L’educazione civica del governo Meloni? Tutto il ciarpame della retorica nazionalista
Il 7 agosto scorso, sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, è stato pubblicato un comunicato stampa relativo alle Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica, che entreranno in vigore nel corrente anno scolastico.
Per capire di che parliamo bisogna risalire all’introduzione dell’insegnamento dell’Educazione Civica, previsto per 33 ore all’anno (non aggiuntive, ma di fatto sottratte al monte orario delle singole discipline), avvenuto nel 2019 ad opera del Ministro, sempre leghista, Bussetti.
Ebbene, tali linee guida, se possibile, peggiorano quelle precedenti del 2019, in modo particolare per quanto attiene alla retorica, beceramente nazionalista e patriottarda:
1. Educazione, secondo il Ministero (e dunque secondo il governo Meloni) significa educare all’amor patrio. Il termine “patria” come quello di “nazione” ricorre in modo ossessivo, fino alla nausea. Allo stesso tempo occorre “l’integrazione come “rafforzamento del senso di appartenenza alla comunità nazionale”. Ovvero assimilazione tout court. Il messaggio è chiaro, almeno per noi Sardi: vogliamo diventare buoni ed “educati” cittadini? Dobbiamo negare la nostra identità e specificità storico culturale e linguistica. Per “assimilarci” agli italiani.
Nelle linee guida “viene evidenziato il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria, concetto espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione”. In realtà nella Carta Costituzionale la parola Patria compare solamente due volte, quasi accidentalmente: nell’art. 52 sul servizio militare (“difesa della Patria”) e nell’art. 59 sulla nomina dei senatori a vita (“cittadini che hanno illustrato la Patria”).
Il carattere fondamentale della nuova Italia fu individuato nel suo essere una Repubblica (termine che ricorre 86 volte, senza contare i titoli), democratica, la cui sovranità appartiene al popolo (mai definito come “italiano”). Non una “patria” o una “nazione”.
E comunque sia, chi ricorda al Ministro Valditara e alla Meloni che per noi Sardi la Patria (e la Matria) è la Sardegna? Perché sardi sono i nostri padri e le nostre madri? E chi egualmente ricorda che dunque, la nostra Nazione è la Sardegna non l’Italia?
2. Altro pressante suggerimento del Ministro nelle nuove linee guida è quello di far conoscere l’Inno “Fratelli d’Italia” e il Tricolore con la sua storia.
Bene. Non tanto sommessamente occorrerà ricordare, soprattutto alla Meloni amica di Vox e diventata Presidente, che “Fratelli d’Italia” è un Inno brutto, bellicista, militarista e militaresco, ultraretorico. Ma che soprattutto riassume una “storia” falsa e falsificata: “Dall’Alpe a Sicilia dovunque è Legnano; ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano; I bimbi d’Italia si chiaman Balilla; il suon d’ogni squilla i Vespri sonò”.
Mi chiedo: che c’entrano i combattenti della Lega lombarda, i Vespri siciliani, Francesco Ferrucci, morto nel 1530 nella difesa di Firenze, Balilla, ragazzino che nel 1746 avvia una rivolta a Genova contro gli austriaci, con l’Italia, il suo “Risorgimento”, la sua Unità? C’entrano un’acca.
Comunque sia, noi sardi il nostro Inno nazionale lo abbiamo già: è su “Patriota sardu a sos feudatarios”, più noto anche come “Procurade de moderare”, di Francesco Ignazio Mannu. Peraltro l’Inno ufficiale della Regione sarda! Ricordo agli smemorati che il Presidente della Regione con decreto n. 49 del 24 aprile 2019 ha dato attuazione a quanto stabilito dalla Legge Regionale n. 14 del 4 maggio 2018 che riconosce il componimento melodico tradizionale “Su patriota sardu a sos feudatarios”, Inno ufficiale che “contribuisce a sottolineare i caratteri dell’autonomia speciale riconosciuta dalla Costituzione alla Sardegna e ad accentuare il senso di appartenenza dei sardi a un comune territorio, avendo come obiettivo il rispetto, la cura e la valorizzazione delle peculiarità che lo contraddistinguono e lo sviluppo delle potenzialità che possiede”.
E il Tricolore? A me personalmente viene l’orticaria solo al guardarlo. La nostra bandiera sono i 4 Mori. So che a qualcuno non piace: preferirebbe l’Albero deradicato arborense. Questo piace anche a me, ma ritengo che la stragrande maggioranza dei sardi, storicamente ormai, abbia interiorizzato e fatto proprio, nella mente e nel cuore, in Sardegna come nell’Emigrazione, i Quattro Mori come loro vessillo, simbolo e bandiera.
Con buona pace del Ministero italiano, che invitiamo a tenersi le sue “Linee guida”. Che non ci interessano. Saremo noi sardi a elaborare le nostre: quelle che meglio si attaglino alla nostra Identità culturale formativa ed educativa.
Francesco Casula
16/0/2024 https://www.manifestosardo.org/
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