Le richieste della Corte Penale Internazionale hanno sia un carattere storico che un sapore cinico

di Ali Abunimah,

The Electronic Intifada, 20 maggio 2024. 

Il procuratore capo della Corte Penale Internazionale ha annunciato lunedì 20 maggio di aver richiesto il mandato di arresto contro due alti dirigenti israeliani per crimini commessi nella Striscia di Gaza.

Karim Khan ha dichiarato di avere “ragionevoli motivi per credere” che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant “siano responsabili penalmente” per una serie di crimini internazionali commessi dall’8 ottobre in poi, tra cui la fame come arma di guerra, l’omicidio, l’attacco intenzionale ai civili, lo sterminio, la persecuzione e altri crimini contro l’umanità.

La decisione, che si è fatta attendere fin troppo, è epocale ma anche irritante.

Se da un lato è un sollievo sapere che finalmente lo scudo dell’immunità e dell’impunità di Israele è stato bucato, dall’altro Khan ha accusato diversi leader del movimento di resistenza palestinese Hamas di vari crimini.

Khan sostiene che il leader dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh, il suo leader di Gaza Yahya Sinwar e il capo della sua ala militare Muhammad Deif sono responsabili di crimini quali sterminio, omicidio, presa di ostaggi, tortura e stupro.

La natura politica delle accuse contro i leader di Hamas è subito evidente per il fatto che Khan ha accusato più palestinesi che israeliani di crimini internazionali.

Un punto di vista cinico potrebbe essere che Khan abbia incriminato solo i due leader israeliani che Washington vuole veder sparire, lasciando liberi innumerevoli altri funzionari politici e militari israeliani, almeno per ora.

Inoltre, Khan ha incluso contro Hamas le accuse di stupro e violenza sessuale, dando credito alla propaganda israeliana sulle atrocità, che è stata ampiamente sfatata e per la quale Israele non ha presentato alcuna prova credibile.

È da notare che, mentre Khan ha accusato esplicitamente i leader palestinesi di “tortura”, questa parola non compare nelle accuse contro Netanyahu e Gallant, anche se ci sono molti resoconti credibili di torture sistematiche contro i palestinesi su una scala orribile, anche nei campi di detenzione chiusi.

In particolare, Khan non ha formulato alcuna accusa contro Netanyahu e Gallant ai sensi dell’articolo 6 dello Statuto di Roma, la sezione che riguarda il genocidio.

Li ha accusati solo in base agli articoli 7 e 8, che riguardano i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra – articoli che ha usato anche contro i leader di Hamas.

Khan avrebbe potuto anche presentare accuse relative ai crimini israeliani in altre zone della Palestina, ad esempio la costruzione di colonie illegali in tutta la Cisgiordania occupata, un crimine che dura da decenni.

Non facendolo, alimenta la falsa impressione che la storia sia iniziata il 7 ottobre 2023.

La resistenza è sempre criminalizzata

Sebbene Khan possa tentare di far passare tutto questo come una dimostrazione di giustizia equa, questa non è la verità: è un’equivalenza oltraggiosa e falsa. Non avrebbe potuto mantenere un briciolo di credibilità se non avesse fatto nulla contro i leader israeliani, quindi ha fatto il minimo che pensava di poter fare.

Ma questo non sorprenderà nessuno, tanto meno i leader di Hamas, che si aspettavano di essere accusati e lo vedevano come il prezzo per ottenere una qualche misura di giustizia internazionale per il loro popolo.

A gennaio, ad esempio, Mousa Abu Marzouk, un alto dirigente di Hamas, ha scritto: “Dal 2015, Hamas ha ripetutamente espresso il suo interesse a comparire davanti alla Corte Penale Internazionale e a essere giudicato da essa non sulla base di accuse e grida prive di fondamento, ma sulla base di prove e fatti. Israele non ha fatto altrettanto”.

Abu Marzouk ha aggiunto: “Hamas è pronto a comparire davanti alla Corte Penale Internazionale con prove e testimonianze dal vivo e ad assumersi l’onere di qualsiasi accertamento giudiziario contro il gruppo o i suoi membri, dopo un processo pieno ed equo in regime probatorio; con esami e controesami su ciò che abbiamo fatto o meno nei molti anni della nostra leadership come movimento di liberazione nazionale. E Israele?”

E come sottolinea il professore della Columbia University Joseph Massad, l’Occidente ha sempre considerato criminali le lotte anticoloniali, mentre la propria barbarie coloniale viene sempre descritta come “difensiva”.

In questo contesto, lo sforzo palesemente politico di Khan di sminuire i crimini di Israele è un fatto normale.

Israele stato paria

I mandati di arresto – che devono ancora essere formalmente emessi dai giudici del tribunale – non avranno un impatto immediato su Sinwar o Deif, che non si sa dove si trovino, in quanto leader della resistenza clandestina. L’arresto da parte della CPI è l’ultima delle loro preoccupazioni.

Per quanto riguarda il capo del comitato politico di Hamas, Ismail Haniyeh, egli vive in Qatar, che è uno dei pochi paesi che non sono membri della Corte Penale Internazionale e quindi non è legalmente obbligato ad arrestarlo e consegnarlo.

Hamas è già fuori legge e soggetto a sanzioni da parte degli Stati Uniti e di tutta l’Europa, quindi non è che i leader del movimento si sarebbero comunque mossi liberamente anche senza le decisioni della CPI.

Tuttavia, se l’indulgenza di Khan nei confronti delle atrocità di Israele ha lo scopo di placare Tel Aviv o i suoi sponsor, non raggiungerà sicuramente questo scopo.

Ci saranno certamente rabbia, tumulti e altre minacce da parte di Washington e Tel Aviv, del tipo che Khan ha recentemente respinto.

Anche se Khan ha ammorbidito i suoi colpi, i mandati di arresto avranno un impatto enorme su Israele e i suoi leader, che ora si trovano ostracizzati e limitati nei loro movimenti in un modo che non ha precedenti.

Netanyahu e Gallant non potranno viaggiare in decine di paesi, tra cui la maggior parte dell’Europa, senza temere di essere arrestati. I paesi europei, in particolare, che pretendono di sostenere il diritto internazionale, dovranno arrestarli e consegnarli al tribunale, oppure sfidare apertamente i loro obblighi legali.

Tra questi c’è anche la Germania, che fornisce armi per il genocidio di Israele pur pretendendo di essere un paladino del diritto internazionale.

Il danno alla reputazione di Israele e la sua discesa in uno status di paria ancora maggiore sono assicurati, nonostante tutti gli sforzi di Khan per attenuare il colpo.

Gli Stati Uniti, principale fornitore di armi a Israele e complice del genocidio, non è un membro della Corte Penale Internazionale e non collaborerà ai mandati di arresto.

Ma anche per un governo incurante del diritto internazionale come quello di Washington, il fatto che i leader del suo più stretto alleato siano accusati dalla CPI aumenta il costo politico interno e internazionale del suo sostegno incondizionato a Israele.

Ricordiamo che l’anno scorso il presidente Joe Biden ha accolto con favore la richiesta di Khan per un mandato di arresto della CPI contro il presidente russo Vladimir Putin per l’operazione militare di Mosca in Ucraina.

L’iter giudiziario che porta dall’annuncio odierno di Khan all’effettiva emissione dei mandati di arresto da parte dei giudici potrebbe durare anche due mesi.

Forse l’unica domanda importante è se l’annuncio di lunedì dissuaderà Israele dal continuare nel frattempo la sua campagna di sterminio a Gaza.

https://electronicintifada.net/blogs/ali-abunimah/icc-warrants-both-historic-and-cynical

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

.21/5/2024 https://www.assopacepalestina.org/

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