L’autoderminazione delle donne non si fermerà
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Il 22 ottobre, in Polonia, la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che dichiara incostituzionale la possibilità di ricorrere all’aborto in caso di malformazione del feto. La legge polacca del 1993, una delle più restrittive d’Europa, riconosceva come uniche condizioni per praticare l’interruzione di gravidanza, oltre alla malformazione del feto, lo stupro e gravi pericoli per la salute della donna. La sentenza raggiunge un risultato da tempo nell’agenda del PiS ( Diritto e Giustizia, partito di governo, nazional-conservatore e cattolico integralista), che già nel 2016 tentò di abolire del tutto l’aborto. Nel 2016 le imponenti proteste riuscirono a impedire l’approvazione della legge.
Oggi siamo di fronte a un nuovo attacco e le donne polacche, con studenti, associazioni, sindacati, personale sanitario e la parte più progressista della società polacca, hanno risposto con partecipate mobilitazioni, cortei, blocchi stradali e presidi, con molta energia e determinazione, anche in una situazione difficile come quella generata dalla pandemia. In Italia, come nel resto d’ Europa, si sono svolte manifestazioni di solidarietà.
Il diritto delle donne all’autodeterminazione, alla scelta della maternità è sempre, incredibilmente, minacciato in tutto il mondo. Esiste una specifica rete di movimenti, (una molto presente in Polonia è Ordo Iuris collegata alla TFP -Tradition, Family, Property- organizzazione transnazionale fondata nel 1960 in Brasile) che nel 2013 si è formalmente costituita a Bruxelles e che si pone come punto di riferimento per le prospettive tradizionaliste sui Diritti Sessuali e Riproduttivi (SRR): Agenda Europa. L’organizzazione dispone di un blog, anonimo, che segue da vicino le vicende legislative europee e diffonde informazioni sulle iniziative contro i diritti umani. Gli attivisti poi si riuniscono annualmente in summit, sempre più organizzati e propositivi. Nel 2015 il summit ha formalizzato cinque strategie tematiche sulle quali le varie associazioni si concentrano per influenzare o determinare processi legislativi in Europa. Le “ strategie” prevedono il contrasto attivo ad eutanasia, maternità surrogata, istanze lgbt , la difesa del matrimonio e la famiglia tradizionale, la libertà religiosa.
Agenda Europa ha prodotto un manifesto programmatico, corposo, anonimo, non datato, a cui i membri sono invitati ad aderire; “Ristabilire l’ordine naturale” è il titolo del documento, che rivendica l’affermazione di una Legge Naturale , ordine del mondo, che dovrebbe esser ripristinata, per soffocare quella demoniaca rivoluzione culturale ( sessuale) all’origine dei mali moderni. Per salvare la civiltà occidentale dall’autodistruzione, il principio da sovvertire, secondo questi “illuminati”fanatici, è che l’atto sessuale sia dissociato dalla procreazione. Da questo discendono , a cascata, tutti i temi della rivoluzione culturale , a cui il suddetto manifesto si oppone ( unioni civili, riconoscimento di identità sessuali diverse, omosessualità, contraccezione, aborto). Ristabilire l’ordine naturale implica il riconoscimento del matrimonio tra uomo e donna, destinato alla procreazione, indissolubile, come unica forma di famiglia; il rifiuto della contraccezione oltre quella naturale, di pratiche come la maternità surrogata; rifiuto di qualsiasi riconoscimento di forme di sessualità non eterosessuale; rifiuto dell’aborto, della diagnostica prenatale, dell’eutanasia, perfino dell’uso di cellule staminali e del ricorso a trapianti. Un campionario di oscurantismo impressionante. Ma quello che preoccupa maggiormente è l’esistenza di un piano pericoloso e concreto, che comprende principi strategici, dal rivendicare per i cristiani lo status di vittime di intolleranza e discriminazioni, all’inquadrare i propri temi come diritti : diritto di nascere, diritto dei padri di impedire l’aborto, diritto delle famiglie tradizionali, diritto a veder rispettate le opinioni religiose per legge, dritto all’obiezione di coscienza ecc. ) .L’organizzazione deve inoltre infiltrarsi ed accreditarsi nelle istituzioni, anche internazionali, utilizzando linguaggi e pratiche legalitarie. Per essere riconosciute, le istanze reazionarie si avvalgono di un buon numero di personaggi, oltre ai semplici attivisti : organizzatori, ideologi, funzionari, leader politici di tutta Europa (per l’Italia possiamo contare su Rocco Buttiglione…) e naturalmente importanti finanziatori, miliardari di varie appartenenze.
Il Vaticano e altre istituzioni cattoliche naturalmente, ispirano e permeano con discrezione, attraverso numerosi canali paralleli, l’intera organizzazione. Dal punto di vista strettamente operativo, il piano si concretizza per molte vie: pubblicazioni scientifiche, petizioni, proposte di legge o di abrogazione di leggi ( sui temi di famiglia, aborto, LGBT) nei vari paesi , ma anche attraverso azioni non legislative ( finanziamenti, politiche educative, programmi scolastici, propaganda, petizioni, campagne di sensibilizzazione, eventi).
L’Europa deve riservare molta attenzione a questo imponente sistema ideologico ed organizzativo, per difendere e continuare ad affermare i diritti delle donne e delle persone in tema di libertà personali, riproduzione e sessualità. In questo senso opera il Forum Parlamentare Europeo sulla Popolazione & lo Sviluppo ( EPF).
Ed è su questo sfondo che bisogna interpretare i segnali allarmanti che si registrano anche in Italia. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una variegata gamma di azioni ed esternazioni : crociate per la famiglia tradizionale, con tanto di incentivi alla natalità ad opera di Lorenzo Fontana ; proposte indecenti di Pillon, volte a ingabbiare soprattutto le donne in uno schema rigido e discutibili di famiglia standard , ostacolando le separazioni e favorendo atteggiamenti di oppressione maschili; opposizione alla legge Cirinnà sulle unioni civili; campagne mediatiche contro le proposte di legge sul fine vita, contro le rivendicazioni LGBT, contro il “pericolo” gender, ( perfino liste di libri per l’infanzia proibiti), convegni ( a Verona il Congresso mondiale della famiglia, iniziative varie al grido di “difendiamo i nostri figli” ), sit.in, tentativi di monitorare programmi scolastici.
Per contrastare l’incoraggiamento all’omosessualità contenuto nella legge Zan il consigliere leghista Martinelli di bagno a Ripoli propone di istituire la “giornata del cattolico eterosessuale”. E poi tutto il folclore di repertorio delle buffonate di Salvini o della sbraitante Meloni che rivendica le sue qualità di donna madre etero ecc..; finanziamenti ad associazioni “ buone”, ed insieme a questo armamento ideologico e propagandistico, una serie di regolamenti, leggi regionali, regolamenti , istituzione di Agenzie per la famiglia variamente distribuiti sul territorio nazionale, sempre per minare e contrastare l’affermazione e l’ effettivo esercizio dei diritti civili. Non mancano i contributi religiosi come quello del vicario del vescovo di Macerata, che dal pulpito afferma che l’aborto è più grave della pedofilia. Per quanto riguarda l’aborto, in particolare, alla piaga dell’obiezione di coscienza dei ginecologi, che in alcune regioni raggiunge percentuali dell’80% e apre la strada a un numero stimato di oltre diecimila aborti clandestini all’anno, si aggiunge la classica e sempre attiva propaganda dei pro-vita, dalla distribuzione di gadget a forma di feto, a tutto il repertorio di striscianti sistemi di inciampo per le donne ( presenza dei movimenti pro vita negli ospedali ed altre amene strategie per colpevolizzare chi abortisce).
É di poche settimane fa la scoperta di una pratica vergognosa: al cimitero Flaminio di Roma si seppelliscono i feti abortiti, segnalati da una croce con il nome della madre, con una procedura standard che prescinde dalla volontà della madre. Il “ Giardino degli angeli” del Flaminio non è un caso isolato. Molte città hanno predisposto uno spazio cimiteriale per le sepolture dei feti nati morti prima delle 28 settimane. Ma è inaccettabile che in molte strutture ospedaliere esistano convenzioni con associazioni pro-vita ( ad esempio la ADVM – Associazione Difendere la Vita con Maria) che provvedono, anche senza richiesta né consenso dei genitori, alla sepoltura dei feti o dei prodotti del concepimento di meno di venti settimane, ad opera di volontari, con cerimonia religiosa. Nel migliore dei casi, la sepoltura viene contrassegnata con un codice. In questi casi, sono le ASL ad “ appaltare” il trattamento dei resti dell’aborto alle associazioni convenzionate. Per quanto riguarda il caso del Flaminio, quello che ha suscitato sdegno è la violazione della privacy delle donne, e i nomi spariranno dalle croci. Ma c’è un altro aspetto che desta preoccupazione, alla luce delle strategie messe in atto per cancellare i diritti delle donne, ed è lo spazio, il potere riconosciuto ad associazioni che affermano nei fatti e nei principi, che la vita inizia dal concepimento, e che il feto, o perfino l’embrione, debbano ricevere una sepoltura indipendentemente dalla scelta dei genitori. Quasi che ogni prodotto del concepimento, a qualsiasi momento dello sviluppo, riguardasse, prima che la donna, la società o meglio una parte di essa, in contraddizione con una legge dello Stato, la 194, che evidentemente si fonda su un assunto molto diverso.
Recentemente, il ministro Speranza ha chiesto ed ottenuto una precisazione, da parte del Consiglio Superiore di Sanità, in merito alle procedure autorizzate per l’aborto farmacologico. Le regioni avevano facoltà di scegliere tra la somministrazione in ambulatorio ( scelta più diffusa) o in regime di ricovero. In Umbria la presidente Tesei, nel giugno scorso, ha deciso di interpretare le disposizioni in senso restrittivo, prevedendo sempre il ricovero di tre giorni. Il Ministero dopo i relativi consulti, ha emesso un aggiornamento chiarificatore delle linee guida di utilizzo della Ru486, che autorizzano il regime ambulatoriale, anche nei consultori, e il day hospital.
La Regione Piemonte, per mano dell’assessore Marrone, ha contestato le linee guida del ministero e richiesto un parere all’avvocatura dello Stato, avanzando pretesti di carattere sanitario ( sulla presunta maggiore sicurezza del ricovero ospedaliero). Nell’attesa la Regione ha emesso una circolare di indirizzo che, in disaccordo con le linee guida, limita l’utilizzo della Ru486 all’ambito ospedaliero, vietandola nei consultori ed assegnando al medico la decisione sulle modalità di ricovero. Ma, come se non bastasse, apre ufficialmente all’attivazione negli ospedali di sportelli informativi e di sostegno gestiti da associazioni, come il Progetto Gemma avviato da Movimento per la vita e Centri di aiuto alla vita con un aiuto economico mediante adozione prenatale a distanza, il servizio telefonico SOS Vita, etc. Quindi, invece di potenziare consultori e strutture, di lottare contro l’obiezione di coscienza e predisporre la migliore assistenza possibile per le donne che scelgono legittimamente di abortire, il piano della Regione è convincerle, con le buone, oppure ostacolarle e boicottarle con le cattive. Peccato, davvero, che la giunta piemontese non abbia impiegato diversamente tempo e risorse nei mesi scorsi, quando c’era da lavorare seriamente ad un piano di prevenzione della prevedibile seconda ondata di coronavirus, invece di esercitare tanto anacronistico oscurantismo. Le proteste della piazza torinese contro le scellerate iniziative della Regione si sono unite alla solidarietà con le donne polacche. A Torino, come a Varsavia, nelle piazze e nelle istituzioni è ancora necessario tenere altissima l’attenzione sul diritto delle donne a decidere del proprio corpo, a difendersi dai mille modi in cui si esercita su di esse la violenza , che sia legislativa, psicologica, fisica , sessuale , culturale, mediatica ad opera di mariti, fidanzati, padri, datori di lavoro, ma anche assessori, amministratori, politici, medici obiettori ecc..
Loretta Deluca
Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute
Pubblicato sul numero di dicembre del mensile
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