Lettera aperta al ministro Speranza

SPERANZA-ROBERTO

Caro Ministro Speranza, ci stiamo sforzando di capire le tue intenzioni al netto dei provvedimenti annunciati e che molti hanno salutato come una nuova ventata politica in difesa della sanità pubblica. Siamo perplessi perché li riteniamo dei provvedimenti tampone che non curano le ferite di un sistema pubblico ferito da due decenni di depauperamento della sua ragione sociale. Quindi, anche nel caso si dovessero concretizzare, entro il 2022, si rischia di innestarli in un corpo morente come fossero cure palliative su un malato terminale.

Non basta qualche finanziamento in più, nuove assunzioni di personale sanitario o l’eliminazione del super ticket; va bene, ma non basta, anzi non serve perché il problema è curare le radici di un sistema pubblico che, vogliamo credere, anche tu vuoi difendere. Intanto chiediamoci cosa intende una persona, da quella benestante a quella povera, per sistema sanitario pubblico e cosa si aspetta ancora oggi in un Paese che ha reso marginali anche i più elementari diritti costituzionali. Crediamo si aspettino, prima di ogni passo obbligato verso una struttura di cura, che tutto il sistema si impegni preventivamente per individuare e rimuovere i rischi per la salute. Stiamo parlando della prevenzione primaria che, tanto per citare una voce spesso presa a pretesto per disarticolare la sanità pubblica, farebbe risparmiare almeno un terzo della spesa. Non è cosa di poco conto nonostante la spesa sanitaria italiana sia già inferiore del 32% rispetto a Paesi dell’Europa occidentale. Lo certifica la 15° edizione del rapporto sanità dei ricercatori di Tor Vergata che evidenzia anche la carenza di personale valutabili in almeno 96 mila unità in meno rispetto a quante ne servirebbero (soprattutto al Sud) per dare sicurezza ai cittadini nei loro bisogni di cura.

Quindi, se concordiamo nel non continuare a favorire il privato, la prima scelta di campo di un ministro fedele alla Costituzione dovrebbe consistere nell’individuazione di un percorso legislativo che, per lo meno, riduca il peso del cosiddetto secondo pilastro (sanità integrativa e welfare aziendale) cresciuto a dismisura negli ultimi dieci anni. Altrimenti penseremmo che anche questo ministero della salute, in continuità con la Lorenzin e la Grillo, ha intenzione di creare una sanità di serie A, (per chi può stipulare polizze assicurative individuali, oltre che acquistare direttamente beni e servizi sanitari beneficiando di specifiche detrazioni fiscali) con sgravi a spese dello Stato che ammontano a oltre 2 mld. A copertura delle prestazioni extra-LEA e una di serie B a garantire i poveri con i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Altresì, dotato delle prerogative prima citate, dovresti anche chiederti chi più di tutti ha pagato il prezzo dei tagli e delle politiche di austerity.

Non è retorica la nostra ma, semplicemente, vorremmo che il dire antileghista si coniugasse col fare azioni contro la secessione, considerando che le prime vittime sono le fasce più deboli della popolazione (soprattutto nelle Regioni, quelle meridionali, in maggiore difficoltà).

In quel sud dove peggiora l’accessibilità ai servizi sanitari, aumentano le diseguaglianze sociali e territoriali e si accendono allarmanti segnali come la riduzione dell’aspettativa di vita in alcune parti del Paese a volte con gap di 2/3 anni in meno di vita tra i territori più ricchi e quelli più poveri.

Le persone più fragili e più povere, sempre più, rinunciano a curarsi. Il personale sanitario, soffre del blocco del turn over che aumenta la storica carenza negli organici e rende sempre più gravosi i carichi di lavoro, e non basta davvero la promessa di alcune centinaia di nuove assunzioni per riparare gli squarci prodotti dai coltelli dei tuoi predecessori.  A ciò si aggiungono il blocco dei rinnovi contrattuali, l’aumento dei contratti atipici e precari, l’invecchiamento del personale medico. Cose trite e ritrite? Certamente, ma inconfutabili.

Gli stessi nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) scontano il paradosso di consistere in un paniere sulla carta relativamente “ricco” a fronte di un de-finanziamento pubblico senza precedenti che non permette la copertura delle prestazioni previste nello stesso. Chi ci guadagna, complice l’inserimento nei contratti di lavoro con i diversi benefit e prestazioni che sottraggono denaro pubblico alla fiscalità generale e indirettamente al SSN?

Ma un nuovo pericolo si affaccia con l’autonomia differenziata. La posta in gioco è altissima perché si tratta di una ulteriore e micidiale spaccatura nell’erogazione del diritto costituzionalmente garantito della salute. Quel diritto alla salute che il Servizio sanitario pubblico dovrebbe garantire ma che, secondo l’OMS, che oggi per la maggior parte delle sue sempre più deboli risorse diagnostica e cura malattie evitabili (addirittura nell’80% dei casi sempre secondo l’OMS). Nel mentre avanzano, senza interventi sociali di rimedio, malattie cronico-degenerative ed acute, in larga parte evitabili (citavamo prima la prevenzione primaria) e prevenibili (prevenzione secondaria = diagnosi precoce).

Concordiamo sul pericolo che anche le fasce povere introiettino la percezione che il Servizio sanitario nazionale non rappresenta più la prima risposta per i bisogni dei cittadini perché non più in grado di garantire le prestazioni adeguate ai bisogni di salute? Insignificante riteniamo l’aumento dei fondi a fronte delle decennali politiche di tagli, perché manca una strategia che combatta il cammino che porta i cittadini verso il privato.

Infine, tanto per dire, a noi fanno impressione la sfilza di pareri positivi, addirittura alcuni entusiastici trasversali, in particolare di Presidenti di Regioni che della privatizzazione hanno fatto da anni il loro grande cavallo di battaglia e ai quali il ministro si affida per avere le esigenze occupazionali, di aggiornamento delle linee guida, di governance farmaci e dispositivi medici, linee indirizzo assistenza territoriale. A te no?

Non sarà, caro Speranza, che hai offerto una coperta che ognuno tirerà dalla sua parte per continuare l’opera di distruzione. A nostro parere quella coperta verrà utilizzata come tappeto sotto il quale nascondere la sporca politica a danno dei soliti senza difese.

Franco Cilenti

Lettera Pubblicata sul numero di gennaio di Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

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