Le malefatte della Regione più privatista
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Come Comitati lombardi ci siamo riorganizzati partendo dalle zone del bresciano, del milanese e del pavese. La nostra caratteristica principale è la costante ricerca di una rete di relazioni con altre Associazioni, in primo luogo con ANPI Provinciale come è avvenuto a Pavia e a Brescia. Questa rete si è consolidata grazie anche alla collaborazione con il CDC della Lombardia con il quale sono stati co-organizzati diversi incontri.
Una esperienza interessante, inoltre, è quella del gemellaggio strutturale con il Comitato di Palmi (RC). Abbiamo chiara, infatti, l’idea che il Nord non si salva se si stacca dal Sud agganciandosi alla locomotiva europea. Anche qui, non ci si salva da soli.
Ma da dove siamo partiti?
Un momento importante è stato l’incontro con G. Viesti e il suo Verso la secessione dei ricchi? Incontro in presenza, nel marzo del 2019, nella sede dell’IS E. Molinari di Milano. In quell’occasione, il professore sottolineava come la partita sull’Autonomia Differenziata si dovesse giocare a Milano e in Lombardia. La scuola diventa, in questo contesto, un nodo cruciale: se si sfila questo comparto … le altre “materie” – 22 – vengono depotenziate. Il referendum lombardo del 22 ottobre 2017 per la richiesta di maggiore autonomia ha portato solo circa il 38% degli aventi diritto alle urne (con il 96% di sì, a differenza del referendum veneto dove i votanti sono stati il 57, 2% e il sì il 98,1%): questo vuol dire che su Milano, sulla Lombardia si può lavorare. Se si parte a Milano, abbiamo buone probabilità di incidere. Con queste premesse abbiamo cominciato a lavorare.
Nel 2019 abbiamo aperto le nostre pagine FB, cominciando a diffondere informazioni su documenti, manifestazioni e seminari. Volantinaggi nel dicembre dello stesso anno e i primi presidi sotto le Prefetture nel gennaio del 2020. Abbiamo continuato, in era Covid, a tenere alta l’attenzione anche con gli eventi a distanza, cercando di contrastare i ripetuti tentativi di inserire la Legge Quadro nel DEF (e come possiamo vedere oggi, non dobbiamo abbassare la guardia).
In questi giorni, a seguito dell’iniziativa promossa dalla regione Emilia-Romagna, stiamo organizzandoci per predisporre una analoga Petizione, una raccolta firme per chiedere all’Assemblea legislativa regionale della Lombardia il ritiro delle proposte di Intesa avanzate nel 2018. Chiediamo inoltre che il Parlamento faccia ritirare la previsione del DDL sull’Autonomia Differenziata prevista nel NADEF per il 2022-24.
Continua inoltre il nostro impegno per disegnare una mappatura delle associazioni con cui possiamo entrare in contatto.
Ricadute del progetto di Autonomia differenziata su scuola, sanità e ambiente
Quali sono, per Regione Lombardia, i punti di forza dell’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?
- La richiesta, dicono, attua alla lettera il dettato costituzionale (art. 116, c. 3) che riconosce le diversità che ci sono fra zone del Paese. Certo i lombardi devono avere condizioni veramente particolari, devono essere veramente cittadini speciali per richiedere tutte e 23 le materie che il dettato costituzionale dice “possono” essere attribuite alle regioni.
- Sarà garantita una maggiore efficienza dei servizi a parità di risorse. Soprattutto oggi, “efficienza” non sembra la parola adatta a qualificare il servizio lombardo.
- Valorizzerà il mondo della scuola riconoscendo alla Regione un ruolo più rilevante. In Lombardia la scuola della Repubblica è già stata messa in secondo piano da tempo: già ben prima della “Buona scuola”, fin da quando, agli inizi degli anni 2000, la Regione decretò il “Buono scuola” (ora “Dote scuola”), un contributo finanziario che finiva sostanzialmente per sovvenzionare le scuole paritarie (private).
Durante l’attuale emergenza pandemica, in alcune parti della nostra Regione gli alunni hanno fatto pochissimi giorni di scuola in presenza, in altre le cose sono andate diversamente. La frammentazione è già in atto. Cosa si potrebbe aggiungere con la richiesta di ulteriori forme di autonomia? La disarticolazione del CCNL, la subordinazione degli organi collegiali alle scelte politiche di ogni singolo Consiglio regionale, la frantumazione del sistema educativo e formativo nazionale. Si parlerà di ottimizzazione delle risorse (leggi: tagli alla scuola pubblica), si porterà a termine il percorso avviato con l’Autonomia scolastica verso una completa aziendalizzazione di uno spazio pubblico. (1) - Migliorerà il sistema sanitario. Su questo, non credo ci sia bisogno di spendere molte parole.
- Amplierà le funzioni esercitabili dalla Regione, ai fini della tutela ambientale: bonifica di siti contaminati, interventi di prevenzione e ripristino ambientale nonché di gestione di rifiuti. Ecco queste parole così seducenti nascondono la realtà di un territorio che viene definito la Seconda Terra dei Fuochi, non solo in senso metaforico, soprattutto nelle zone del pavese. Impianti fortemente impattanti, raddoppio degli inceneritori, sversamento di tonnellate di fanghi in agricoltura che dura da decenni senza adeguati controlli, infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti. Un rafforzamento di connivenze da fare veramente paura. Questo nell’area padana. In una delle zone più inquinate del mondo.
Mariastella Gelmini, ministra per gli affari regionali e le autonomie, è lombarda. Vorrà dire qualcosa? Sappiamo già che è stato istituito un apposito comitato interministeriale che è già al lavoro. Bisogna trovare – dice – una formula, i ministri dell’Innovazione e della Pubblica amministrazione ci stanno già lavorando. Obiettivo: ripartire da Legge Quadro per attuare autonomie differenziate. Questo è già stato detto chiaramente.
Ricadute dell’Autonomia delegata sulla sanità lombarda, già in atto di fatto da anni
Ci può aiutare ad approfondire la questione una breve storia (2) del disastroso declino della sanità pubblica in Lombardia. Si può partire dalle tangenti incassate dall’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa nel 1992, per proseguire con Duilio Poggiolini, nel 1993, con quelle ricevute dalle case farmaceutiche. Per passare poi, nel 1997, agli illeciti sui rimborsi regionali. Del 2007 è lo scandalo ‘Santa Rita’ la clinica degli orrori.
Arriviamo poi all’era Formigoni e al crac della Fondazione San Raffaele del 2012, ai fondi neri alla clinica Maugeri. La Lombardia in questi anni eccelle nel cosiddetto Project Finance, forme di collaborazione pubblico-privato per la gestione di interventi di edilizia ospedaliera. Obiettivo: fare in modo che la ricerca diventi sviluppo economico. La Sanità pubblica è in buona parte smantellata a favore di strutture private “accreditate”, le cui prestazioni sono rimborsate dalla Regione.
Con l’epoca Maroni, non si cambia direzione: gare d’appalto truccate, tangenti sugli appalti odontoiatrici, protesi di bassa qualità. Il sistema sanitario lombardo negli ultimi vent’anni ha privilegiato l’impresa privata rispetto al servizio pubblico e nella regione più ricca d’Italia, si muore perché non ci sono abbastanza respiratori per tutti.
Arriviamo ad Attilio Fontana e al presunto “scandalo dei camici”, ma questa è storia recente. Si apre un ospedale all’avanguardia per chiuderne altri due: la parola chiave è mergermania (fondere; leggi: tagliare).
La legge 23 del 2015, detta legge Maroni, non funziona, non è in sintonia con la legislazione nazionale. Le strutture sanitarie private concentrano i servizi solo su quelli redditizi; dopo quaranta anni di tagli, mancano la prevenzione e l’assistenza territoriale.
Ora la nuova assessora regionale al Welfare Letizia Moratti chiede la revisione della legge 23. La pandemia, dice, ha messo in luce le criticità del sistema sanitario: mancata attivazione della medicina di territorio e sistema “ospedalecentrico”. Intanto, in uno dei suoi primi discorsi come assessora, chiedeva un maggior numero di vaccini per le regioni con il Pil più alto… Vedremo.
Se tutto questo è accaduto per la sanità, perché non potrebbe accadere per altre materie?
I Comitati no AD della Regione Lombardia
(1) Contro il binomio autonomia-valutazione | ROARS (2) La Sanità lombarda di Formigoni, Maroni e Fontana
A cura di Rita Campioni
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