L’agenda smemorata di associazioni e sindacati

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Il principio, bene o male accettato da troppi, che, in particolare, durante una campagna elettorale non si deve parlare chiaro non ci appartiene e quindi continuiamo a farlo con il rischio di far arrabbiare, o addirittura inimicarci, anche quelle parti della società impegnate come noi nella difesa dei diritti sostanziali e nella partecipazione di tutte e tutti alla vita politica nelle forme dettate dalla Costituzione: Partiti, sindacati, associazioni e altre forme organizzate e di scopo scelte dai cittadini.

Il fatto è successo due mesi fa ma la sostanza non si potrà mai archiviare. Parlo della fine del governo Draghi e delle dichiarazioni di sostegno anche di da parte di quelle associazioni e sindacati che durante i mesi del draghismo hanno, chi più chi meno, elencato con passione sociale e competenza di merito i gravi danni prodotti nella società dei non abbienti già martorizzata dai precedenti governi.

In questo lungo elenco ci sono anche tanti che si trovano, sempre più spesso, e a volte sorprendendoci positivamente, sulle nostre analisi di contrapposizione a questo sistema liberista e predatore dei beni comuni vitali per un benessere dignitoso per tutti (usano anche loro il termine liberista antagonista a questo stato di cose presenti).
Ne cito solo alcuni del “Terzo settore”: Arci, Legambiente, Libera, Fish, Gruppo Abele. Per la sanità il sindacato dei medici Anaao-Assomed e altri ordini delle professioni sanitarie.
Abbiamo il dubbio che questo appello firmato dai dirigenti nazionali sia stato fatto interpellando preventivamente i referenti locali, cioè quelli a contatto con le realtà territoriali.

Come è possibile che organismi sociali da sempre orgogliosi di non essere piramidali come i Partiti – senza alcuna distinzione a loro unilaterale parere – e fautori della partecipazione dal basso nelle vostre associazioni, cadono nello stesso vizio gerarchico?

E’ una assenza di democrazia interna che riguarda anche i sindacati. Cito Cisl e Uil – la Cgil con Landini si è tenuta sul vago eccetto la dichiarazione d’amore per Draghi dello SPI, sindacato pensionati della Cgil – ma cito anche economisti e rettori universitari che in questi decenni hanno coperto ogni regressione nei loro campi.

Ovviamente l’elenco di preganti per Draghi ci sono molti amici del draghismo come Confindustria e sarebbe strano il contrario, anche se ingordi come sono continuano con i loro piagnistei.
La motivazione di questa preghiera è stata che “Una eventuale caduta dell’attuale esecutivo avrebbe conseguenze molto pesanti su tanti problemi ancora irrisolti”.

Dobbiamo dedurre che le associazioni del “Terzo settore” hanno durante questi mesi sostenuto il governo? No, a prescindere dai normali incontri con i ministri per sostenere mirate richieste, anzi la critica sui provvedimenti e sulle assenze del governo sono state di forte dissenso, e allora cosa è successo di tanto grave con la caduta del governo voluta dallo stesso Draghi pur con una maggioranza in Parlamento?

E’ successo che ha prevalso l’atavica paura, propria di una democrazia formale e imbalsamata sulle categorie della governabilità a tutti i costi. E quali sono questi costi, tralasciando la minata credibilità di questi anomali preganti? I costi sono l’implicita accettazione di tutto quanto ha fatto il governo Draghi:

  • dall’appoggio, con armi e soldati, alla guerra pro interessi USA in Ucraina calpestando la Costituzione all’aumento record delle spese militari a scapito delle già massacrate sanità e scuola pubblica sulle quali sono sempre più spinte le scelte di privatizzazione;
  • dalla svendita dei servizi pubblici con il DdL Concorrenza al processo secessionista dell’Autonomia Differenziata che ci porterà indietro alla pre Unità d’Italia;
  • dalla indifferenza governativa, se non quando vero e proprio appoggio, di fronte alla chiusura di migliaia di attività produttive e delocalizzazioni con la perdita di decine di migliaia di posti lavoro e conseguente aumento della povertà già da decenni la più alta d’Europa, al ignobile immobilismo a fronte delle migliaia di infortuni e morti sul lavoro all’anno.

Potremmo continuare con altri crimini sociali commessi dal governo Draghi e, ripetiamo, dai suoi predecessori ma non serve perchè sono tutti ben noti alle associazioni e sindacati citati all’inizio. A dire tutta la verità non lo facciamo anche perchè monta la rabbia anche a scriverli per l’ennesima volta.

Quindi perchè questo appello a sostegno di quella che viene definita in campagna elettorale “L’Agenda Draghi” in ossequio della quale si vuole ipocritamente costruire l’argine contro la destra?
Possibile che sia in atto una smemorizzazione tale che non ha permesso agli appellanti di non ricordare che negli ultimi cinque governi c’è stata l’orgia gaudente tra i partiti che oggi sui media si presentano contrapposti. Una ammucchiata che con i suoi provvedimenti ha prodotto solo odio verso gli ultimi di questa società italiana sempre più verso il precipizio dell’inciviltà, destrutturando ogni forma di convivenza? Ma non erano queste associazioni e sindacati che parlavano a nome degli ultimi?

La risposta ci è ignota, preghiamo di spiegare il perchè di questo appello. A noi no, perchè non sono certamente obbligati, comunque, continueremo a seguirli nelle loro attività, però dovrebbero assumerlo come un dovere verso gli iscritti, perchè non inganni il loro silenzio di fronte alle dichiarazioni fideiste, è semplicemente incredulità e sfiducia nella speranza di farsi ascoltare dai loro dirigenti.

Chiediamo solo un riflessione su queste nostre note di disappunto e sulla disperazione che prende persone che vedono come la difesa dei diritti, alla salute in primo luogo, sia erosa come un cancro si ciba della vita, da dentro quegli organismi di storico impegno sociale.

Per essere ancora più chiari non possiamo esimerci, con grande dolore per gente come noi impegnata in quegli organismi, di ricordare la sciagurata scelta dei sindacati confederali di istituire nei contratti la sanità integrativa, un tumore nella sanità pubblica e un aiuto inconsapevole alla sua privatizzazione in corso da anni.

Franco Cilenti

Editoriale del numero di settembre del mensile Lavoro e Salute

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