LA STRAGE DI VIAREGGIO DEL 2009 E I FERROVIERI UCCISI DALL’AMIANTO
Il 29 giugno cade il nono anniversario della strage di Viareggio.
Con grande altruismo e senso di responsabilità il comitato locale si attiva per ricordare le 32 vittime morte il 29 giugno e per tenere accesa la fiaccola della speranza. La speranza è il diritto alla giustizia ma anche alla prevenzione per tutti.
Forse questo è il momento opportuno anche per denunciare l’assurdità di quelli che dobbiamo considerare i desaparecidos nelle stragi sul lavoro; intendiamo scomparsi soprattutto dal punto di vista del “diritto penale”. Certo se la proposta di Raffaele Guariniello (UNA PROCURA NAZIONALE) avesse preso piede i desaparecidos risponderebbero più facilmente all’appello. E’ ovvio: quando una strage uccide tante persone nello stesso momento questo colpisce di più la sensibilità e la memoria umane. Ma gli eventi-mesotelioma emersi dalla coorte dei macchinisti italiani esposti ad amianto – perché di amianto erano imbottite le carrozze da loro guidate (finanche 800-1.000 kg.) – sono stati un numero enorme: secondo il RENAM (registro nazionale mesoteliomi) 79 solo fra il 1993 e il 2013. Purtroppo ulteriori eventi tragici si sono verificati anche dopo ; e purtroppo anche a carico di qualche lavoratore che aveva cominciato a lavorare dopo la metà degli anni ottanta.
Ora si profila persino il rischio prescrizione – che vogliamo scongiurare – per i reati connessi alla strage di Viareggio. Ma dobbiamo tenere conto di un interrogativo: a chi attribuire la responsabilità della esposizione indebita ed evitabile dei lavoratori macchinisti? Quali responsabilità aveva, per esempio, negli anni in cui è avvenuta l’esposizione, Mauro Moretti? Una inchiesta penale nazionale può rispondere anche a questa domanda che non è certo l’unica fra quelle fino ad oggi mai poste.
In momento in cui i cittadini di Viareggio ripropongono coraggiosamente la questione della sicurezza dei trasporti per tutti rimbalza potentemente la questione dei macchinisti e rimbalza anche per la irritante difficoltà procedurale che essi stanno trovando nel riconoscimento della maggiorazione pensionistica dovuta a causa della pregressa (e indebita) esposizione ad amianto. Tanto da far nascere spontaneamente una domanda: a cosa serve l’epidemiologia in Italia se neanche questa drammatica sequenza di morti pare sufficiente all’apertura di una inchiesta penale nazionale e neanche al riconoscimento “automatico” di una pregressa esposizione drammaticamente evidente a causa dei dati sanitari?
Ogni persona onesta conviene che l’epidemiologia non deve servire per le pubblicazioni accademiche e per le carriere dei singoli.
Oltretutto il governo potrebbe (e dovrebbe) emanare un “atto di indirizzo” per il riconoscimento,evitando ai lavoratori di passare dalle stressanti, contraddittorie e faticose consulenze tecniche d’ufficio.
Conosciamo anche – grazie a Radio carcere – le difficoltà del processo penale in Italia ma la Procura di Roma avrebbe il dovere di aprire una inchiesta centralizzata nazionale (il pensiero torna alla “proposta Guariniello”) per l’accertamento delle responsabilità e per propiziare – per quanto possibile – gli equi risarcimenti.
Oltre alla Procura di Roma altre sedi saranno interessate –a partire da oggi- da questo nostro comunicato sotto forma di esposto.
Solidarietà e un abbraccio al comitato di Viareggio: la vostra lotta è di tutti e per tutti. Grazie.
Vito Totire
medico del lavoro: presidente AEA (associazione esposti amianto e rischi per la salute) anche a nome del Circolo “Chico” Mendes e del Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria “Francesco Lorusso”
Bologna, 28.6.2018
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