La strage degli innocenti
Aspettiamo la morte, sappiamo che è reale e non la temiamo. Il problema non è la morte, abbiamo superato quella fase del pensiero. Ora pensiamo al modo in cui moriremo. Moriremo a pezzi o interi? Sentiremo male e soffriremo sotto le macerie, o moriremo all’improvviso? Moriremo insieme, oppure uno dei nostri figli rimarrà dietro di noi soffrendo per la nostra perdita?”. Il grido disperato di Ghada, che ha scelto di essere custode non solo dei suoi due figli piccoli ma anche dei bambini che hanno disturbi da stress post-trauma, attraverso il suo lavoro di educatrice e focusing trainer presso il Centro Palestinese post-trauma di Gaza City, è riuscito ad arrivare fino a Maria Di Pietro, dell’Assopace Palestina di Genova, che la conosce da tempo ed era sempre riuscita a tenere i contatti. Ci ha inviato la sua testimonianza
“Pregate per i bambini, pregate Dio che protegga i bambini”, cosi mi risponde Ghada dopo dieci giorni che cerco di mettermi in contatto con lei. Il sollievo di ricevere una sua email dura pochi istanti, giusto il tempo di realizzare che è viva, e poi si dissolve nelle sue parole: “La situazione qui è orribile. I bombardamenti aerei stanno distruggendo tutto. Tante vittime tra i bambini. Nessun genere di base. Non c’è niente da fare se non pregare Dio che protegga i bambini. Per favore, continuare a pregare per i bambini innocenti”.
Ghada ha scelto di essere custode non solo dei suoi due figli piccoli ma anche dei bambini che hanno disturbi da stress post-trauma, attraverso il suo lavoro di educatrice e focusing trainer presso il Centro Palestinese post-trauma di Gaza City.
Ad oggi sono 3595 i bambini uccisi nella striscia di Gaza da due settimane, in questo genocidio che pare non abbia fine. Sui giornali e alla tv sono solo numeri, come i 410 bambini uccisi durante l’invasione a Gaza che Israele chiamò “Piombo fuso” o i 540 dell’altra operazione “Margine protettivo” sotto le bombe al fosforo bianco sancite dal Protocollo di Ginevra.
Ma dietro ogni morte innocente c’era un bambino che aveva paura di morire.
Sono più di mille i bimbi ancora sotto le macerie, le madri scrivono i loro nomi sulle braccia per identificarli in caso di bombardamento. Tutto questo è atroce, è atroce per le madri che hanno la missione di curare e custodire i propri figli, ma a Gaza non è permesso proteggere i figli. Il genocidio che si sta consumando non dà tregua. Ai militari che premono un bottone per sganciare bombe non interessa se sotto ci sono neonati, anziani, disabili o bambini che tremano di paura per ogni bombardamento. Uno dei medici non ha avuto il coraggio di mostrare ad una mamma i pezzi del suo bambino, ha preferito che lei conservasse nella sua mente la bella immagine del figlio vivo.
Il Ministro della Salute di Gaza dichiara che ad oggi sono 7703 i civili uccisi, tra cui 53 persone appartenenti delle Nazioni Unite, 28 giornalisti e più di 100 persone del personale medico. I feriti sono arrivati a 18967 e gli ospedali rimasti in piedi sono al collasso.
I medici stanno operando senza anestesia, amputazioni di arti su adulti e bambini feriti che giacciono a terra per mancanza di letti, senza corrente e in condizioni di scarsa igiene.
“Non siamo vivi. Abbiamo paure e tristezza nei nostri cuori per i nostri figli vittime innocenti. L’attacco aereo ha diffuso l’odore della morte ovunque nella Striscia di Gaza. Molti bambini, tutte vittime innocenti, sono stati uccisi nelle strade”, scrive Ghada. “Scappiamo da casa nostra verso la scuola dell’Unrwa* e poi scappiamo per le strade del sud di Gaza, con i nostri bambini spaventati dal dolore e i sentimenti spezzati. Niente acqua, niente elettricità. nessun rifugio sicuro, solo tanta paura e tante lacrime. Forse queste saranno le mie ultime parole“.
E mentre gli USA mettono il secondo veto alla risoluzione ONU che chiede di cessare il fuoco, l’Unicef comunica che ci sono 120 neonati in incubatrice che hanno bisogno di corrente per respirare. Ma la corrente non c’è.
“Il genocidio e la guerra sono devastanti, sembra che nessuno sopravviverà”, scrive Ghada. “Moriremo tutti in tempi diversi. Aspettiamo la morte, sappiamo che è reale e non la temiamo. Il problema non è la morte, abbiamo superato la fase del pensiero.
Ora pensiamo al modo in cui moriremo.
Moriremo a pezzi o interi?
Sentiremo male e soffriremo sotto le macerie, o moriremo all’improvviso?
Moriremo insieme, oppure uno dei nostri figli rimarrà dietro di noi soffrendo per la nostra perdita?”.
E in questa carneficina non ci sarà alcun vincitore.
Chi non sente empatia verso l’umanità ha perso, chi semina sofferenza e mette in circolo solo dolore ha perso, chi calpesta i diritti umani ha perso. Chi si difende con la violenza ha perso. Chi racconta menzogne ha perso. Chi non rispetta il diritto internazionale ha perso.
In questi giorni sono tantissime le persone da tutto il mondo che scendono in piazza e chiedono di cessare i bombardamenti. Le dichiarazioni contro il genocidio arrivano anche da ebrei ed ebree che chiedono uguaglianza e libertà.
Non si tratta di appoggiare un governo piuttosto che un altro, non si tratta di “tifare” per un popolo o l’altro… O si è dalla parte della vita in ogni sua forma, o si è contro l’umanità.
“Ma come si fa a sopravvivere se perdiamo la luce del sorriso dei nostri figli?”, domanda Ghada, “Come faremo a sopravvivere se perdiamo le risate dei bambini?”.
*L’Unrwa è un’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente. È un’agenzia di soccorso, sviluppo, istruzione, assistenza sanitaria, servizi sociali e aiuti di emergenza a oltre cinque milioni di rifugiati palestinesi che vivono in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza.
*Assopacepalestina
Marina Di Pietro
28/10/2023 https://comune-info.net
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