LAVORO E PREVENZIONE. LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

La RETE NAZIONALE LAVORO SICURO sostiene e diffonde la istanza di un lavoratore vittima di un grave evento acuto nel corso della sua attività lavorativa accaduto nella ex-Ilva di Taranto il 2.5.2003;

il lavoratore NON HA ANCORA RICECUTO NESSUN RISARCIMENTO (salvo la copertura Inail, peraltro insufficiene anche in relazione alle patologie acquisite) nonostante il tribunale penale abbia riscontrato trattarsi di elsione colposa gravissima e nonostante un riconoscimento in sede civile , primo e secondo grado, ancora “giacente” in Cassazione.

L’appello al presidente della repubblica sottolinenea che, negato il dititto alla prevenzione primaria lo stato trascura anche la prevenzione terziaria e persino il diritto al risarcimento , atteso che, nulla potrà veramente risarcire il danno subito.

Appello al Presidente sia oìin quanto garante della Costituzione, sia in rapporto alle sue frequanti denunce circa la “irragionevole durata dei processi” .

OGGI SI CONCLUDE A BOLOGNA LA FIERA “ambiente lavoro” ricca di convegno importanti e di ampie dichiarazioni di buoni propositi e buone intenzioni…

presente persino Inail anche esso dedito a qualche condivisibile dichiarazione di principio;

MA I FATTI ? Perchè Inail a Taranto costringe una famiglia a ricorrere al tribunale per il riconoscimento di una patologia (si tratta del padre del redattore della lettera aperta) contratta a seguito di esposizione ad amianto nella ex-Ilva (la stessa azienda in cui il figlio ha subito l’evento del 2.5.2003 in corso di formazione/lavoro) ?

Il governo in carica e alcuni magistrati “discutono” se Egitto e Bangladesh siano paesi sicuri; per quel che ci riguarda, anche se il nostro parere è ininfluente, la pensiamo come i magistrati) ma IL GOVERNO SI E’ CHIESTO SE L’ITALIA E’ UN PAESE SICURO???

Vito Totire

21/11/2024

Al presidente della repubblica on. Sergio Mattarella

Scrivo a Lei in quanto garante della Costituzione repubblicana; Lei ci insegna che la Costituzione tutela il
diritto alla salute psicofisica e che la strada maestra è la prevenzione; sono stato colpito da un grave evento
traumatico acuto ( concordo con la proposta della RETE NAZIONALE LAVORO SICURO di evitare il termine
“infortunio”) (1) mentre svolgevo la mia attività lavorativa presso la ex-Ilva di Taranto (peraltro in fase di
formazione lavoro quindi di un periodo che dovrebbe essere dedicato all’apprendimento della professione) ;
ho subito da questo evento conseguenze devastanti non solo fisiche ma anche psicologiche morali e sociali
in quanto esso ha pregiudicato persino la capacità di procreazione; l’evento è stato oggetto di valutazione in
sede penale e il tribunale ha concluso con un giudizio secondo cui sono state omesse le misure più
elementari di sicurezza e che quindi si è trattato di lesioni colpose gravissime; il giudizio penale tuttavia , per
varie ragioni, non ha comportato per me alcun risarcimento economico da parte del datore di lavoro anche
se oggi ho un supporto da parte dell’Inail; il ricordo dell’evento che tuttora non sono riuscito a elaborare
neanche grazie al sostegno psicoterapico che pure ho cercato e alle cure psicofarmacologiche praticate, mi
ha indotto una sorta di fobia per la mia città natale in cui la mia abitazione era alquanto prossima allo
stabilimento industriale in cui si è consumata la tragedia; in sostanza sono “fuggito” verso una città del nord
(Bologna) non sopportano più di vivere in una città dove tutto parla di Ilva , persino l’aria, non tanto salubre,
per usare un eufemismo che respiravo ogni giorno; le notizie di cronaca informano peraltro di un recente
incendio nella fabbrica in cui lavoravo ed ho subito l’evento descritto;
ho tentato con il mio avvocato e con il mio perito di fiducia di risalire la china di un giusto risarcimento in
sede di “responsabilità civile”; mi sono sottoposto a visite, tests, esami, colloqui e la sentenza finale ha
riconosciuto il diritto ad un risarcimento che, ovviamente, signor Presidente, non mi ripagherà mai per
quello che ho subito e per quello che ho perso ma che potrebbe consentirmi di vivere con maggiore
serenità il resto della mia vita; non voglio peraltro personalizzare poiché che i risarcimenti non potranno mai
davvero risarcire non riguarda me ma riguarda quasi tutti , meno i casi meno gravi;
tuttavia oggi, a tanti mesi di distanza dalla sentenza, chi dovrebbe risarcire “temporeggia” insinuando
nella mia mente il rischio della “insolvenza definitiva”; Lei signor Presidente conosce ed ha denunciato più
volte questo problema che i giuristi hanno chiamato “la irragionevole durata dei processi”
Per questo mi rivolgo a Lei signor Presidente: mi è stato negato il diritto alla salute e il diritto alla
prevenzione primaria; la prevenzione secondaria ovviamente in questi casi non è fattibile trattandosi di
eventi traumatici acuti e improvvisi, ma persino la prevenzione terziaria (compresi numerosi interventi
chirurgici) ho dovuto gestirla a mie spese che nessun ente pare intenzionato a rifondermi;
al di là della grave vicenda personale, nella assoluta consapevolezza che la mia sorte sia comune con tanti
altri lavoratori italiani, credo che l’evento, se non affrontato con un tentativo di giustizia riparativa possa
contribuire a far crescere il senso di impotenza e di frustrazione dei cittadini , una condizione che prelude
quasi certamente a sentimenti di sfiducia nella stato e nelle istituzioni;
mio padre Alberto è deceduto a causa di una malattia che il primo certificato redatto dal mio medico del
lavoro di fiducia ha correlato all’amianto ma che, per imperscrutabili motivi, non è stato riconosciuto
dall’Inail il che ci ha costretti , ancora una volta, a ricorrere al tribunale; ma anche in questo caso i tempi
sono lunghi e l’esito del contenzioso persino incerto per cui mia madre, nonostante il decesso non può al
momento contare su una pensione di reversibilità Inail.

Commentato [T1]: ac

La mia cronistoria è in sintesi questa: evento acuto in data 2.5.2003; dalla sentenza in materia di
responsabilità civile di primo grado che dispone il risarcimento sono passati circa 5 anni, siamo oggi in
attesa del pronunciamento della Cassazione…io intanto soffro ogni giorno nel corpo e nell’anima a causa
degli effetti di quel devastante evento.
Faccio appello a Lei signor Presidente in particolare per la mia vicenda personale ma,come già detto, è la
punta di un iceberg, a fare quanto è nelle sue facoltà per sanare una situazione che definire di “ingiustizia”
è persino eufemistico .
Constatiamo infatti tutti i giorni che Lei si adopera strenuamente per la difesa dei diritti costituzionali e
speriamo che questa nostra Repubblica sia veramente fondata sul lavoro.

Angelo Pignatale, operaio cittadino di Taranto emigrato a Bologna
Bologna, 21.11.2024
(1) In lingua italiana, fin dal ‘300(Cecco Angiolieri) la parola “infortunio” ha avuto il significato di
mancanza di fortuna; gli eventi acuti mortali o comunque lesivi della integrità psicofisica dei
lavoratori non hanno nulla a che fare con la “sfortuna” ma sono la conseguenza di valutazioni del
rischio insufficienti e lacunose o della mancanza di informazione/formazione.

La mia istanza è sostenuta dalla RETE NAZIONALE LAVORO SICURO via Polese 30 40122 Bologna
Portavoce: Vito Totire, medico del lavoro vitototire@gmail.com vitototire@pec.it 333.4147329

21/11/2024

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