Lavoro. La strage permessa

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Credo ormai che non serva più scrivere, come tanti continuano a fare pensando di essere originali, con petulante indignazione o ipocrita come quella dei grandi giornali e dei politici al governo e di quelli presenti in Parlamento che nel frattempo deliberano palliativi provvedimenti legislativi che fanno il buffetto alle imprese calpestando la memoria di migliaia di caduti sul lavoro, di decine di migliaia di infortunati, di centinaia di migliaia di vittime delle malattie professionali.Anche noi, politici di opposizione sociale, sindacalisti operosi per una sicurezza vera sul lavoro, giornalisti senza legami con imprese e governanti, dovremmo smetterla di gridare e scrivere “Basta morti sul lavoro” ma scrivere e dire – assumendoci in prima persona la responsabilità di guardiani della vita – “Fermiamo gli omicidi sul lavoro”, altrimenti diventa un lamento che copre la nostra stessa coscienza e lettura del massacro in atto. Sappiamo bene, da sempre, che infortuni, malattie professionali e morti sul lavoro sono strettamente connessi al sistema politico liberista che non prevede leggi in difesa della salute e della vita delle lavoratrici e dei lavoratori da sempre? Certo, da sempre! Lo affermò già Karl Marx:“Al padrone non interessa nulla della vita e della salute dell’operaio, se non ci sono le Leggi che glielo impediscono

Gli omicidi sul lavoro, come i femminicidi, anch’essi in costante aumento, sono la naturale produzione di una società capitalista che determina lo sfruttamento e il patriarcato come strumenti di dominio permanente sugli esseri umani, che utilizza con feroce oculatezza per i suoi profitti, escludendo a priori ogni atto elementare di prevenzione che inficerebbe il suo dominio schiavista sulla mente e sui corpi.
Non si spiegherebbero altrimenti i loro veti a ogni legge concreta che i loro rappresentanti politici da decenni ossequiano, anche non applicando le stesse leggi prodotte su pressioni delle mobilitazioni del mondo del lavoro, vedi la “626” del 1994 e la “81” del 2008.
Così come se ne fregano di proposte di legge per l’istituzione dell’Omicidio sul lavoro come quella presentata qualche mese fa, firmata da decine di migliaia di lavoratori e cittadini.

Con spregiudicatezza politica riducono al lumicino i controlli nelle imprese riducendo il già da decenni scarso numero di Ispettori del lavoro lasciando troppo tranquilli i produttori di morte. Ma non ancora soddisfatti di tanta spregiudicatezza criminale liberalizzano appalti e subappalti, senza regole di protezione del lavoro e della dignità dei lavoratori, favorendo la crescita del caporalato che schiavizza menti e corpi in particolare di uomini e donne migranti, soprattutto in agricoltura.

Inoltre aumentando l’età pensionabile aumentano anche i rischi di infortuni di persone ultra sessantenni: cadute dai ponteggi, gravi lesioni dai macchinari, avvelenamento da gas nei pozzi.

Nel contempo, si guardano bene dal ridurre l’orario di lavoro settimanale che produrrebbe immeditamente una netta riduzione di infortuni, malattie e morti.

Di fronte a questo stato di cose che pensano e fanno i sindacati confederali – mi riferisco a CGIL e UIL perchè la CISL si è da anni internata nei governi – nella contrattazione e nelle relazioni col governo, a prescindere dalla loro sincera indignazione? In concreto poco, e inefficace. A volte anche autogratificazione su provvedimenti governativi inconsistenti come la patente a punti per le imprese.

No, non ci siamo se si riduce a tanto poco la grande forza sociale (e anche politica, determinata dai quattro referendum proposti dalla CGIL) e le milioni di tessere sindacali che lavoratrici e lavoratori continuano a sottoscrivere, pur se negli ultimi decenni i loro salari siano i più bassi d’Europa; i carichi di lavoro, i più alti d’Europa, siano al confine dello schiavismo; il potere di contrattazione sia diminuito fino a ridurli da persone a numeri, anche a causa della sempre meno conflittualità con le scelte di concertazione dei sindacati con le imprese e le aziende pubbliche, vedi i fondi pensione e il welfare aziendale, a partire dalla sciagurata sanità integrativa.

Con gli sbagli madornali dei sindacati confederali potrei continuare ancora ma per tornare al tragico tema, direttamente conseguenziale, della sicurezza sul lavoro, mi chiedo da anni perchè non si affronta alla radice il dramma quotidiano ridando agli RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) la piena titolarità e autonomia dalla contrattazione delle RSU, una variante della figura protetta di Pubblico Ufficiale?

Credo urgente un provvedimento del genere perchè di proposte di intervento legislativo ce ne sono tante, a iniziare dalle nostre di Lavoro e Salute e di Medicina Democratica, ma senza riferimenti efficaci sui posti di lavoro restano sulla carta.

Franco Cilenti

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