Le vite degli altri
L’ossessione per la “sicurezza” non permea soltanto la geopolitica. L’Europa con l’elmetto guarda anche ai pericoli interni e si prepara a una clamorosa stretta sulla privacy. Il tema, tanto per cambiare, è quello delle comunicazioni online e in particolare della crittografia end to end. Di cosa si tratta? In breve, è quella tecnologia che impedisce l’intercettazione delle comunicazioni su quelle piattaforme di messaggistica (Whatsapp, Telegram, Messenger) che la stragrande maggioranza delle persone utilizzano per comunicare.
Semplificando il concetto, la crittografia end to end permette di utilizzare un sistema di comunicazione “sicuro”, in cui i messaggi possono essere letti solo da mittente e destinatario. Neanche chi gestisce il sistema, infatti, può leggere i messaggi in chiaro. L’unico modo per accedere a quei messaggi è avere accesso fisico al dispositivo di chi li ha inviati o ricevuti.
Raccontata così, può sembrare addirittura una misura eccessiva, utile per proteggere comunicazioni segretissime. Non è così. A oggi, la crittografia end to end è l’unico strumento che ci protegge da uno scenario distopico in cui sarebbe possibile memorizzare tutte le comunicazioni di ogni singola persona sulla faccia del pianeta, andandole a recuperare quando dovesse risultare necessario. Un esempio di questo tipo di sistemi è PRISM, implementato dagli USA e noto all’opinione pubblica fin dal 2013.
Per fare un paragone che renda l’idea dell’impatto di questo scenario, è come se 40 anni fa qualcuno ci avesse detto che tutte le nostre telefonate sarebbero state registrate, tutte le nostre lettere inviate per posta sarebbero state aperte, fotocopiate e archiviate.
A mettere a rischio l’esistenza della crittografia end to end, oggi, sono due interventi “regolatori” a firma UE. Il primo, al momento ancora allo stato embrionale, arriva dalla Commissione ed è stato presentato come un progetto volto a contrastare la pedopornografia. In estrema sintesi, prevederebbe l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che dovrebbe analizzare tutte le comunicazioni (messaggi, immagini e video) per individuare eventuali tentativi di adescamento dei minori. Inutile dire che un sistema del genere (la cui gestione sarebbe peraltro demandata ai privati che gestiscono i sistemi) sarebbe incompatibile con qualsiasi sistema di protezione crittografico.
Il secondo, a uno stato più avanzato, è il nuovo Digital Markets Act. Il regolamento, che ha lo scopo (neanche troppo nascosto) di “azzoppare” i big dell’hi-tech made in USA per favorire il recupero sui mercati tecnologici delle aziende europee, contiene una norma specifica sui servizi di messaggistica. Prevede, infatti, l’interoperabilità obbligatoria tra le varie piattaforme. Tradotto: ogni operatore deve garantire che i software concorrenti possano comunicare tra loro. Insomma: con il DMA in vigore, dovrebbe essere possibile inviare un messaggio da Whatsapp a Telegram, o a qualsiasi altro software di messaggistica. Anche in questo caso, a meno di una clamorosa evoluzione verso un sistema “aperto” e condiviso da parte dei colossi tecnologici, possiamo dire addio alla crittografia end to end.
Insomma: nella democratica Unione Europea si sta preparando una tempesta perfetta in grado di spazzare via qualsiasi ostacolo a un sistema di sorveglianza globale già attivo. Il tutto attraverso due obiettivi dichiarati (lotta alla pedopornografia e tutela dei consumatori) che rendono terribilmente improbabile che nell’emiciclo di Strasburgo si possa levare una qualche obiezione.
Marco Schiaffino
30/5/2022 https://www.attac-italia.org
Foto: succo su Pixabay
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 50 di Giugno-Luglio 2022: “Guerra e migranti, guerra ai migranti”
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