L’amicizia datata
L’amicizia non distingue colori, ha un morbido impatto sulla coscienza e si nutre di momenti intensi, è un abbraccio sempre più raro, un istinto sempre più represso, nonostante sia un bisogno insostituibile.
Quando l’amicizia è datata neanche più serve ricordare. Il tempo della noia condiviso, molto spesso pareggia i conti con i momenti di gioia e di follia vissuti nel bene o nel male.
L’amicizia datata, quella che supera i trent’anni, ha un sapore diverso, torna sui suoi passi, poi sfugge, ma mai troppo distante. Un tempo si cibava di avventure, le rincorreva a ogni folata, a ogni richiamo, a ogni passaggio del vuoto o dell’incanto. L’amicizia datata ha poco da raccontarsi, basta un’occhiata, un sospiro più alto, un gesto consueto per comunicare il detesto, il piacere, il volere, l’essere.
Vincenzo e Rino sono amici d’infanzia. Hanno lavorato per la stessa ditta, stessi turni per 30 anni. Il primo poteva contare su un fisico possente, l’altro sull’agilità perché più piccolo. Litigavano ogni mattina, continuavano fino all’orario di cena, poi si dividevano per ricominciare il giorno dopo. Rino lavorava di fino e a Vincenzo toccava caricare la carriola e scaricare piastrelle, mattonelle, sacchi di cemento e colla. Al primo scarico, iniziava la combutta “voglio vedere quando vai tu a caricare. Tocca sempre a me fare il culo, pure io sono capace a mettere le mattonelle, a tagliarle; mica serve la laurea?”
La risposta di Rino dava sempre spunto a una nuova fiammata “tu puoi solo caricare e scaricare, non sei preciso come me. Anzi io dovrei lamentarmi, perché lavoro con te: neanche posso chiedere il cambio”. 30 anni di fiammate improvvise, di giuramenti ignobili, di litigi e di minacce. La loro amicizia non trovava altri modi per esprimersi, conosceva solo l’alterco, il bisticcio e nel frattempo la rinnegavano, togliendosi il saluto.
Oggi siedono sulla stessa panchina, non hanno molto da raccontare, non trovano spiragli per ingigantire i difetti scontati dell’altro. Sperano soltanto che l’altro sopravviva alla sua morte, forse, ma guai a dirselo.
Non tutte le storie convergono a un buon fine, non tutte le amicizie sono doc come il vino del compare, nonostante il compare non sia proprio un amico. L’amicizia datata non racconta, ogni eccezione riporta ha una regola fissa e quel che si consuma è solo nebbia, vapore, fumo.
Per quanto possa dolere, anche il tradimento può diventare la regola fissa di un’amicizia, la congiunzione e lo spirito. Lo spirito dell’uomo è vago, vaghi sono i modi in cui interpreta i rapporti e se l’egoismo fosse più spontaneo, probabilmente non praticheremmo atti di accusa.
La storia di un’amicizia sopravvive, specie quando viene istintivo ribadire “con me, tu hai chiuso”. Dopo trent’anni di amicizia puoi chiudere solo il portone di casa, quando ti sei accertato che lui sia entrato.
Sarebbe buona norma non giurare, non ripetere a menadito frasi concitate da far west, come “da te non me lo aspettavo, eppure ti conosco”. Forse te lo aspettavi perché lo conosci, come conosci il rischio, come conosci il bisogno di affidarti a lui.
L’amicizia datata passa attraverso le frontiere dell’assenza, del silenzio per rifiorire e perdersi di nuovo, poiché a ogni relazione la vita regala un suo senso, un suo valore da confrontare con il nostro.
I sentimenti formano l’uomo, non il contrario e la rabbia, l’odio, la paura, il dolore e l’amore valgono come certificato di presenza nel mondo.
L’amicizia è un sentimento pregiato, non teme la maleducazione, non teme il perdono e non teme la vendetta, come non teme d’affrontarsi a muso duro. L’amicizia datata, invece, rinuncia allo scontro, perché? “Perché con i montoni è impossibile ragionare, tanto so già a cosa sta pensando, magari ai nostri maledetti quindici anni”.
Antonio Recanatini
Poeta, scrittore. La sua poesia è atta a risollevare il sentimento della periferia, all’orgoglio di essere proletari e anticonformisti.
Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
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