Libano: martiri in sala d’attesa

di Alessandra Fiumara

La testimonianza /reportage che pubblichiamo, di cui coglierete la profonda drammaticità, è di una nostra compagna, Alessandra Fiumara, laureata e specializzata in Storia delle lingue e culture dei Paesi Islamici e del Mediterraneo presso L’Orientale di Napoli. Ha vissuto per molti anni in Medioriente tra Siria e Libano e proprio a Beirut per 14 anni occupandosi di giornalismo, politica, diritti umani e-business. 

Tra la notte di lunedì e martedì, Israele ha avviato un’operazione, a loro dire, limitata via terra contro Hezbollah, invadendo una parte del Sud in cui il “Partito di Dio”, sciita è maggioritario e in cui ha molte delle sue postazioni militari. A seguire, martedì sera, c’è stato un attentato a sud di Tel Aviv, alla fermata degli autobus  di Giaffa,  che ha causato la morte di 6 persone e di 7 feriti. Poco dopo l’ Iran ha lanciato attacchi missilistici balistici e cruise  contro Israele, come risposta all’omicidio politico del leader libanese di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah avvenuto Venerdì 27.09.2024, sui sobborghi meridionali e sulla periferia sud di Beirut.
Un portavoce ha dichiarato che le forti esplosioni udite a Tel Aviv e nei pressi di Gerusalemme, hanno scosso il paese e il traffico aereo è stato interrotto all’aeroporto israeliano Ben Gurion. Il presidente Biden ha ordinato alle forze armate statunitensi di abbattere i missili iraniani che puntano su Israele. Israele, Libano Iran e Giordania hanno temporaneamente chiuso il proprio spazio aereo.
A tutti i residenti è stato ordinato di rimanere vicino ai rifugi antiatomici.
Le Guardie iraniane hanno minacciato di effettuare “attacchi schiaccianti” contro Israele in caso di rappresaglia.
Il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l’attacco dell’Iran  “come un grave errore e che per questo pagherà’’.
Il bombardamento nella capitale libanese che alcuni giorni fa ha causato la morte di Nasrallah è stato considerato come uno degli attacchi più intensi contro la roccaforte di Hezbollah da quando il gruppo ed Israele erano entrati in guerra l’ultima volta nel 2006. Un attacco di chiara impostazione terroristica era già avvenuto pochi giorni fa quando, grazie ad un attentato realizzato con importanti risorse tecnologiche e certamente con la complicità di aziende del settore telefonico e della sicurezza ancora da chiarire, migliaia di cercapersone, il mezzo utilizzato dai dirigenti di Hezbollah per comunicare fra loro senza essere intercettati, sono esplosi contemporaneamente, provocando centinaia di morti e migliaia di feriti.
Hezbollah è stato fondato durante la guerra civile libanese, dopo che Israele aveva assediato la capitale Beirut nel 1982. In breve tempo aveva soppiantato Amal, altro partito di confessione sciita, grazie sia al sostegno iraniano quanto all’aver realizzato un sistema di welfare per la propria componente religiosa che l’aveva fatto divenire in breve tempo maggioritario. Mentre chi definisce Hezbollah come “organizzazione terroristica”, è un partito presente nel parlamento libanese con deputati e ministri, ma sbaglia anche chi non considera il carattere fondamentalista di tale forza politica.
“Sayyed Hassan Nasrallah, era stato eletto segretario generale di Hezbollah nel 1992, all’età di 32 anni, dopo che un elicottero israeliano aveva ucciso il suo predecessore Abbas al-Moussawi.
Nasrallah si è unito adesso ai suoi grandi ed immortali compagni martiri che ha guidato per circa 30 anni”, ha dichiarato Hezbollah in un comunicato.
Il leader di Hezbollah ha raggiunto l’apice della popolarità dopo la guerra con Israele nel 2006, ed è stato visto come un eroe dai suoi seguaci, durante la guerra di 33 giorni che si è conclusa con il ritiro di Israele dal Libano meridionale, dopo aver subito numerose perdite. È diventato un’icona della resistenza sostenuta dall’Iran per combattere l’opposizione del nemico israeliano.

A Beirut ci sono state reazioni contrastanti non appena si è diffusa la notizia della morte di Nasrallah: se da una parte si sono sentiti anche degli spari come gesto solidale per piangere il leader caduto, una figura carismatica ed idolatrata da molti sostenitori, dall’altra c’è chi ha festeggiato la morte del leader in particolar modo nella comunità sunnita. Non bisogna infatti mai dimenticare la complessità religiosa e politica del Paese dei cedri.
Le condoglianze al gruppo sciita sono arrivate da parte di tutti i rappresentanti della politica libanese.
Il primo vicepresidente iraniano Mohammad Reza Aref ha condannato l’uccisione del leader di Hezbollah, dichiarando minacciosamente all’agenzia di stampa iraniana ISNA “Avvertiamo i leader del regime di occupazione che l’ingiusto spargimento di sangue… specialmente del segretario generale di Hezbollah, il martire Sayyed Hassan Nasrallah, porterà alla loro distruzione”.
La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha condannato sabato quello che ha definito un “massacro” israeliano in Libano e ha invitato l’“Asse della Resistenza”,  i gruppi armati allineati all’Iran in tutto il Medio Oriente a supportare con tutte le loro forze e mezzi ad Hezbollah.
“Il Libano farà rimpiangere l’aggressore e il nemico malvagio”, ha detto Khamenei.

Anche Hamas ha condannato l’assassinio di Nasrallah “nei termini più forti” e ha criticato gli attacchi al sud di Beirut come “barbara aggressione sionista e bersaglio di edifici residenziali”.
“Lo consideriamo un atto terroristico vile”, ha dichiarato il gruppo in una dichiarazione che offre “condoglianze e solidarietà ai fratelli di Hezbollah e della Resistenza islamica in Libano per il martirio di Nasrallah”.
I ribelli Houthi dello Yemen hanno dichiarato che l’uccisione di Nasrallah rafforzerà ancor di più la loro determinazione ad affrontare i nemici israeliani.
Come riferito da alcuni media libanesi, sei palazzi sarebbero stati rasi al suolo nel raid e si ci sono numerosi morti e feriti. L’Idf (Forza di difesa Israeliana) avrebbe anche preso anche il controllo dell’aeroporto di Beirut per evitare che potessero arrivare supporto ed armi da parte di altri paesi sostenitori di Hezbollah, infatti un aereo proveniente dall’ Iran è dovuto ritornare indietro, e non è potuto atterrare a Beirut proprio per questo motivo. Intanto, una fonte della sicurezza libanese riferiva di un nuovo attacco israeliano vicino all’aeroporto due ore dopo l’annuncio della morte di Nasrallah.
L’esercito israeliano ha dichiarato inoltre di aver ucciso un altro alto funzionario di Hezbollah,  in un attacco aereo, si tratta dello sceicco Nabil Qaouq, ex vice capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah. L’esercito israeliano ha dichiarato che Qaouq era un membro del consiglio centrale di Hezbollah e il capo dell’unità di sicurezza preventiva del gruppo.
L’esercito libanese, nella sua prima dichiarazione dopo la recente escalation con Israele e in seguito all’uccisione del leader di Hezbollah, ha invitato tutti i libanesi alla calma “in questa fase particolarmente pericolosa e delicata”.
I funzionari governativi libanesi sono estremamente preoccupati e temono che le profonde divisioni politiche del Paese, in un momento di guerra possano riaccendere le lotte settarie e la violenza nel piccolo Paese.
“Il nemico israeliano sta lavorando per attuare i suoi piani distruttivi e diffondere la divisione tra i libanesi”, ha dichiarato l’esercito, non cadiamo nella loro trappola.
Diversi veicoli militari sono stati già dispiegati in diverse zone della capitale, mentre migliaia di sfollati continuano a spostarsi dal sud verso Beirut e in Siria.
Il ministro dell’Ambiente Nasser Yassin ha dichiarato che il governo stima che circa 250.000 persone abbiano lasciato le loro case e si siano rifugiate in rifugi formali gestiti dal governo ed informali.
Tuttavia, ha dichiarato all’Associated Press che il numero totale è circa “quattro volte superiore al numero di persone direttamente colpite e/o sfollate al di fuori dei rifugi”.
Il governo libanese ha trasformato scuole e altre strutture come Università, Chiese, Moschee, appartamenti in rifugi temporanei. Tuttavia, molti cittadini dormono per strada o nelle piazze, mentre il governo e le organizzazioni non governative cercano di trovare loro un posto dove stare. Nonostante l’orrore giornaliero vissuto, il popolo libanese sta dimostrando ancora una volta di essere un popolo solidale ed altruista. Tantissimi i post di supporto che giornalmente vengono pubblicati dai cittadini libanesi su Facebook e Instagram.

Il popolo libanese sta vivendo in un clima di terrore perenne, i continui attacchi israeliani che stanno causando la morte anche di tantissimi civili innocenti.
Layla vive a Beirut, nel quartiere di Dahieh, racconta di aver perso il fratello e la madre in un bombardamento, dichiara di non aver avuto neanche il tempo di poter vegliare sui loro corpi e dare loro una sepoltura degna, perché è dovuta scappare per salvare il suo bimbo di 3 anni, i suoni, le immagini dell’orrore risuonano nella sua mente, come le macerie, le grida, i pianti, la polvere e l’odore di sangue ovunque.
Sarah è riuscita a salvarsi dai bombardamenti, proprio a pochi metri da casa sua, ma la sua piccolina è terrorizzata, ed ogni volta che sente quei suoni terrificanti, grida di non voler morire, ma se la sua vita dovesse spegnersi, spera che succederà insieme alla madre, perché non vuole restare sola, in questo mondo brutto.
La paura di perdere i propri cari è fortissima, tante sono le chiamate ed i messaggi dopo i bombardamenti e le domande sono sempre le stesse: Stai bene? Dove ti trovi adesso? Sicuro che vada tutto ok?
Hassan ha perso in un solo colpo la sorella Julia e la madre a causa di un attacco israeliano al sud di Beirut, il fratello è sotto shock, dice che in questi giorni erano stati molto attivi nell’aiutare e supportare i bisognosi, alcune ore prima avevano distribuire cibo e beni di prima necessità agli sfollati.
Ahmad nonostante il dolore reagisce con forti parole contro il nemico israeliano, dicendo che non importa quanto le vostre bombe siano luminose nel cielo, i sentieri che percorrerete non saranno ma illuminati.
Amira insieme al fratello Khaled avevano pubblicato da pochissimo un post su Facebook, in cui dicevano di essere disponibili ad aprire le porte della propria casa per chi avesse perso la propria, dopo un’ora da quel post, sono morti anche loro sotto un bombardamento.
Rana esprime la sua paura piangendo, dice di sentirsi come in una prigione con torture giornaliere che la tirano giù in un profondo dolore, e non vede nessuna via d’uscita, è impotente di fronte a questo disastro.
Nour afferma di non essere interessata alla politica, per cui non prende nessuna posizione pro o contro partiti, ma quello che più le preme è di vivere in pace, e senza la paura continua di perdere i propri cari o di morire a causa di una bomba.
Molti bambini hanno perso i propri genitori e sono dispersi negli ospedali, nei centri di accoglienza, tante le richieste di aiuto per trovare le proprie famiglie, ma purtroppo spesso senza alcun riscontro.
Sayed grida “quando moriremo diranno riposate in pace, allora mi chiedo perché non vivere in pace fin da ora”?

Nonostante l’ansia sia lo stato d’animo dominante, l’amore la solidarietà e l’empatia domina nel popolo libanese che continua a sperare che questo massacro possa giungere presto possa terminare, fino ad allora la sensazione che predomina è come trovarsi in sala d’attesa.

2/10/2024 https://transform-italia.it/

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