L’anno della Garuffa
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Anna Di Cagno – Arkadia, 2024
Anna Di Cagno, scrittrice e giornalista, con questo libro, “L’anno della Garuffa” ci riporta indietro nella storia di quasi mezzo secolo.
16 marzo 1978. Giorno in cui venne rapito Aldo Moro. È un giorno terribile, perché coincide con la fine di un’epoca e con l’inizio della capitolazione della prima repubblica.
Poche ore prima avviene un altro sequestro. La vittima è un bambino. Si tratta di Luca Barnaba, ha soltanto dieci anni, figlio di un facoltoso e chiacchierato imprenditore di una non precisata città del sud, una città che vive nell’illegalità, dove il contrabbando delle sigarette non è considerato un reato ma un’attività che permette di vivere e fare fronte a situazioni disperate per il ceto basso, dove i ricchi fanno abuso di droghe che conducono alla strada di un’apparente felicità dentro una società che sta vivendo uno dei periodi più duri della storia della Repubblica: gli anni di piombo.
In questo romanzo Anna Di Cagno torna indietro in quegli anni in cui il terrorismo sferrò un attacco violento al cuore dello stato, raccontandolo attraverso lo sguardo di un’adolescente, Monica Traversa, figlia di amici della famiglia Barnaba, che rilegge il caso Moro e il baratro in cui sta sprofondando il paese.
Il destino di Aldo Moro è legato al destino del piccolo Luca?
Non stiamo qui a rivelare cosa li lega in questo filo parallelo perché non vogliamo togliere il piacere e la curiosità di scoprirlo durante la lettura.
Monica vuole capire, comprendere cosa si nasconde dietro il mondo borghese perverso e ipocrita di cui fa parte, perché sono molte le cose oscure nella realtà in cui vive.
Incontrerà Maria Grazia, una giovane giornalista appassionata e che crede nel suo mestiere. Maria Grazia cercherà di scoprire la verità indagando sui loschi traffici che si svolgono nella sua città e che possono essere legati al rapimento del bambino.
Monica, se conoscesse il gioco all’italiana del biliardo, la definirebbe una Garuffa, ma lei con i suoi tredici anni non può capire.
Cos’è la Garuffa, parola che troviamo nel titolo?
Nel gioco del biliardo all’italiana la Garuffa rappresenta uno dei tiri più difficili perché consiste nel riuscire ad imprimere un effetto contro la bilia battente in modo da deviare il suo impatto con la sponda corta.
Tutto questo non a caso: torna alla memoria quel periodo terribile ricordando un angolo di paese , una sponda corta e assolata, dove il gioco si inverte.
Anna Di Cagno dialoga in questo racconto apertamente con un capitolo della storia attraverso un quadro della società borghese aperta a tante contraddizioni, intrecciandosi in questo mosaico duro e fedele alle sfaccettature del genere umano, indagato con severo cinismo dall’autrice.
Per questo la scrittura diventa uno strumento da maneggiare con cura, ogni frase è un preziosismo da esplorare. Anche raccontare una realtà legandola a un fatto che potrebbe essere reale ci vuole attenzione, perché questo libro accende in chiave narrativa una luce su una realtà che ormai consideriamo lontana, che accomuna archetipi comuni a tutti gli strati sociali e alle forme di potere fondati sull’illegalità e dove chiudendo gli occhi tutto sembra funzionare a meraviglia.
In una città in tensione Anna Di Cagno dà vita a una vicenda umana tumultuosa e vibrante, nella quale, intrecciando fiction e cronaca, vediamo scorrere anche fatti sociali che arriveranno all’apice degli anni di piombo.
Un romanzo duro e avvincente, dal ritmo serrato e incalzante, che non cerca e non vuole dare facili risposte e che, in ogni caso, apre nuovi interrogativi oltre a quelli che rimangono senza risposta di quegli anni, su uno dei periodi più drammatici della storia italiana.
Giorgo Bona
Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute
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