“Lavender”: La macchina di intelligenza artificiale che dirige i bombardamenti di Israele su Gaza
Di Yuval Abraham – +972 Local Call 3 aprile 2024
(traduzione di Federica Riccardi)
Nel 2021, un libro intitolato “The Human-Machine Team: How to Create Synergy Between Human and Artificial Intelligence That Will Revolutionize Our World” (Come creare una sinergia tra intelligenza umana e artificiale che rivoluzionerà il nostro mondo) è stato pubblicato in inglese dietro lo pseudonimo di “Brigadier General Y.S.”. In esso l’autore – un uomo che, come abbiamo confermato, è l’attuale comandante dell’unità d’élite israeliana 8200 – sostiene la necessità di progettare una macchina speciale in grado di elaborare rapidamente enormi quantità di dati per generare migliaia di potenziali “bersagli” da colpire in guerra. Tale tecnologia, scrive, risolverebbe quello che ha descritto come un “collo di bottiglia umano sia per la localizzazione dei nuovi obiettivi che per il processo decisionale di approvazione degli stessi”.
Una macchina del genere, a quanto pare, esiste davvero. Una nuova inchiesta di +972 Magazine e Local Call rivela che l’esercito israeliano ha sviluppato un programma basato sull’intelligenza artificiale noto come “Lavender”, svelato qui per la prima volta. Secondo sei ufficiali dell’intelligence israeliana, che hanno tutti prestato servizio nell’esercito durante l’attuale guerra contro la Striscia di Gaza e sono stati coinvolti in prima persona nell’uso dell’IA per generare obiettivi da assassinare, Lavender ha svolto un ruolo centrale nei bombardamenti senza precedenti contro i palestinesi, soprattutto durante le prime fasi della guerra. Infatti, secondo le fonti, la sua influenza sulle operazioni militari è stata tale da indurre i militari a trattare i risultati della macchina IA “come se si trattasse di una decisione umana”.
Formalmente, il sistema Lavender è progettato per contrassegnare tutti i sospetti operativi delle ali militari di Hamas e della Jihad islamica palestinese (JIP), anche quelli di basso rango, come potenziali obiettivi di attentati. Le fonti hanno riferito a +972 e Local Call che, durante le prime settimane di guerra, l’esercito si è affidato quasi completamente a Lavender, che ha registrato ben 37.000 palestinesi come sospetti militanti – e le loro case – per possibili attacchi aerei.
Durante le prime fasi della guerra, l’esercito diede ampia approvazione agli ufficiali per l’adozione delle liste di bersagli di Lavender, senza alcun obbligo di verificare a fondo il motivo per cui la macchina aveva fatto quelle scelte o di esaminare i dati di intelligence grezzi su cui si basavano. Una fonte ha dichiarato che il personale umano spesso serviva solo come “timbro di garanzia” per le decisioni della macchina, aggiungendo che, di solito, dedicava personalmente solo “20 secondi” a ciascun obiettivo prima di autorizzare un bombardamento – solo per assicurarsi che l’obiettivo contrassegnato da Lavender fosse di sesso maschile. Questo nonostante si sappia che il sistema commette quelli che vengono considerati “errori” in circa il 10% dei casi, e che è noto per contrassegnare occasionalmente individui che hanno solo un legame debole con i gruppi militanti, o nessun legame.
Inoltre, l’esercito israeliano ha sistematicamente attaccato le persone prese di mira mentre si trovavano nelle loro case – di solito di notte, mentre erano presenti tutte le loro famiglie – piuttosto che durante le attività militari. Secondo le fonti, questo avveniva perché, da quello che consideravano un punto di vista di intelligence, era più facile localizzare gli individui nelle loro case private. Altri sistemi automatizzati, tra cui uno chiamato “Where’s Daddy?” (Dov’è papà?), anch’esso rivelato qui per la prima volta, sono stati utilizzati specificamente per rintracciare gli individui presi di mira ed effettuare attentati quando erano entrati nelle loro residenze familiari.
Il risultato, come testimoniato dalle fonti, è che migliaia di palestinesi – la maggior parte dei quali donne e bambini o persone non coinvolte nei combattimenti – sono stati spazzati via dagli attacchi aerei israeliani, soprattutto nelle prime settimane di guerra, a causa delle decisioni del programma di IA.
“Non ci interessava uccidere gli operativi [di Hamas] solo quando si trovavano in un edificio militare o erano impegnati in un’attività militare”, ha dichiarato A., un ufficiale dell’intelligence, a +972 e Local Call. “Al contrario, l’IDF li ha bombardati nelle loro case senza esitazione, come prima opzione. È molto più facile bombardare la casa di una famiglia. Il sistema è costruito per cercarli in queste situazioni”.
La macchina Lavender si aggiunge a un altro sistema di intelligenza artificiale, “The Gospel”, le cui informazioni sono state rivelate in una precedente indagine di +972 e Local Call nel novembre 2023, oltre che nelle pubblicazioni dell’esercito israeliano. Una differenza fondamentale tra i due sistemi è nella definizione del bersaglio: mentre il Gospel contrassegna gli edifici e le strutture da cui, secondo l’esercito, operano i militanti, Lavender contrassegna le persone – e le inserisce in una lista di obiettivi da uccidere.
Inoltre, secondo le fonti, quando si trattava di colpire i presunti militanti junior segnalati da Lavender, l’esercito preferiva usare solo “dumb bombs”, comunemente noti come bombe non-guidate (in contrasto con le bombe di precisione “intelligenti”), che possono distruggere interi edifici con i loro occupanti e causare vittime significative. “Non si vogliono sprecare bombe costose per persone non importanti – è molto costoso per il Paese e c’è una carenza [di queste bombe]”, ha detto C., uno degli ufficiali dell’intelligence. Un’altra fonte ha dichiarato di aver autorizzato personalmente il bombardamento di “centinaia” di case private di presunti agenti minori segnalati da Lavender, con molti di questi attacchi che hanno ucciso civili e intere famiglie come “danni collaterali”.
In una mossa senza precedenti, secondo due delle fonti, l’esercito ha anche deciso durante le prime settimane di guerra che, per ogni giovane agente di Hamas contrassegnato da Lavender, era permesso uccidere fino a 15 o 20 civili; in passato, l’esercito non autorizzava alcun “danno collaterale” per l’assassinio di militanti di basso rango. Le fonti hanno aggiunto che, nel caso in cui l’obiettivo fosse un alto funzionario di Hamas con il grado di comandante di battaglione o di brigata, l’esercito ha autorizzato in diverse occasioni l’uccisione di più di 100 civili per l’assassinio di un singolo comandante.
La seguente indagine è organizzata secondo le sei fasi cronologiche della produzione di bersagli altamente automatizzati da parte dell’esercito israeliano nelle prime settimane della guerra di Gaza. In primo luogo, spieghiamo la macchina Lavender stessa, che ha marcato decine di migliaia di palestinesi utilizzando l’intelligenza artificiale. In secondo luogo, riveliamo il sistema Where’s Daddy? , che traccia questi obiettivi e segnala all’esercito quando entrano nelle case famigliari. In terzo luogo, descriviamo come sono state scelte le bombe non-guidate per colpire queste case.
In quarto luogo, spieghiamo come l’esercito abbia ampliato il numero di civili che potevano essere uccisi durante il bombardamento di un obiettivo. In quinto luogo, notiamo come un software automatico abbia calcolato in modo impreciso la quantità di non combattenti in ogni famiglia. In sesto luogo, mostriamo come in diverse occasioni, quando una casa è stata colpita, di solito di notte, l’obiettivo individuale a volte non era affatto all’interno, perché gli ufficiali militari non verificano le informazioni in tempo reale.
FASE 1: GENERAZIONE DI OBIETTIVI
Una volta che si passa all’automatismo, la generazione dei bersagli impazzisce
Nell’esercito israeliano, il termine “bersaglio umano” si riferiva in passato a un agente militare di alto livello che, secondo le regole del Dipartimento di diritto internazionale dell’esercito, può essere ucciso nella sua casa privata anche se ci sono civili nei dintorni. Fonti dell’intelligence hanno riferito a +972 e a Local Call che durante le precedenti guerre israeliane, poiché si trattava di un modo “particolarmente brutale” di uccidere qualcuno – spesso uccidendo un’intera famiglia insieme al bersaglio – questi obiettivi umani erano contrassegnati con molta attenzione e solo i comandanti militari di alto livello venivano bombardati nelle loro case, per mantenere il principio di proporzionalità previsto dal diritto internazionale.
Ma dopo il 7 ottobre – quando i militanti guidati da Hamas hanno lanciato un assalto mortale contro le comunità israeliane meridionali, uccidendo circa 1.200 persone e sequestrandone 240 – l’esercito, secondo le fonti, ha adottato un approccio radicalmente diverso. Nell’ambito dell’operazione “Iron Swords”, l’esercito ha deciso di designare tutti gli operativi dell’ala militare di Hamas come obiettivi umani, indipendentemente dal loro grado o dalla loro importanza militare. E questo ha cambiato tutto.
La nuova politica ha posto anche un problema tecnico all’intelligence israeliana. Nelle guerre precedenti, per autorizzare l’assassinio di un singolo obiettivo umano, un ufficiale doveva passare attraverso un complesso e lungo processo di “incriminazione”: controllare le prove che la persona fosse effettivamente un membro di alto livello dell’ala militare di Hamas, scoprire dove viveva, I suoi contatti e infine sapere quando era a casa in tempo reale. Quando l’elenco dei bersagli era composto solo da poche decine di alti funzionari, il personale dell’intelligence poteva gestire individualmente il lavoro necessario per incriminarli e localizzarli.
Tuttavia, una volta che l’elenco è stato ampliato per includere decine di migliaia di agenti di grado inferiore, l’esercito israeliano ha pensato di doversi affidare a software automatizzati e all’intelligenza artificiale. Il risultato, testimoniano le fonti, è stato che il ruolo del personale umano nell’incriminare i palestinesi come agenti militari è stato messo da parte e l’IA ha svolto la maggior parte del lavoro. Secondo quattro delle fonti che hanno parlato con +972 e Local Call, Lavender – che è stato sviluppato per creare obiettivi umani nella guerra in corso – ha contrassegnato circa 37.000 palestinesi come sospetti “militanti di Hamas”, la maggior parte dei quali giovani, da assassinare (il portavoce dell’IDF ha negato l’esistenza di tale lista di obiettivi da uccidere in una dichiarazione a +972 e Local Call).
“Non sapevamo chi fossero i giovani operativi, perché Israele non li rintracciava abitualmente [prima della guerra]”, ha spiegato l’ufficiale superiore B. a +972 e Local Call, spiegando la ragione dietro lo sviluppo di questa particolare macchina di bersagli per la guerra in corso. “Volevano permetterci di attaccare [gli agenti minori] automaticamente. Questo è il Santo Graal. Una volta che si passa all’automatismo, la generazione dei bersagli impazzisce”.
Le fonti hanno detto che l’approvazione per l’adozione automatica degli elenchi di uccisioni di Lavender, che in precedenza era stato usato solo come strumento ausiliario, è stata concessa circa due settimane dopo l’inizio della guerra, dopo che il personale dell’intelligence ha controllato “manualmente” l’accuratezza di un campione casuale di diverse centinaia di obiettivi selezionati dal sistema di intelligenza artificiale. Quando tale campione ha rilevato che i risultati di Lavender avevano raggiunto un’accuratezza del 90% nell’identificare l’affiliazione di un individuo ad Hamas, l’esercito ha autorizzato l’uso generalizzato del sistema. Da quel momento, le fonti hanno detto che se Lavender decideva che un individuo era un militante di Hamas, veniva chiesto loro di trattarlo essenzialmente come un ordine, senza alcun obbligo di verificare in modo indipendente perché la macchina avesse fatto quella scelta o di esaminare i dati grezzi di intelligence su cui si era basata.
“Alle 5 del mattino, [l’aviazione] avrebbe bombardato tutte le case che avevamo contrassegnato”, ha detto B.. “Abbiamo fatto fuori migliaia di persone. Non le abbiamo esaminate una per una – abbiamo inserito tutto in sistemi automatici, e non appena uno [degli individui contrassegnati] era in casa, diventava immediatamente un obiettivo. Abbiamo bombardato lui e la sua casa”.
“È stato molto sorprendente per me che ci sia stato chiesto di bombardare una casa per uccidere un soldato semplice, la cui importanza nei combattimenti era così bassa”, ha detto una fonte sull’uso dell’IA per marcare presunti militanti di basso rango. “Ho soprannominato questi obiettivi “bersagli spazzatura”. Tuttavia, li trovavo più etici degli obiettivi che bombardavamo solo per “deterrenza”: torri residenziali evacuate e abbattute solo per causare distruzione”.
I risultati mortali di questo allentamento delle restrizioni nella fase iniziale della guerra sono stati sconcertanti. Secondo i dati del Ministero della Sanità palestinese a Gaza, su cui l’esercito israeliano ha fatto affidamento quasi esclusivamente dall’inizio della guerra, Israele ha ucciso circa 15.000 palestinesi – quasi la metà del bilancio delle vittime finora – nelle prime sei settimane di guerra, fino a quando non è stato concordato un cessate il fuoco di una settimana il 24 novembre.
Più informazioni e varietà ci sono, meglio è
Il software Lavender analizza le informazioni raccolte sulla maggior parte dei 2,3 milioni di residenti della Striscia di Gaza attraverso un sistema di sorveglianza di massa, quindi valuta e classifica la probabilità che ogni particolare persona sia attiva nell’ala militare di Hamas o della JIP. Secondo le fonti, la macchina assegna a quasi ogni singola persona di Gaza un punteggio da 1 a 100, esprimendo la probabilità che sia un militante.
Lavender impara a identificare le caratteristiche degli operativi noti di Hamas e della JIP, le cui informazioni sono state fornite alla macchina come dati di addestramento, e poi a individuare queste stesse caratteristiche tra la popolazione generale, hanno spiegato le fonti. Un individuo che presenta diverse caratteristiche incriminanti raggiunge un punteggio elevato e diventa automaticamente un potenziale bersaglio per l’assassinio.
In “The Human-Machine Team”, il libro citato all’inizio di questo articolo, l’attuale comandante dell’Unità 8200 sostiene la necessità di un sistema di questo tipo senza fare riferimento a Lavender. (Anche il comandante stesso non viene nominato, ma cinque fonti dell’8200 hanno confermato che il comandante è l’autore, come riportato anche da Haaretz). Descrivendo il personale umano come un “collo di bottiglia” che limita la capacità dell’esercito durante un’operazione militare, il comandante si lamenta: “Noi [uomini] non possiamo elaborare così tante informazioni. Non importa quante persone siano incaricate di produrre obiettivi durante la guerra: non si riesce comunque a produrre abbastanza obiettivi al giorno”.
La soluzione a questo problema, dice, è l’intelligenza artificiale. Il libro offre una breve guida alla costruzione di una “macchina per obiettivi”, simile nella descrizione a Lavender, basata sull’IA e su algoritmi di apprendimento automatico. La guida contiene diversi esempi delle “centinaia e migliaia” di caratteristiche che possono aumentare il rating di un individuo, come l’appartenenza a un gruppo Whatsapp con un militante noto, il cambio di cellulare ogni pochi mesi e il cambio frequente di indirizzo.
“Più informazioni e più varie sono, meglio è”, scrive il comandante. “Informazioni visive, informazioni cellulari, connessioni ai social media, informazioni sul campo di battaglia, contatti telefonici, foto”. Mentre gli esseri umani selezionano queste caratteristiche all’inizio, continua il comandante, col tempo la macchina arriverà a identificarle da sola. Questo, dice, può consentire alle forze armate di creare “decine di migliaia di obiettivi”, mentre la decisione effettiva se attaccarli o meno rimarrà umana.
Il libro non è l’unica occasione in cui un comandante israeliano di alto livello ha accennato all’esistenza di macchine per identificare obiettivi umani come Lavender. +972 e Local Call hanno ottenuto il filmato di una conferenza privata tenuta dal comandante del centro segreto di Data Science e IA dell’Unità 8200, il “Colonnello Yoav”, alla settimana dell’IA dell’Università di Tel Aviv nel 2023, di cui hanno parlato i media israeliani.
Nella conferenza, il comandante parla di una nuova e sofisticata macchina bersaglio utilizzata dall’esercito israeliano che individua “persone pericolose” in base alla loro somiglianza con le liste esistenti di militanti noti su cui è stata addestrata. “Usando il sistema, siamo riusciti a identificare i comandanti delle squadre missilistiche di Hamas”, ha detto il “Col. Yoav” nella conferenza, riferendosi all’operazione militare israeliana del maggio 2021 a Gaza, quando la macchina è stata usata per la prima volta.
Le diapositive di presentazione della conferenza, ottenute anche da +972 e Local Call, contengono illustrazioni di come funziona la macchina: viene alimentata con dati su operativi di Hamas esistenti, impara a notare le loro caratteristiche e poi valuta altri palestinesi in base a quanto sono simili ai militanti.
“Classifichiamo i risultati e determiniamo la soglia [per attaccare un obiettivo]”, ha detto il “Col. Yoav” nella conferenza, sottolineando che “alla fine sono le persone in carne e ossa a prendere le decisioni”. Nel settore della difesa, dal punto di vista etico, poniamo molta enfasi su questo aspetto. Questi strumenti sono pensati per aiutare [gli agenti dell’intelligence] a rompere le loro barriere”.
In pratica, tuttavia, le fonti che hanno utilizzato Lavender negli ultimi mesi dicono che la capacità umana e la precisione sono state sminuite per la creazione di bersagli di massa e l’aumento della letalità.
Non c’era una politica di “zero errori”
B., un ufficiale superiore che utilizzava Lavender, ha dichiarato a +972 e Local Call che nella guerra in corso gli ufficiali non erano tenuti a rivedere in modo indipendente le valutazioni del sistema di intelligenza artificiale, per risparmiare tempo e consentire la produzione di massa di obiettivi umani senza ostacoli.
“Tutto era statistico, tutto era ordinato – era molto asciutto”, ha detto B.. Ha osservato che questa mancanza di supervisione è stata permessa nonostante i controlli interni mostrassero che i calcoli di Lavender erano considerati accurati solo il 90% delle volte; in altre parole, si sapeva in anticipo che il 10% degli obiettivi umani destinati all’assassinio non erano affatto membri dell’ala militare di Hamas.
Ad esempio, le fonti hanno spiegato che la macchina Lavender a volte segnalava erroneamente individui che avevano modelli di comunicazione simili a quelli di operativi noti di Hamas o della JIP – tra cui lavoratori della polizia e della protezione civile, parenti di militanti, residenti che avevano un nome e un soprannome identici a quelli di un operativo e gazawi che usavano un dispositivo appartenuto ad un operativo di Hamas.
“Quanto deve essere vicina una persona ad Hamas per essere [considerata da una macchina IA come] affiliata all’organizzazione?”, ha chiesto una fonte critica dell’imprecisione di Lavender. “È un confine vago. Una persona che non riceve uno stipendio da Hamas, ma che lo aiuta in ogni genere di cose, è un agente di Hamas? Una persona che ha fatto parte di Hamas in passato, ma che oggi non ne fa più parte, è un operativo di Hamas? Ognuna di queste caratteristiche – caratteristiche che una macchina segnalerebbe come sospette – è inaccurata”.
Problemi simili esistono per quanto riguarda la capacità delle macchine di valutare il telefono utilizzato da un individuo segnalato per l’assassinio. “In guerra, i palestinesi cambiano continuamente telefono”, ha detto la fonte. “Le persone perdono i contatti con le loro famiglie, danno il loro telefono a un amico o alla moglie, magari lo perdono. Non c’è modo di affidarsi al 100% al meccanismo automatico che determina quale numero [di telefono] appartiene a chi”.
Secondo le fonti, l’esercito sapeva che la minima supervisione umana in atto non avrebbe scoperto questi difetti. “Non c’era una politica di ‘zero errori’. Gli errori venivano trattati statisticamente”, ha detto una fonte che ha usato Lavender. “A causa della portata e dell’ampiezza, il protocollo prevedeva che anche se non si è sicuri che la macchina sia precisa, si sa che statisticamente va bene. Quindi si va avanti”.
“Si è dimostrato valido”, ha detto B., la fonte più anziana. “C’è qualcosa nell’approccio statistico che ti impone una certa norma e un certo standard. C’è stata una quantità illogica di [attentati] in questa operazione. A mia memoria, non ha precedenti. Ho molta più fiducia in un meccanismo statistico che in un soldato che ha perso un amico due giorni fa. Tutti, me compreso, hanno perso delle persone il 7 ottobre. La macchina lo ha fatto freddamente. E questo ha reso tutto più facile”.
Un’altra fonte dell’intelligence, che ha difeso l’utilizzo delle liste di uccisioni di sospetti palestinesi generate da Lavender, ha sostenuto che valeva la pena investire il tempo di un ufficiale dell’intelligence solo per verificare le informazioni se l’obiettivo era un alto comandante di Hamas. “Ma quando si tratta di un giovane militante, non si vuole investire manodopera e tempo”, ha detto. “In guerra, non c’è tempo per incriminare ogni obiettivo. Quindi si è disposti ad accettare il margine di errore dell’uso dell’intelligenza artificiale, rischiando danni collaterali e la morte di civili, rischiando di attaccare per errore, e a conviverci”.
- ha detto che la ragione di questa automazione era una spinta costante a generare più obiettivi da assassinare. “In un giorno senza obiettivi [il cui rating era sufficiente per autorizzare un attacco], abbiamo attaccato a una soglia più bassa. Ci facevano costantemente pressione: ‘Portateci più obiettivi’. Ci urlavano davvero contro. Abbiamo finito di [uccidere] i nostri obiettivi molto rapidamente”.
Ha spiegato che quando si abbassava la soglia di valutazione di Lavender, questo segnava un maggior numero di persone come obiettivi per gli attacchi. “Al suo apice, il sistema è riuscito a generare 37.000 persone come potenziali obiettivi umani”, ha detto B. “Ma i numeri cambiavano in continuazione, perché dipende da dove si fissa la soglia della determinazione di chi fosse un agente di Hamas. Ci sono stati momenti in cui un agente di Hamas è stato definito in modo più ampio, e poi la macchina ha iniziato a portarci tutti i tipi di personale della protezione civile, ufficiali di polizia, su cui sarebbe un peccato sprecare bombe. Aiutano il governo di Hamas, ma non mettono in pericolo i soldati”.
Una fonte che ha lavorato con il team di analisti militari che ha addestrato Lavender ha detto che nella macchina sono stati inseriti anche i dati raccolti dai dipendenti del Ministero della Sicurezza Interna gestito da Hamas, che lui non considera militanti. “Mi ha infastidito il fatto che, quando Lavender è stato addestrato, hanno usato il termine ‘agente di Hamas’ in modo generico, includendo nel set di dati dell’addestramento anche persone che lavoravano nella difesa civile”, ha detto.
La fonte ha aggiunto che, anche se si ritiene che queste persone meritino di essere uccise, l’addestramento del sistema basato sui loro profili ha reso più probabile che Lavender selezioni per errore i civili quando i suoi algoritmi vengono applicati alla popolazione generale. “Poiché si tratta di un sistema automatico che non viene gestito manualmente dagli esseri umani, il significato di questa decisione è drammatico: significa che si stanno includendo molte persone con un profilo civile come potenziali obiettivi”.
Abbiamo solo controllato che l’obiettivo fosse un uomo
L’esercito israeliano respinge categoricamente queste affermazioni. In una dichiarazione rilasciata a +972 e Local Call, il portavoce dell’IDF ha negato l’uso dell’intelligenza artificiale per incriminare gli obiettivi, affermando che si tratta solo di “strumenti ausiliari che assistono gli ufficiali nel processo di incriminazione”. La dichiarazione ha proseguito: “In ogni caso, è necessario un esame indipendente da parte di un analista [dell’intelligence], che verifichi che gli obiettivi identificati siano obiettivi legittimi da attaccare, in conformità con le condizioni stabilite dalle direttive dell’IDF e dal diritto internazionale”.
Tuttavia, le fonti hanno detto che l’unico protocollo di supervisione umana in vigore prima di bombardare le case dei sospetti militanti “junior” contrassegnati da Lavender è stato quello di condurre un unico controllo: assicurarsi che l’obiettivo selezionato dall’IA sia maschio e non femmina. Il presupposto nell’esercito era che se l’obiettivo era una donna, la macchina aveva probabilmente commesso un errore, perché non ci sono donne tra i ranghi delle ali militari di Hamas e della JIP.
“Un essere umano doveva [verificare l’obiettivo] solo per pochi secondi”, ha detto B., spiegando che questo è diventato il protocollo dopo aver capito che il sistema Lavender “ci azzeccava” la maggior parte delle volte. “All’inizio facevamo dei controlli per assicurarci che la macchina non si confondesse. Ma a un certo punto ci siamo affidati al sistema automatico e ci siamo limitati a controllare che [il bersaglio] fosse un uomo: era sufficiente. Non ci vuole molto tempo per capire se qualcuno ha una voce maschile o femminile”.
Per effettuare il controllo maschio/femmina, B. ha affermato che nella guerra in corso “investirei 20 secondi per ogni obiettivo in questa fase, e ne potrei fare decine ogni giorno. Non avevo alcun valore aggiunto come essere umano, se non quello di dare un timbro di approvazione. Si risparmiava un sacco di tempo. Se [l’agente] si presentava nel meccanismo automatico, e io controllavo che fosse un uomo, avrei avuto il permesso di bombardarlo, previo esame dei danni collaterali”.
In pratica, secondo le fonti, ciò significava che per gli uomini civili segnalati per errore da Lavender, non esisteva alcun meccanismo di supervisione per rilevare l’errore. Secondo B., un errore comune si verificava “se l’obiettivo [di Hamas] dava [il suo telefono] a suo figlio, a suo fratello maggiore o a un uomo a caso. Quella persona sarà bombardata in casa sua con la sua famiglia. Questo accadeva spesso. Questi erano la maggior parte degli errori causati da Lavender”, ha detto B..
FASE 2: COLLEGARE GLI OBIETTIVI ALLE CASE DELLE FAMIGLIE
La maggior parte delle persone uccise erano donne e bambini
La fase successiva della procedura di assassinio dell’esercito israeliano consiste nell’identificare dove attaccare gli obiettivi generati da Lavender.
In una dichiarazione rilasciata a +972 e Local Call, il portavoce dell’IDF ha affermato, in risposta a questo articolo, che “Hamas colloca i suoi operativi e i suoi mezzi militari nel cuore della popolazione civile, usa sistematicamente la popolazione civile come scudi umani e conduce i combattimenti dall’interno di strutture civili, compresi siti sensibili come ospedali, moschee, scuole e strutture delle Nazioni Unite. L’IDF è vincolato e agisce secondo il diritto internazionale, dirigendo i suoi attacchi solo verso obiettivi militari e operativi militari”.
Le sei fonti con cui abbiamo parlato hanno fatto in parte eco a questo, affermando che il vasto sistema di tunnel di Hamas passa deliberatamente sotto ospedali e scuole; che i militanti di Hamas usano le ambulanze per spostarsi; e che innumerevoli mezzi militari sono stati situati vicino a edifici civili. Le fonti hanno sostenuto che molti attacchi israeliani uccidono civili a causa di queste tattiche di Hamas – una caratterizzazione che, come ammoniscono le organizzazioni per i diritti umani, eluderebbe la responsabilità di Israele nel causare le perdite.
Tuttavia, in contrasto con le dichiarazioni ufficiali dell’esercito israeliano, le fonti hanno spiegato che una delle ragioni principali del numero di vittime senza precedenti dell’attuale bombardamento israeliano è il fatto che l’esercito ha sistematicamente attaccato gli obiettivi nelle loro case private, insieme alle loro famiglie – in parte perché era più facile, dal punto di vista dell’intelligence, contrassegnare le case delle famiglie utilizzando sistemi automatizzati.
In effetti, diverse fonti hanno sottolineato che, a differenza dei numerosi casi di operativi di Hamas impegnati in attività militari da aree civili, nel caso di attacchi sistematici di assassinio, l’esercito ha regolarmente fatto la scelta consapevole di bombardare sospetti militanti all’interno di case civili da cui non si svolgeva alcuna attività militare. Questa scelta, hanno detto, è un riflesso del modo in cui è stato progettato il sistema di sorveglianza di massa di Israele a Gaza.
Le fonti hanno riferito a +972 e Local Call che, poiché ogni persona a Gaza ha una casa privata a cui può essere associata, i sistemi di sorveglianza dell’esercito possono facilmente e automaticamente “collegare” gli individui alle case di famiglia. Per identificare in tempo reale il momento in cui gli agenti entrano nelle loro case, sono stati sviluppati diversi software automatici aggiuntivi. Questi programmi tracciano migliaia di individui simultaneamente, identificano quando sono in casa e inviano un allarme automatico all’ufficiale di puntamento, che poi contrassegna la casa per il bombardamento. Uno di questi software di tracciamento, rivelato qui per la prima volta, si chiama Dov’è papà?.
“Si inseriscono centinaia di obiettivi nel sistema e si aspetta di vedere chi si può uccidere”, ha detto una fonte a conoscenza del sistema. “Si chiama caccia ampia: si fa copia-incolla dalle liste che il sistema di obiettivi produce”.
La prova di questa politica è evidente anche dai dati: durante il primo mese di guerra, più della metà delle vittime – 6.120 persone – apparteneva a 1.340 famiglie, molte delle quali sono state completamente spazzate via mentre si trovavano all’interno delle loro case, secondo i dati delle Nazioni Unite. La percentuale di intere famiglie bombardate nelle loro case nell’attuale guerra è molto più alta rispetto all’operazione israeliana del 2014 a Gaza (che è stata in precedenza la guerra più letale di Israele sulla Striscia), suggerendo ulteriormente la prevalenza di questa politica.
Un’altra fonte ha detto che ogni volta che il ritmo degli assassinii diminuiva, venivano aggiunti altri obiettivi a sistemi come Where’s Daddy? per individuare gli individui che entravano nelle loro case e che quindi potevano essere bombardati. Ha detto che la decisione di chi inserire nei sistemi di localizzazione poteva essere presa da ufficiali di grado relativamente basso nella gerarchia militare.
“Un giorno, di mia spontanea volontà, ho aggiunto qualcosa come 1.200 nuovi obiettivi al sistema [di tracciamento], perché il numero di attacchi [che stavamo conducendo] era diminuito”, ha detto la fonte. “Per me aveva senso. A posteriori, sembra una decisione seria quella che ho preso. E tali decisioni non venivano prese ad alti livelli”.
Le fonti hanno detto che nelle prime due settimane di guerra, “diverse migliaia” di obiettivi sono stati inizialmente inseriti in programmi di localizzazione come Where’s Daddy? Tra questi c’erano tutti i membri dell’unità d’élite delle forze speciali di Hamas, la Nukhba, tutti gli operativi anticarro di Hamas e chiunque fosse entrato in Israele il 7 ottobre. Ma in breve tempo la lista delle vittime è stata drasticamente ampliata.
“Alla fine si trattava di tutti coloro che erano stati contrassegnati da Lavender”, ha spiegato una fonte. “Decine di migliaia. Questo è successo poche settimane dopo, quando le brigate [israeliane] sono entrate a Gaza, e c’erano già meno persone non coinvolte [cioè civili] nelle aree settentrionali”. Secondo questa fonte, anche alcuni minorenni sono stati contrassegnati da Lavender come obiettivi per i bombardamenti. “Di solito gli agenti hanno più di 17 anni, ma questa non era una condizione”.
Lavender e sistemi come Where’s Daddy? sono stati quindi combinati con effetto letale, uccidendo intere famiglie, secondo le fonti. Aggiungendo un nome dagli elenchi generati da Lavender al sistema di localizzazione domiciliare Where’s Daddy? , ha spiegato A., la persona contrassegnata sarebbe stata posta sotto sorveglianza continua e avrebbe potuto essere attaccata non appena avesse messo piede nella propria abitazione, facendo crollare la casa su tutti coloro che vi si trovavano all’interno.
“Diciamo che si calcola [che ci sia un] agente di Hamas più 10 [civili in casa]”, ha detto A.. “Di solito, questi 10 sono donne e bambini. Quindi, per assurdo, si capisce che la maggior parte delle persone uccise erano donne e bambini”.
FASE 3: LA SCELTA DELL’ARMA
Di solito eseguivamo gli attacchi con “bombe non-guidate”
Una volta che Lavender ha contrassegnato un bersaglio per l’assassinio, che il personale dell’esercito ha verificato che si tratta di un uomo e che il software di localizzazione ha individuato l’obiettivo nella sua casa, la fase successiva è la scelta della munizione con cui bombardarlo.
Nel dicembre 2023, la CNN ha riportato che, secondo le stime dell’intelligence statunitense, circa il 45% delle munizioni utilizzate dall’aviazione israeliana a Gaza erano bombe non-guidate, note per causare più danni collaterali rispetto a quelle guidate. In risposta al rapporto della CNN, un portavoce dell’esercito citato nell’articolo ha dichiarato: “Come esercito impegnato a rispettare il diritto internazionale e un codice di condotta morale, stiamo dedicando vaste risorse per ridurre al minimo i danni ai civili che Hamas ha costretto al ruolo di scudi umani. La nostra guerra è contro Hamas, non contro la popolazione di Gaza”.
“È stato così con tutti gli obiettivi junior”, ha testimoniato C., che ha utilizzato diversi programmi automatizzati nella guerra in corso. “L’unica domanda era: è possibile attaccare l’edificio in termini di danni collaterali? Perché di solito eseguivamo gli attacchi con bombe non-guidate, e questo significava distruggere letteralmente l’intera casa insieme ai suoi occupanti. Ma anche se un attacco viene evitato, non ci si preoccupa: si passa immediatamente all’obiettivo successivo. Grazie al sistema, gli obiettivi non finiscono mai. Ce ne sono altri 36.000 in attesa”.
FASE 4: AUTORIZZARE LE VITTIME CIVILI
Attaccavamo quasi senza considerare i danni collaterali
Una fonte ha affermato che quando si attaccavano gli agenti minori, compresi quelli contrassegnati dai sistemi di intelligenza artificiale come Lavender, il numero di civili che potevano uccidere insieme a ciascun obiettivo era fissato, durante le prime settimane di guerra, a un massimo di 20. Un’altra fonte ha affermato che il numero indicato era fino a 15. Questi “livelli di danni collaterali”, come li chiamano i militari, sono stati applicati in modo ampio a tutti i sospetti militanti minori, hanno detto le fonti, indipendentemente dal loro rango, importanza militare ed età, e senza un esame specifico caso per caso per soppesare il vantaggio militare di ucciderli rispetto al danno previsto per i civili.
Secondo A., che è stato ufficiale in una sala operativa durante l’attuale guerra, il dipartimento di diritto internazionale dell’esercito non ha mai dato una “approvazione così ampia” per I livelli di danni collaterali. “Non è solo che si può uccidere qualsiasi persona che sia un soldato di Hamas, il che è chiaramente permesso e legittimo in termini di diritto internazionale”, ha detto A.. “Ma loro ti dicono direttamente: ‘Ti è permesso ucciderli insieme a molti civili’.
“Ogni persona che indossava un’uniforme di Hamas nell’ultimo anno o due poteva essere bombardata con 20 [civili uccisi come] danno collaterale, anche senza un permesso speciale”, ha continuato A.. “In pratica, il principio di proporzionalità non esisteva”.
Secondo A., questa è stata la politica per la maggior parte del tempo in cui ha prestato servizio. Solo in seguito i militari hanno abbassato il livello di danni collaterali. “In questo calcolo, potevano essere anche 20 bambini per un agente junior… In passato non era proprio così”, ha spiegato A.. Alla domanda sulle motivazioni di sicurezza alla base di questa politica, A. ha risposto: “Letalità”.
Il livello di danni collaterali predeterminato e fisso ha contribuito ad accelerare la creazione di massa di obiettivi utilizzando la macchina Lavender, hanno detto le fonti, perché ha fatto risparmiare tempo. B. ha affermato che il numero di civili che potevano essere uccisi nella prima settimana di guerra per ogni sospetto militante junior marcato dall’IA era di quindici, ma che questo numero “è andato su e giù” nel tempo.
“All’inizio abbiamo attaccato quasi senza considerare i danni collaterali”, ha detto B. della prima settimana dopo il 7 ottobre. “In pratica, non si contavano le persone [in ogni casa bombardata], perché non si riusciva a capire se fossero in casa o meno”. Dopo una settimana sono iniziate le restrizioni sui danni collaterali. Il numero è sceso [da 15] a cinque, il che ha reso molto difficile per noi attaccare, perché se l’intera famiglia era in casa, non potevamo bombardarla. Poi hanno alzato di nuovo il numero”.
Sapevamo che avremmo ucciso più di 100 civili
Le fonti hanno riferito a +972 e Local Call che ora, in parte a causa delle pressioni americane, l’esercito israeliano non genera più in massa obiettivi umani junior da bombardare nelle case dei civili. Il fatto che la maggior parte delle case nella Striscia di Gaza fossero già distrutte o danneggiate, e che quasi tutta la popolazione fosse sfollata, ha anche compromesso la capacità dell’esercito di affidarsi a database di intelligence e a programmi automatici di localizzazione delle case.
- ha affermato che il bombardamento massiccio dei militanti junior ha avuto luogo solo nelle prime due settimane di guerra, e poi è stato interrotto principalmente per non sprecare bombe. “C’è un’economia delle munizioni”, ha detto E.. “Hanno sempre avuto paura che ci fosse [una guerra] nell’arena settentrionale [con Hezbollah in Libano]. Non attaccano più questo tipo di persone [junior]”.
Tuttavia, gli attacchi aerei contro i comandanti di alto livello di Hamas sono ancora in corso e le fonti hanno detto che, per questi attacchi, l’esercito sta autorizzando l’uccisione di “centinaia” di civili per ogni obiettivo – una politica ufficiale per la quale non ci sono precedenti storici in Israele, o anche nelle recenti operazioni militari statunitensi.
“Nel bombardamento del comandante del Battaglione Shuja’iya, sapevamo che avremmo ucciso più di 100 civili”, ha ricordato B. a proposito del bombardamento del 2 dicembre che, secondo il portavoce dell’IDF, aveva come obiettivo l’assassinio di Wisam Farhat. “Per me, psicologicamente, è stato insolito. Più di 100 civili – questo supera una certa linea rossa”.
Amjad Al-Sheikh, un giovane palestinese di Gaza, ha raccontato che molti membri della sua famiglia sono stati uccisi in quel bombardamento. Residente a Shuja’iya, a est di Gaza City, quel giorno si trovava in un supermercato locale quando ha sentito cinque esplosioni che hanno mandato in frantumi le vetrate.
“Sono corso a casa della mia famiglia, ma non c’erano più edifici”, ha raccontato Al-Sheikh a +972 e Local Call. “La strada era piena di urla e fumo. Interi isolati residenziali si sono trasformati in montagne di macerie e fosse profonde. La gente ha iniziato a cercare nel cemento, usando le mani, e anch’io ho cercato segni della casa della mia famiglia”.
La moglie e la figlioletta di Al-Sheikh sono sopravvissute – protette dalle macerie da un armadio caduto sopra di loro – ma ha trovato altri 11 membri della sua famiglia, tra cui le sorelle, i fratelli e i loro figli piccoli, morti sotto le macerie. Secondo il gruppo per i diritti umani B’Tselem, quel giorno il bombardamento ha distrutto decine di edifici, ucciso decine di persone e sepolto centinaia di persone sotto le rovine delle loro case.
Intere famiglie sono state uccise
Fonti dell’intelligence hanno dichiarato a +972 e Local Call di aver preso parte ad attacchi ancora più letali. Per assassinare Ayman Nofal, il comandante della Brigata Centrale di Gaza di Hamas, una fonte ha detto che l’esercito ha autorizzato l’uccisione di circa 300 civili, distruggendo diversi edifici in attacchi aerei sul campo profughi di Al-Bureij il 17 ottobre, sulla base di una localizzazione imprecisa di Nofal. Le immagini satellitari e i video della scena mostrano la distruzione di diversi alti edifici di appartamenti a più piani.
“Nell’attacco sono state spazzate via tra le 16 e le 18 case”, ha dichiarato Amro Al-Khatib, un residente del campo, a +972 e Local Call. “Non riuscivamo a distinguere un appartamento dall’altro, erano tutti confusi tra le macerie e abbiamo trovato parti di corpi umani ovunque”.
In seguito, Al-Khatib ha ricordato che sono stati estratti dalle macerie 50 cadaveri e circa 200 feriti, molti dei quali gravi. Ma questo era solo il primo giorno. I residenti del campo hanno trascorso cinque giorni a tirare fuori i morti e i feriti, ha detto.
Nael Al-Bahisi, un paramedico, è stato uno dei primi ad arrivare sul posto. Ha contato tra le 50-70 vittime in quel primo giorno. “A un certo punto abbiamo capito che l’obiettivo dell’attacco era il comandante di Hamas Ayman Nofal”, ha detto a +972 e Local Call. “Hanno ucciso lui e anche molte persone che non sapevano fosse lì. Sono state uccise intere famiglie con bambini”.
Un’altra fonte dell’intelligence ha dichiarato a +972 e Local Call che l’esercito ha distrutto una torre residenziale a Rafah a metà dicembre, uccidendo “decine di civili”, per cercare di eliminare Mohammed Shabaneh, il comandante della Brigata Rafah di Hamas (non è chiaro se sia stato ucciso o meno nell’attacco). Spesso, ha detto la fonte, gli alti comandanti si nascondono in tunnel che passano sotto edifici civili, e quindi la scelta di assassinarli con un attacco aereo uccide necessariamente dei civili.
“La maggior parte dei feriti erano bambini”, ha dichiarato Wael Al-Sir, 55 anni, che ha assistito all’attacco su larga scala che alcuni gazawi ritengono sia stato un tentativo di assassinio. Ha dichiarato a +972 e Local Call che il bombardamento del 20 dicembre ha distrutto “un intero isolato residenziale” e ucciso almeno 10 bambini.
“C’era una politica completamente permissiva riguardo alle vittime delle operazioni [di bombardamento] – così permissiva che a mio parere aveva un elemento di vendetta”, ha affermato D., una fonte di intelligence. “Il fulcro di questa politica era l’assassinio di alti comandanti [di Hamas e della JIP] per i quali erano disposti a uccidere centinaia di civili. Avevamo un calcolo: quanti per un comandante di brigata, quanti per un comandante di battaglione e così via”.
“C’erano dei regolamenti, ma erano molto indulgenti”, ha detto E., un’altra fonte dell’intelligence. “Abbiamo ucciso persone con danni collaterali a due cifre, se non a tre cifre. Sono cose che non erano mai successe prima”.
Un tasso così elevato di “danni collaterali” è eccezionale non solo rispetto a ciò che l’esercito israeliano considerava accettabile in precedenza, ma anche rispetto alle guerre condotte dagli Stati Uniti in Iraq, Siria e Afghanistan.
Il generale Peter Gersten, vicecomandante per le operazioni e l’intelligence nell’operazione di lotta all’ISIS in Iraq e Siria, ha dichiarato a una rivista di difesa statunitense nel 2021 che un attacco con danni collaterali di 15 civili si discostava dalla procedura; per portarlo a termine, ha dovuto ottenere un permesso speciale dal capo del Comando centrale degli Stati Uniti, il generale Lloyd Austin, che ora è segretario alla Difesa.
“Con Osama Bin Laden, si aveva un NCV (Non-combatant Casualty Value) di 30, ma se si aveva un comandante di basso livello, il suo NCV era tipicamente zero”, ha detto Gersten. “Per molto tempo abbiamo avuto un valore pari a zero”.
Ci è stato detto: “Bombardate tutto quello che potete”
Tutte le fonti intervistate per questa indagine hanno affermato che i massacri di Hamas del 7 ottobre e il rapimento degli ostaggi hanno influenzato notevolmente la politica di attacco dell’esercito e i livelli di danni collaterali ritenuti accettabili. “All’inizio l’atmosfera era dolorosa e vendicativa”, ha detto B., che è stato arruolato nell’esercito subito dopo il 7 ottobre e ha prestato servizio in una sala operativa. “Le regole erano molto indulgenti. Hanno abbattuto quattro edifici quando sapevano che l’obiettivo era in uno di essi. Era una follia”.
“C’era una dissonanza: da un lato, la gente qui era frustrata perché non stavamo attaccando abbastanza”, ha continuato B.. “Dall’altro, alla fine della giornata si vede che sono morti altri mille gazawi, la maggior parte dei quali civili”.
“C’era isteria nei ranghi professionali”, ha detto D., anche lui arruolato subito dopo il 7 ottobre. “Non avevano la minima idea di come reagire. L’unica cosa che sapevano fare era bombardare come pazzi per cercare di smantellare le capacità di Hamas”.
- ha sottolineato che non gli è stato detto esplicitamente che l’obiettivo dell’esercito è la “vendetta”, ma ha espresso che “non appena ogni obiettivo collegato ad Hamas diventa legittimo, e con l’approvazione di quasi tutti i danni collaterali, è chiaro che migliaia di persone saranno uccise”. Anche se ufficialmente ogni obiettivo è collegato ad Hamas, quando la politica è così permissiva, perde ogni significato”.
- ha anche usato la parola “vendetta” per descrivere l’atmosfera all’interno dell’esercito dopo il 7 ottobre. “Nessuno ha pensato a cosa fare dopo, quando la guerra sarà finita, o a come sarà possibile vivere a Gaza e cosa ne faranno”, ha detto A.. “Ci è stato detto: ora dobbiamo distruggere Hamas, a qualunque costo. Tutto ciò che si può, si bombarda”.
B., la fonte senior dell’intelligence, ha detto che, a posteriori, ritiene che questa politica “sproporzionata” di uccidere i palestinesi a Gaza metta in pericolo anche gli israeliani, e che questo è stato uno dei motivi per cui ha deciso di farsi intervistare.
“Nel breve termine siamo più sicuri, perché abbiamo danneggiato Hamas. Ma credo che a lungo termine saremo meno sicuri. Vedo come tutte le famiglie in lutto a Gaza – che sono quasi tutte – aumenteranno la motivazione per cui [le persone si uniranno] ad Hamas tra 10 anni. E sarà molto più facile per [Hamas] reclutarli”.
In una dichiarazione rilasciata a +972 e Local Call, l’esercito israeliano ha smentito gran parte di quanto raccontato dalle fonti, sostenendo che “ogni obiettivo viene esaminato singolarmente, mentre viene fatta una valutazione individuale del vantaggio militare e dei danni collaterali attesi dall’attacco… L’IDF non esegue azioni quando i danni collaterali attesi dall’attacco sono eccessivi rispetto al vantaggio militare”.
FASE 5: IL CALCOLO DEI DANNI COLLATERALI
Il modello non era collegato alla realtà
Secondo le fonti di intelligence, il calcolo da parte dell’esercito israeliano del numero di civili che si prevedeva venissero uccisi in ogni casa dove c’era un obiettivo – una procedura esaminata in una precedente indagine di +972 e Local Call – è stato condotto con l’aiuto di strumenti automatici e imprecisi. Nelle guerre precedenti, il personale dell’intelligence dedicava molto tempo a verificare quante persone si trovassero in una casa destinata a essere bombardata, e il numero di civili suscettibili di essere uccisi veniva elencato come parte di un “dossier obiettivo”. Dopo il 7 ottobre, tuttavia, questa verifica approfondita è stata ampiamente abbandonata a favore dell’automazione.
In ottobre, il New York Times ha riportato di un sistema gestito da una base speciale nel sud di Israele, che raccoglie informazioni dai telefoni cellulari nella Striscia di Gaza e fornisce ai militari una stima in tempo reale del numero di palestinesi fuggiti dal nord della Striscia di Gaza verso sud. Il generale di brigata Udi Ben Muha ha dichiarato al Times che “non è un sistema perfetto al 100% – ma fornisce le informazioni necessarie per prendere una decisione”. Il sistema funziona in base ai colori: il rosso indica le aree in cui ci sono molte persone, mentre il verde e il giallo indicano le aree che sono state relativamente liberate dai residenti.
Le fonti che hanno parlato con +972 e Local Call hanno descritto un sistema simile per il calcolo dei danni collaterali, utilizzato per decidere se bombardare un edificio a Gaza. Hanno detto che il software calcolava il numero di civili che risiedevano in ogni casa prima della guerra – valutando le dimensioni dell’edificio e rivedendo la lista dei residenti – e poi riduceva questi numeri per la percentuale di residenti che presumibilmente avevano evacuato il quartiere.
Per esempio, se l’esercito stimava che la metà dei residenti di un quartiere se ne fosse andata, il programma avrebbe contato una casa che di solito aveva 10 residenti come una casa con cinque persone. Per risparmiare tempo, hanno detto le fonti, l’esercito non ha controllato le case per verificare quante persone vi abitassero effettivamente, come aveva fatto in precedenti operazioni, per scoprire se la stima del programma fosse effettivamente accurata.
“Questo modello non era collegato alla realtà”, ha affermato una fonte. “Non c’era alcun collegamento tra coloro che si trovavano nella casa ora, durante la guerra, e coloro che erano indicati come abitanti della casa prima della guerra. [In un’occasione] abbiamo bombardato una casa senza sapere che all’interno c’erano diverse famiglie, nascoste insieme”.
La fonte ha detto che, sebbene l’esercito sapesse che tali errori potevano verificarsi, questo modello impreciso è stato comunque adottato, perché era più veloce. Per questo motivo, ha detto la fonte, “il calcolo dei danni collaterali era completamente automatico e statistico” – producendo anche cifre che non erano intere.
FASE 6: BOMBARDARE LA CASA DI UNA FAMIGLIA
Avete ucciso una famiglia senza motivo
Le fonti che hanno parlato con +972 e Local Call hanno spiegato che a volte c’era un notevole divario tra il momento in cui i sistemi di localizzazione come Where’s Daddy? avvisavano un ufficiale che un bersaglio era entrato in casa, e il bombardamento stesso – portando all’uccisione di intere famiglie anche senza colpire l’obiettivo dell’esercito. “Mi è capitato molte volte di attaccare un’abitazione, ma la persona non era nemmeno in casa”, ha detto una fonte. “Il risultato è che si è uccisa una famiglia senza motivo”.
Tre fonti dell’intelligence hanno raccontato a +972 e Local Call di aver assistito a un incidente in cui l’esercito israeliano ha bombardato l’abitazione privata di una famiglia, per poi scoprire che l’obiettivo dell’assassinio non era nemmeno all’interno della casa, poiché non erano state condotte ulteriori verifiche in tempo reale.
“A volte [l’obiettivo] era a casa prima, e poi la sera è andato a dormire da qualche altra parte, per esempio sottoterra, e non lo sapevi”, ha detto una delle fonti. Ci sono volte in cui si ricontrolla la posizione e altre in cui si dice semplicemente: “Ok, era in casa nelle ultime ore, quindi puoi bombardare””.
Un’altra fonte ha descritto un incidente simile che lo ha colpito e che lo ha spinto a farsi intervistare per questa indagine. “Abbiamo capito che l’obiettivo era tornato a casa alle 20. Alla fine l’aviazione ha bombardato la casa alle 3. Poi abbiamo scoperto che [in quel lasso di tempo] era riuscito a trasferirsi in un’altra casa con la sua famiglia. Nell’edificio che abbiamo bombardato c’erano altre due famiglie con bambini”.
Nelle guerre precedenti a Gaza, dopo l’uccisione di obiettivi umani, l’intelligence israeliana eseguiva procedure di valutazione dei danni da bomba (BDA) – un controllo di routine dopo l’attacco per verificare se il comandante senior fosse stato eliminato e quanti civili fossero stati uccisi insieme a lui. Come rivelato in una precedente indagine di +972 e Local Call, ciò comportava l’ascolto delle telefonate dei parenti che avevano perso i loro cari. Nella guerra attuale, tuttavia, almeno per quanto riguarda i militanti più giovani marcati con l’IA, le fonti affermano che questa procedura è stata abolita per risparmiare tempo. Le fonti hanno affermato di non sapere quanti civili siano stati effettivamente uccisi in ogni attacco e, per i sospetti militanti di Hamas e della JIP di basso rango contrassegnati dall’IA, non sanno nemmeno se il bersaglio stesso sia stato effettivamente ucciso.
“Non sai esattamente quanti ne hai uccisi e chi hai ucciso”, ha detto una fonte dell’intelligence a Local Call per una precedente inchiesta pubblicata a gennaio. “Solo quando si tratta di alti funzionari di Hamas si segue la procedura BDA. Nel resto dei casi, non ci si preoccupa. Si riceve un rapporto dall’aeronautica sul fatto che l’edificio sia stato fatto saltare in aria, e questo è tutto. Non si ha idea di quanti danni collaterali ci siano stati; si passa immediatamente all’obiettivo successivo. L’enfasi era quella di creare il maggior numero possibile di obiettivi, il più rapidamente possibile”.
Ma mentre l’esercito israeliano può andare avanti con ogni attacco senza soffermarsi sul numero di vittime, Amjad Al-Sheikh, il residente di Shuja’iya che ha perso 11 membri della sua famiglia nel bombardamento del 2 dicembre, ha detto che lui e i suoi vicini stanno ancora cercando i cadaveri.
“Fino ad ora ci sono corpi sotto le macerie”, ha detto. “Quattordici edifici residenziali sono stati bombardati con i loro residenti all’interno. Alcuni dei miei parenti e vicini sono ancora sepolti”.
*Yuval Abraham è un giornalista e regista basato a Gerusalemme.
5/4/2024 https://pagineesteri.it/
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