Lavoro, si muore e ci si ammala indipendentemente dal Pil
Gli infortuni sul lavoro, stando all’Inail, nei soli primi tre mesi dell’anno sono stati circa 162mila, di cui 190 con esito mortale (+8%).
Una macelleria sociale che riguarda anche la Regione Toscana e la provincia di Pisa. Mentre la politica discute di questioni spesso irrilevanti, si muore sul lavoro e per il lavoro come denota la denuncia di quasi 16 mila cittadini\e per malattie professionali molte delle quali sono per altro non denunciabili perchè non ancora riconosciute come tali.
Contrariamente a quanto scritto, gli infortuni sul lavoro sono cresciuti del 6% in soli 12 mesi.
Possiamo, come fa l’Inail , spiegare l’aumento con i due giorni lavorativi in piu’ rispetto al 2016 ma resta il fatto che tra malattie professionali, infortuni e morti sul lavoro l’Italia continui ad avere un triste primato
La intensificazione dei ritmi lavorativi è alla base degli infortuni, non caso sono proprio industria e servizi a registrare il numero piu’ alto degli infortuni con particolare attenzione al mondo degli appalti dove le condizioni di sicurezza sono spesso sottovalutate
Sempre nei primi tre mesi del 2017 ci sono stati 14 morti in piu’ dello stesso trimestre 2016, un aumento che in percentuale è dell’8%
La scarsa manutenzione del territorio e delle strade, case ed edifici pubblici costruiti senza rispettare le normative di sicurezza, la sottovalutazione dell’impatto ambientale da parte di numerosi enti locali aggiungono alle già elevate percentuali di infortuni e decessi numeri ancora piu’ drammatici.
La sicurezza sul lavoro, la salute di chi lavora è strettamente connessa con gli interventi a tutela della salute pubblica e della manutenzione dei territori che con la Legge Del Rio hanno subito una feroce diminuzione mancando alle Province risorse, mezzi ed uomini.
Il leggero calo delle malattie professionali si spiega solo con il fatto che la tabella delle malattie riconosciute non considera innumerevoli casi e come accaduto nel passato solo con anni di ritardo ci si accorge della pericolosità di certe sostanze.
Eppure, come nel caso dell’amianto, quando in Italia certe lavorazioni continuano imperterrite , in altri paesi vengono sospese sulla base di studi e ricerche mediche scientifiche. Anche il dinsinvestimento nella ricerca gioca un ruolo negativo.
I dati Inail confermano che siamo tuttie a rischio, la salvaguardia della salute e sicurezza sono del resto l’ultima preoccupazione dei governanti.
Federico Giusti
16/7/2017 www.controlacrisi.org
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