Le imprese guidate da donne in Italia si confermano giovani e trainanti soprattutto per l’economia delle regioni del Sud
Rispetto a quelle maschili faticano ancora a sopravvivere dopo i primi cinque anni di attività. Il quadro a partire dagli ultimi dati
Più piccole, più giovani, più straniere, più dislocate al Sud. Queste le caratteristiche delle imprese guidate da donne registrate in Italia, che alla fine del 2024 sono arrivate a quota 1 milione e 307.116, pari a oltre un quarto (il 22,2%) del totale delle imprese italiane. Un ecosistema in continua evoluzione che sta cercando di espandersi e consolidarsi, ma dove in molti casi persistono difficoltà nel portare avanti le attività nel lungo termine.
A dirlo è Unioncamere, a seguito di un recente evento online organizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore per far luce sulle caratteristiche e le strategie di accesso ai finanziamenti delle imprese a guida femminile nel nostro paese, che rappresentano un importante segmento del sistema produttivo nazionale.
“Creare opportunità a favore dell’imprenditoria femminile è un obbligo per chiunque si ponga come obiettivo lo sviluppo del paese” ha sottolineato Andrea Prete, presidente di Unioncamere.
I dati ci raccontano che le attività guidate dalle donne sono perlopiù imprese di piccole dimensioni (microimprese), pari al 96,2% del totale, ma che si stanno strutturando: molte provano a espandersi, e infatti dal 2014 c’è stato un aumento sia delle piccole imprese (ovvero quelle con almeno 10 persone dipendenti, +33%) che di quelle medio-grandi (+23%).
Secondo Unioncamere, in Italia le imprenditrici puntano sui settori a maggior contenuto di conoscenza: in quasi tre casi su quattro, le imprese a guida femminile operano nell’ambito dei servizi, superando il numero delle imprese a guida maschile attive nel settore (72,6% contro 60,1%).
Inoltre, c’è una maggior concentrazione di imprese guidate da donne al Sud Italia (36,6%, a fronte del 33,7% delle imprese guidate da uomini). In alcune regioni in particolare, l’apporto delle imprenditrici è determinante: le attività a guida femminile rappresentano il 27,2% delle imprese molisane, il 26,5% di quelle lucane, il 25,3% delle abruzzesi, il 24,7% delle umbre e il 24,2% delle siciliane. Nella classifica delle province, quelle dove il tasso di femminilizzazione delle imprese è maggiore sono Benevento, Avellino, Chieti, Frosinone e Viterbo, con percentuali che arrivano nel primo caso a sfiorare il 30% del totale delle imprese.
Significativo anche il dato secondo cui il 10,3% delle imprese femminili italiane è guidato da donne sotto i 35 anni e il 12,6% da donne straniere (le stesse percentuali per le imprese maschili sono pari al 7,7% e all’11%, rispettivamente), e che ci parla di una maggior inclusività delle imprese guidate da donne.
Positivo anche l’aumento, registrato negli ultimi dieci anni, delle imprese giovanili a maggior contenuto di conoscenza: fra le under 35, le attività professionali, scientifiche e tecniche sono cresciute del 41,3%, soprattutto grazie alla spinta delle attività di management e marketing, che sono quasi raddoppiate.
L’analisi di Unioncamere segnala però che c’è ancora da lavorare per sostenere le imprese femminili, sia nella fase di avvio che in quella di consolidamento delle attività: i dati ci dicono infatti che le imprese guidate da donne hanno ancora un tasso di sopravvivenza più basso rispetto alle altre imprese. A cinque anni dalla fondazione, ne resta in vita il 72,3% (contro il 77,3% delle imprese maschili) e dopo i primi cinque anni di attività il divario con le imprese guidate da uomini cresce ulteriormente. In questo caso, sopravvive il 67,5% delle imprese, contro il 73,1% di quelle a guida maschile.
2/4/2025 http://www.ingenere.it
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