territori Occupati, sostenendo i civili israeliani mentre costruivano comunità su terre sottratte ai palestinesi. Anche se Israele ha ritirato le sue truppe e i suoi insediamenti da Gaza nel 2005, ha continuato a promuovere ed espandere i suoi insediamenti in Cisgiordania. E negli ultimi mesi, il governo di estrema destra del Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha utilizzato la guerra a Gaza come copertura per espandere i suoi insediamenti a un ritmo più rapido rispetto ai decenni precedenti.

Il governo israeliano ha immediatamente respinto la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, con un provocatorio Netanyahu che ha definito Gerusalemme: “La nostra capitale eterna”, e si è riferito alla Cisgiordania come: “La terra dei nostri antenati”, usando i nomi biblici “Giudea e Samaria”.

“Nessuna falsa decisione dell’Aja distorcerà questa verità storica”, ha detto in un comunicato, “e allo stesso modo la legalità degli insediamenti israeliani in tutti i territori della nostra patria non può essere contestata”.

B’Tselem, un gruppo per i diritti umani con sede in Israele, è stato tra una serie di organizzazioni che hanno accolto con favore la sentenza di venerdì dopo decenni in cui avevano chiesto la fine dell’Occupazione Israeliana. Hanno affermato che la comunità internazionale ha evitato il problema credendo all’affermazione di Israele secondo cui la sua Occupazione è temporanea e che è impegnato in negoziati e diplomazia verso una soluzione.

“La pubblicazione del parere consultivo della Corte pone fine a queste giustificazioni, e ora la comunità internazionale deve usare ogni strumento; penale, diplomatico ed economico, per costringere i decisori israeliani a porre fine all’Occupazione”, ha affermato il gruppo.

Negli ultimi mesi, sempre più nazioni hanno riconosciuto ufficialmente la Palestina come Stato, con Norvegia, Spagna e Irlanda che si sono unite ad altre 143 nazioni nel riconoscimento. La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che dichiara l’Occupazione di Israele un ostacolo alla creazione di uno Stato Palestinese, potrebbe incoraggiare più nazioni a seguire l’esempio. Ad aprile, gli Stati Uniti hanno posto il veto a una misura del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che avrebbe riconosciuto la Palestina come membro delle Nazioni Unite. All’epoca, gli Stati Uniti avevano affermato che lo Stato Palestinese poteva derivare solo da negoziati diretti tra Palestina e Israele. Gli Stati Uniti inviano ogni anno miliardi di dollari in aiuti militari a Israele.

Israele ha avanzato argomentazioni simili nel periodo precedente alla decisione della Corte Internazionale di Giustizia, affermando che la sentenza avrebbe interferito con i negoziati in corso. Separatamente, anche il Parlamento israeliano questa settimana ha approvato una risoluzione che rifiuta uno Stato Palestinese, definendolo “un pericolo esistenziale per lo Stato di Israele e i suoi cittadini”. La decisione della Corte Internazionale di Giustizia di venerdì, ha osservato Peake, mina tale nozione e sostiene il diritto della Palestina all’autodeterminazione.

“Penso che la decisione della Corte Internazionale di Giustizia darà davvero agli Stati il ​​sostegno o la copertura legale di cui hanno bisogno per riconoscere la Palestina”, ha detto Peake, “e li tutelerà in parte da alcune delle pressioni politiche che arriverebbero da Stati Uniti e Israele”.

Peake ha riconosciuto che in passato le Nazioni Unite hanno rilasciato dichiarazioni in cui condannavano l’Occupazione Israeliana. Ma la maggior parte di questi sono stati emessi da organismi delle Nazioni Unite predisposti per rivolgersi specificamente alla Palestina. Un parere consultivo separato della Corte Internazionale di Giustizia, emesso nel 2004, dichiarò illegale il muro di 700 chilometri israeliano in Cisgiordania.

Ma l’Alta Corte delle Nazioni Unite non si è mai pronunciata così duramente prima sull’Occupazione e con il sostegno della maggioranza dei membri delle Nazioni Unite.

“Non penso che questo cambierà tutto domani”, ha detto Peake. “La speranza è che ciò fornisca una serie ancora più forte di strumenti agli Stati e alla comunità internazionale per cercare di affrontare parte di ciò che sta accadendo nella Palestina Occupata”.

Jonah Valdez è un giornalista e poeta residente a Los Angeles. In qualità di reporter con incarichi generali, Jonah si è occupato di incendi causati dal clima, sparatorie di massa, questioni di giustizia ambientale, questioni penali e legali, movimenti per la giustizia sociale, cultura pop e industria di Hollywood. I suoi scritti attuali sono interessati a tracciare gli effetti delle politiche neocoloniali in un mondo postcoloniale. In precedenza è stato redattore del Los Angeles Times e del Southern California News Group. Il suo lavoro può essere trovato anche su The Guardian, Voice of San Diego e The San Diego Union-Tribune.

Traduzione di Beniamino Rocchetto -Invictapalestina .org

24/7/2024 https://www.invictapalestina.org

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