Legge finanziaria: la solita ricetta ideologica sulla tassazione

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La discussione imperversa ed è legata al nodo saliente delle coperture economiche nella prossima legge di bilancio, parliamo dei ticket e della lotta agli evasori.
Il principio della proporzionalità a guidare le tassazioni dovrebbe essere un cardine del sistema economico, paghino di piu’ i salari elevati, siano sottoposti a tassazione i grandi patrimoni, soprattutto le rendite che non producono lavoro.
Paradossalmente il rapporto annuale Inps è fermo all’aprile 2017, le banche dati e relative elaborazioni dovrebbero essere una fonte perenne di analisi e di studio in un paese dove invece questi strumenti sono spesso inesistenti, inaccessibili tanto negli enti locali quanto per la cittadinanza. Non è un problema di trasparenza ma di sostanza, di risparmio economico e di ottimizzazione delle risorse umane, di ammodernamento della macchina amministrativa , di formazione del personale. Questi sono reali obiettivi da perseguire se vogliamo raggiungere gli standard europei ancora lontani per la Pa Italiana.

I redditi medio alti riescono a pagare di meno attraverso una fitta serie di sgravi fiscali, sarà per il fatto che l’accesso agli asili nido, all’università, la ristrutturazione di immobili e gli interventi per il risparmio energetico hanno spesso costi elevati e inaccessibili per molti.
Ancora una volta il nodo saliente riguarda il potere di acquisto di pensioni e salari, siamo il paese dei contratti precari e part time che hanno ripercussioni negative sull’economia ma anche sulla efficienza del sistema produttivo.
Ha fatto scalpore la proposta di tassare i cespiti immobiliari, ossia gli immobili, i computer, i mobili e gli impianti, i terreni, i macchinari e i veicoli.
I cespiti sono soggetti per altro a crescenti svalutazioni, ad esempio il crollo dei prezzi del mercato immobiliare o l’avvento di nuove tecnologie deprezzano il valore di capannoni , di strumenti e macchinari concepiti in tempi recenti ma non di ultima generazione.
Anche in questo caso i ritardi del sistema italiano sono palesi, si investe poco e male nella ricerca e nella tecnologia, si rinuncia ad accordare aumenti reali, fuori dal codice Ipca per intenderci, ai salari e alle pensioni e allo stesso tempo vengono lesinati fondi e aiuti alla ricerca e alle nuove tecnologie. E quando si investe in ricerca a beneficiarne sono spesso le aziende private.
La discussione ideologica in corso su tasse e ticket è funzionale a nascondere le responsabilità politiche degli ultimi anni, ad esempio si approva il reddito di cittadinanza al posto di lavori socialmente utili che potrebbero garantire anche servizi necessari come la manutenzione delle strade e delle scuole, la pulizia e il decoro dei territori, il recupero a fini turistici di aree archeologiche abbandonate.
Giocano un ruolo dirimente gli organi di stampa impegnati nella lotta alla tassazione per giustificare il depotenziamento dello Stato e del welfare, assumono ruoli regressivi i sindacati complici pensando di intensificare previdenza e sanità integrativa in sostituzione di reali aumenti salariali nei contratti nazionali.
La progressività del ticket (paga di più chi ha piu’ soldi) , la progressività della tassazione degli immobili dovrebbero essere principi cardini di un sistema che ha palesato fin troppe contraddizioni. Prendiamo ad esempio un reddito da 50 mila euro, si presuppone che la famiglia possa mandare i figli al nido e all’università, ristrutturare gli immobili di cui è proprietaria, alla fine va a pagare meno tasse di chi , con un reddito di 25 mila euro annui, è costretto a continui sacrifici e non riesce a garantire studi universitari ai figli o rinuncia al nido perchè la retta del servizio a domanda individuale è troppo onerosa (e in tal caso o ci si affida ai nonni o si costringe la donna al part time).
Prendiamo ad esempio la sanità, il finanziamento della stessa attraverso la fiscalità generale, se vincolata al prelievo che aumenta in base al reddito percepito, garantirebbe la progressività assicurando la tenuta di un sistema fiscale che invece nel corso degli anni ha consentito incredibili favori a certe fasce medio alte oppure a quelle che beneficiano di ampie esenzioni (anche se chi non percepisce reddito o guadagna poco dovrebbe avere sempre e comunque accesso ai servizi)
Il sistema degli sgravi fiscali va sicuramente rivisto in un’ottica progressiva ma raggiungere questo obiettivo dovremmo far pagare le tasse a chi invece non le paga o le paga solo in minima parte. E qui entra in gioco il nero, il non dichiarato, l’economia sommersa che in Italia, piu’ di ogni altro paese europeo è florida e variegata. Come intendiamo combattere l’evasione fiscale? Puo’ bastare la minaccia del carcere per far pagare le tasse?
Il sistema fiscale di una nazione è strettamente connesso al suo sistema produttivo e al welfare, la tassa sulla prima casa è stata tolta per tutti, sia per chi ha un immobile da 100 o 200 mila euro sia per quanti possiedono case 3 volte piu’ costose. Facendo pagare l’Imu sulla prima casa per gli immobili di un certo valore riusciremmo ad avere risorse da reinvestire magari popolando borghi che nel corso degli anni sono stati desertificati oppure ristrutturando l’edilizia popolare o trasformando in case popolari i numerosi palazzi mai finiti di costruire.

Si tratta di operare delle scelte politiche , economiche e fiscali, coerenti e per farlo serve la spinta di una mobilitazione popolare su contenuti chiari e non ad uso e consumo del Governo di turno.

Questa mobilitazione dovrebbe partire dal mondo sindacale che a sua voltà è invischiato negli enti bilaterali, nel business della previdenza e sanità integrative e per queste ragioni non prenderà mai posizione se non in termini astratti, retorici e ben poco costruttivi.
Si tratta quindi di operare scelte coraggiose e di farle seguire da pratiche conseguenti, un obiettivo ambizioso che presuppone la rottura con quell’intricato sistema che ha portato il sindacato ad essere cogestore dello smantellamento del welfare e della dinamica salariale che prevedeva aumenti autonomatici per tutti rivedendo annualmente i salari in base al reale costo della vita.

Federico Giusti

27/10/2019 www.controlacrisi.org

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