La vergogna dei bambini messi in carcere con le mamme

Un pacchetto di misure inutili e gratuitamente repressive in materia penale, penitenziaria e nel diritto dell’immigrazione. Dalle previsioni mirate a colpire la libertà di manifestazione e a criminalizzare il dissenso, a quelle che puniscono la resistenza passiva nelle carceri e nelle strutture di detenzione e trattenimento delle persone migranti, all’ampliamento delle possibilità di revoca della cittadinanza. “L’intero testo – denuncia Cittadinanza attiva – conferma la scelta, da parte della maggioranza di Governo, dell’uso simbolico del diritto penale come filo conduttore delle proprie politiche in tema “sicurezza”.
Tra le disposizioni contenute nel testo, spicca però, per insensatezza e gratuità, la norma che apre la possibilità all’ingresso in carcere per le donne incinte e le madri con bambini di meno di un anno di età, rendendo facoltativo il differimento della pena che in questi casi, oggi, è obbligatorio”.

Al 31 gennaio 2023 erano 17 i bambini di età inferiore a un anno che vivevano in carcere con le loro 15 madri detenute, riporta il Rapporto Antigone sulle condizioni (pessime) delle carceri in Italia. Per pochi casi di donne rom recidive, che andrebbero affrontate con misure sociali efficaci, la destra tira fuori gli strumenti di tortura.
L’andamento della presenza dei bambini in carcere ha continuato a oscillare negli ultimi trent’anni in alto (fino a superare le 80 unità) e in basso senza essere particolarmente influenzato neanche dalle modifiche normative introdotte nel tempo a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. È stata invece la pandemia, con la paura per le carceri che ha comportato e le conseguenti azioni intraprese, a ridurre drasticamente i numeri, passati dai 48 bambini della fine del 2019 ai 29 della fine del 2020, fino a raggiungere i 17 che oggi si trovano all’interno di istituti di pena. Segno di come, al di là delle norme, per risolvere il problema dei bambini in carcere si debba e si possa lavorare nella prassi della magistratura agendo caso per caso sulle singole situazioni.

Secondo la Relazione sull’amministrazione della Giustizia nel 2022, la riduzione del numero dei bambini in carcere è individuabile sia nella contingenza dell’emergenza epidemiologica sia nel favore crescente per le misure alternative e sostitutive, concesse in via prioritaria dall’Autorità giudiziaria alle donne madri di figli minori.
Gli asili nido funzionanti sono passati dai 18 del 1993 a 11 nel 2023 (dato della serie storica semestrale condivisa dal ministero della Giustizia). Vero è che sono sensibilmente diminuiti anche i bambini con età inferiore ai 3 anni in istituto (da 61 a 20), ma l’assenza dei nidi può presupporre che vi siano bambini ospitati in luoghi interni al carcere non pensati per loro, ma attrezzati alla bene e meglio per accoglierli.

Si tratta di reparti femminili con solo alcuni ambienti (spesso solo una stanza) dove vengono eventualmente collocate le donne con figlio a seguito. La permanenza in tali ambienti deve essere di brevissima durata, in attesa di trasferimento in altra struttura o di differimento della pena. Ma Antigone ha rilevato nel 2023 il caso di una donna detenuta insieme alla figlia di due anni nel carcere di Lecce, entrambe ospitate per diversi mesi in una zona dell’istituto separata dal resto della sezione femminile e allestita con una culla, un fasciatoio e alcuni giochi. In assenza di spazi adeguati e di attività per madri con figli, grazie al supporto di alcune volontarie la bambina è stata comunque accompagnata tutti i giorni in un asilo esterno e, all’occorrenza, un pediatra si recava presso l’istituto.
“L’interesse supremo del minore a mantenere il contatto con la madre e a vivere in un luogo più adatto al suo sviluppo è l’unico tema che riguardi il penale e il penitenziario che mette d’accordo tutti da sempre. Altra cosa è poi realizzare le condizioni migliori affinché questo avvenga” commenta Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone: “Non si tratta solo di strutture, che pure si auspica vengano potenziate sul territorio, ma soprattutto di cambiare la mentalità: a parità di norme, studiando caso per caso, si possono trovare soluzioni adeguate a garantire l’interesse del minore. Lo abbiamo visto con il Covid, quando la magistratura di sorveglianza ha considerato il pericolo del contagio per i bambini e con le leggi già esistenti ha reso possibile il più consistente calo delle presenze dei minori in carcere negli ultimi trent’anni”.

La reclusione coatta in una cella induce gravi effetti collaterali, anche nelle madri. Il caso più sconcertante della pressione cui sono sottoposte queste donne, è quello che si è consumato nel 2018 a Rebibbia, quando una detenuta tedesca di 33 anni ha gettato dalle scale della prigione i suoi figli: una bambina di 6 mesi e un bambino di 1 anno e 7 mesi, entrambi deceduti. Sempre a Rebibbia, lo scorso settembre, una donna, costretta a rimanere in carcere al termine della gravidanza, ha partorito in cella senza un’ostetrica. Amra, 23 anni, italiana di origine bosniaca, ex residente nel campo rom di Castel Romano, arrestata per un furto alla fine di luglio, era già in uno stato avanzato di gravidanza e ancora in attesa del processo, ma il giudice della IV sezione penale del tribunale di Roma le ha imposto il carcere. «Senza un medico, senza nessuno in grado di fornirle l’assistenza sanitaria alla quale aveva pieno diritto. È un fatto che non sarebbe dovuto accadere», spiega Palma.

Nel precedente governo, la ministra della Giustizia Marta Cartabia aveva promesso: «Mai più bambini in carcere», affermando che «anche solo un bambino ristretto è di troppo». Mentre l’allora Guardasigilli Alfonso Bonafede ha confidato – anni dopo – di aver pianto quel giorno del 2018 quando la giovane detenuta gettò i suoi due figli dalle scale della sezione nido del carcere di Rebibbia. I politici di tutti i colori si sono interessati, per qualche settimana, delle condizioni dei bambini piccoli. Adesso però c’è bisogno di fatti concreti, oltre che di promesse.

Irina Smirnova

13/9/2024 https://www.farodiroma.it/

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