Lazio e Lombardia al voto, la scelta di Unione Popolare

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ELEZIONI NEL LAZIO

Nel contesto di una crisi economica destinata ad aggravarsi, anche a causa di una guerra alimentata dalla NATO, che il governo della Meloni, come Draghi, affronta con le politiche antipopolari dell’Unione Europea, è indispensabile proseguire la costruzione di un’aggregazione alternativa, anche sul piano territoriale, che si occupi della difesa dei diritti, della fine della guerra e dell’economia di guerra, di una vera tutela dell’ambiente, del potenziamento e del ritorno al pubblico dei servizi, che si esprima nettamente e con chiarezza contro ogni autonomia differenziata, per la tutela dei diritti universali, egualmente fruibili in ogni angolo del Paese.

Per questo Unione Popolare sarà in campo nel Lazio con Rosa Rinaldi candidata presidente, ex- sindacalista e responsabile nazionale della Sanità per il PRC/SE. Nelle cinque liste provinciali del Lazio, sono presenti candidate e candidati in rappresentanza delle realtà di lotta e della costruzione delle mobilitazioni del territorio.

Alle elezioni regionali del 12/13 febbraio 2023, Rifondazione Comunista si presenta nella lista di Unione Popolare, per contribuire al percorso avviato con le elezioni politiche del 2022 e garantire la presenza dell’unica vera alternativa alle altre forze in campo. La nostra sarà una campagna elettorale rivolta ai settori popolari in una Regione, in cui le conseguenze delle scelte politiche prodotte dalla giunta Zingaretti, sostenuta dal PD e dal M5S, sono ben visibili nella loro connotazione antipopolare. Non a caso le critiche, dell’attuale leader del M5S Conte, al candidato del PD si concentrano sul debito di D’Amato di 250.000 euro con la Corte dei Conti, per una vicenda di più di 10 anni fa, non potendo attaccarlo sulle scelte politiche condivise fino all’ultimo dalle due assessore del M5S presenti in giunta.

L’amministrazione uscente, con provvedimenti ispirati al primato del mercato, ha vanificato diritti fondamentali con tagli e privatizzazioni dei servizi pubblici, incuria e devastazioni sul terreno ambientale. In continuità con tale impostazione, ha per l’appunto candidato l’assessore uscente Alessio D’Amato, il diretto responsabile del disastro della sanità laziale, realizzato con provvedimenti miranti, si potrebbe dire scientificamente, allo smantellamento del sistema sanitario pubblico e dei servizi territoriali a favore della gestione privata.

Ormai il Sistema Sanitario Regionale del Lazio ha come funzione principale la gestione degli appalti e il trasferimento di interi settori sanitari ai privati. Il vanto dell’ex assessore D’amato, rispetto all’efficienza del sistema delle vaccinazioni per il Covid nel Lazio, nasconde che quella operatività ha prodotto una quasi totale assenza delle prestazioni destinate ad altre patologie, anche gravi, come ad esempio quelle oncologiche, di cui non conosceremo mai il costo in termini di vite umane e dei danni irreversibili alla salute di molti cittadini e cittadine, che hanno subito una vera e propria emarginazione dalle prestazioni necessarie.

Noi crediamo che il Sistema Sanitario dovrebbe essere sostenuto, oltre che dalla garanzia delle prestazioni necessarie nei tempi dovuti, dalla prevenzione e messo in relazione non solo con il fabbisogno dei servizi sanitari a questa dedicati, ma a monte anche con le politiche in grado di preservare la salute. Le scelte messe in atto dalla giunta Zingaretti sulla “casa”, sui trasporti che hanno subito le stesse misure di dismissione del pubblico e quelle ambientali non sono andate certo in quella direzione.

Migliaia di alloggi popolari sono stati messi in vendita, mentre non ne è stata finanziata la costruzione di nuovi e la condizione abitativa, specialmente nella capitale è spesso la causa di un disagio non solo economico. La così detta area metropolitana di Roma ha visto uno spostamento di molti, alla ricerca di affitti accessibili, in zone sempre più periferiche, province. Un fenomeno che ha aumentato il pendolarismo verso la capitale, aggravando l’inefficienza dei trasporti, sempre più appaltati ed obsoleti, che durante la pandemia sono stati, insieme alle “classi pollaio”, uno dei maggiori fattori della diffusione del virus. Le ore di attesa in ogni condizione atmosferica, il superaffollamento non giova certo al benessere comune.

Per quanto riguarda le questioni ambientali, siamo all’incuria nel migliore dei casi, mentre ulteriori danni sono stati messi in atto, dai progetti di disboscamento selvaggio per la costruzione di nuove piste da sci sul Terminillo, privo di neve per la gran parte dell’inverno, mentre la copertura boschiva è sempre più preziosa per il clima e l’assorbimento degli elementi inquinanti. Siamo al benestare su mega-impianti per lo smaltimento dei rifiuti, inceneritore compreso, al mancato risanamento dei siti più inquinati, come la valle del Sacco, alla tolleranza verso l’uso massiccio di fitofarmaci nocivi, alla salute umana e ambientale, verso l’imponente monocoltura dei noccioleti nel Viterbese, dove non a caso il tasso di malattie tumorali è tra i più alti d’Italia.

Per questi e tanti altri motivi Unione Popolare del Lazio ha deciso di partecipare a questo difficile appuntamento, che comunque vada permetterà di stare in campo per la denuncia di ciò che è stato e le proposte per modificarlo.

Loredana Fraleone

Segretaria Prc/SE del Lazio


Il “voto utile” serve al consociativismo Destra/PD in Lombardia

Le elezioni in Lombardia rappresentano da trent’anni il primo principale osservatorio socio-elettorale della regressione dei diritti costituzionali nel Paese; l’opposto di Emilia/Romagna e Toscana che hanno rappresentato il progresso del benessere sociale negli ultimi decenni del novecento.

Trent’anni di governo totalitario della destra, nelle sue articolazioni berlusconiane e leghiste, con le varianti del Centro/PD ad assistere nelle convenzionali forme dell’opposizione formale nel Consiglio Regionale e pronta alla collaborazione consociativa e compartecipativa negli affari in tutti i settori produttivi e dei servizi pubblici, sulle deliberazioni delle Giunte succedutosi, senza soluzione di continuità. Una perseguita collaborazione attiva nelle Giunte di Milano, fino alle Giunte Sala.

In trent’anni hanno ridotto la Lombardia a territorio di facile conquista per gli affari delle famiglie potenti. La distruzione della sanità pubblica ne rappresenta il caso politicamente criminogeno più evidente a molti, e davanti agli occhi di tutti con la pandemia Covid che ha fatto della Lombardia, con migliaia di morti evitabili, uno Statarello (vedi la pretesa secessione con l’Autonomia Differenziata) ai primi posti nel mondo per numero di morti.

Hanno portato la sanità pubblica allo stremo, definanziata e senza personale. Sono cresciuti i profitti della sanità privata, diventata – con i soldi pubblici – primo Servizio Sanitario, certamente efficiente se hai il portafoglio pieno anche per saltare le liste d’attesa. E i poveri? Fanno fatica a curarsi!

Qualcuno mette in discussione questo tragico quadro? No, nessuno, si deduce che non è possibile un’allenza con il consociativo PD “per sconfiggere la destra e curare la sanità pubblica” evitando il rischio di illudere migliaia di sofferenti operatori sanitari pubblici e centinaia di migliaia di cittadini con affermazioni su ipotetici programmi e assunzione di piattaforme dei movimenti per il diritto alla salute.

Meno male che il candidato Majorino ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il PD ha, culturalmente e programmaticamente, ben altro in testa, a conferma degli atti compiuti con gli ultimi tragici governi nazionali. Quel “ben altro” che confermerà la destra al governo in Lombardia, e lo sarà ancora per decenni se non si ricostruisce una sinistra plurale fuori dal sistema della destra.
il “voto utile” e l’alleanza con il PD servono a mantenere il consociativismo con la Destra.

Ecco perchè la lista di Unione Popolare con Mara Ghidorzi candidata Presidente

Redazione Lavoro e Salute

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