L’ignavia della legge degli “abili”
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Legge Delega 33/2023 persone anziane non autosufficienti
Da alcuni mesi potete leggere i miei articoli che parlano di persone con disabilità e delle varie difficoltà ed eventuali soluzioni che potrebbero essere messe in campo attraverso una sinergia di forze e progetti da parte del Governo con il supporto di associazioni e professionisti del settore. Questo è avvenuto per la Legge Delega 33/2023 e ora vi racconterò in maniera semplice e comprensibile cosa è accaduto. Il 21 marzo 2023 il Parlamento ha approvato definitivamente la Legge Delega in materia di politiche in favore delle persone anziane contenente la riforma della non autosufficienza che si attendeva da 25 anni, una Legge però che non soddisfava affatto associazioni e professionisti del settore. Da li organizzazioni di cittadinanza sociale, rappresentatati delle persone coinvolte e dei loro familiari, rappresentanti dei pensionati, società scientifiche e ordini professionali e rappresentanti di realtà che offrono interventi e servizi hanno data vita al Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza (60 organizzazioni) Hanno redatto un documento che contiene l’insieme dei criteri da rispettare affinché i Decreti siano all’altezza delle speranze di anziani e familiari ed è stato elaborato sulla base delle numerose proposte avanzate dal Patto nel tempo; queste realtà hanno deciso (per la prima volta) di superare confini, appartenenze e specificità per unirsi, dando così vita alla comunità italiana della non autosufficienza. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come è stata modificata con Decreti attuativi ma anche quello che è rimasto invariato e che è stato giudicano deludente o inferiore alle aspettative.
Inizio con lo scrivere che nel 2021 era stato proposto di inserirla nel PNRR, come poi effettivamente accadde. La Legge Delega (33/2023), contenente i criteri generali per la definizione della riforma, disegnava in effetti un progetto di innovazione completo e condivisibile. Invece, il recente Decreto Attuativo (29/2024), che in teoria doveva tradurre i criteri della Delega in indicazioni operative, li ha seguiti in modo parziale e ha ridimensionato la trasformazione che si voleva ottenere. Le tre misure principali di questa Legge sono: assistenza domiciliare, residenziale e l’indennità di accompagnamento, la riforma necessiterebbe di 5-7 miliardi annui aggiuntivi a regime. Partendo dall’assistenza domiciliare considerate che in Italia manca un servizio domiciliare pubblico disegnato per gli anziani non autosufficienti perché quelli esistenti hanno logiche differenti. l’Adi (assistenza domiciliare integrata) attivate dalle Asl, segue la logica clinico-ospedaliera, ed eragano prestazioni per rispondere a singole patologie in un arco di tempo limitato. L’altro servizio, il Sad (servizio di assistenza domiciliare) erogato dai Comuni, guarda il disagio socio-economico. La non autosufficienza non è il criterio prevalente per ricevere il Sad, utilizzato per rispondere a situazioni in cui a questo stato si accompagnano la presenza di difficoltà economiche o la mancanza e debolezza delle reti familiari.
La Legge Delega (33/2023) prevedeva, l’introduzione di un nuovo modello di domiciliarità rivolto alla non autosufficienza. Tre erano i punti salienti: la durata (la non autosufficienza si protrae a lungo e conseguentemente il nuovo servizio domiciliare deve essere di durata adeguata); unicità della risposta (la persona è una e unica, dunque, bisogna assicurare l’azione unitaria di Comuni e Asl); molteplicità di interventi (la non autosufficienza è una condizione multidimensionale, che coinvolge molteplici aspetti dell’esistenza e deve prevedere la possibilità di ricevere diverse tipologie di servizi e interventi). Nel passaggio al Decreto attuativo (d. lgs. 29/2024) l’introduzione del nuovo modello di domiciliarità è stata cancellata. È rimasto solo il coordinamento tra gli interventi sociali e sanitari.
Sulla residenzialità la Legge Delega contiene alcune indicazioni per un’opportuna dotazione di personale nelle strutture, la garanzia delle sue competenze e la qualità degli ambienti di vita, cioè gli aspetti principali da affrontare in una prospettiva riformatrice. Il Decreto attuativo, infatti, non contiene dispositivi concreti per tradurre tali indicazioni in pratica e rimanda ad un successivo, ulteriore, Decreto.
Nella Legge Delega la nuova prestazione universale rappresenta la riforma dell’indennità di accompagnamento. Il Decreto Attuativo lascia immutata l’indennità e vi aggiunge ulteriori risorse (850 euro mensili per utente). Un intervento dedicato ad un’utenza assai limitata perché tra i criteri di accesso, insieme ad un elevato fabbisogno assistenziale troviamo l’Isee inferiore a 6000 Euro che diventa un intervento temporaneo per il biennio 2025-2026. Secondo me la possibilità di ricevere la nuova prestazione universale dovrebbe dipendere dalla condizione di non autosufficienza e l’importo, invece, dovrebbe essere calibrato in base al fabbisogno assistenziale. Erano le indicazioni della Legge Delega, ma il Decreto attuativo fissa la condizione economica tra i criteri di accesso e prevede un importo uguale per tutti. La sperimentazione della prestazione universale è pessima sotto molti aspetti ma la cosa positiva è che la prestazione economica aggiuntiva deve essere impiegata in servizi, cioè badanti regolari o terzo settore accreditato.
Le principali novità riguardano le valutazioni della condizione dell’anziano, che determinano gli interventi da ricevere. Lo Stato è responsabile della nuova Valutazione multidi-mensionale unificata (Vamu), che ingloba le diverse valutazioni oggi esistenti per beneficiare delle prestazioni nazionali (indennità di accompagnamento, legge 104/92, invalidità civile). La Vamu è realizzata con strumenti valutativi di ultima generazione, multidimensionali, standardizzati e informatizzati, in grado di cogliere la situazione dell’anziano, contrariamente a quelli statali attualmente in uso e poco efficaci . In base alla Vamu si definisce di quali misure, fra quelle di responsabilità dello Stato, gli anziani e i loro caregiver possono usufruire.
Non cambiano, invece, gli strumenti di valutazione di Regioni e Comuni, titolari delle Unità di Valutazione multidimensionale (Uvm), ma a differenza di quanto accade oggi e partendo dalle informazioni già raccolte con la Vamu si intererà in base alle necessità per i loro specifici compiti. Questa seconda valutazione sarà finalizzata a definire il Progetto Assistenziale Integrato (Pai) e a stabilire quali interventi gli anziani e i loro caregiver potranno ricevere fra quelli di responsabilità di Regioni e Comuni, sotto forma sia di servizi (domiciliari, semi-residenziali o residenziali) e di contributi economici. Si passerà dalle cinque-sei valutazioni attuali, tra nazionali e territoriali, a due soltanto.
Leggendo la Legge Delega e i Decreti Attuativi penso che gli interventi potrebbero essere utilizzati pienamente e in maniera attiva attraverso l’introduzione del Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (SNAA) che è la proposta del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, nel quale tutti i soggetti che ne sono responsabili programmino insieme il complesso degli interventi per la non autosufficienza, a ogni livello di governo (Stato, Regioni, Comuni). Introdurre un sistema di monitoraggio e degli interventi e una valutazione della condizione di non autosufficienza semplificando le attuali valutazioni, troppe e non connesse tra loro. Prevederne due sole, una nazionale e una locale, mettendole in collegamento. Dotare l’Italia di un servizio domiciliare specificamente progettato per la non autosufficienza, sinora assente e fondato su interventi inadeguati ,considerando sia i professionisti coinvolti, Comuni e Asl che dovrebbero dare risposte unitarie e non frammentate. Si dovrebbero fornire servizi residenziali adeguati alle esigenze delle/degli anziane/i non autosufficienti di oggi con un’opportuna dotazione di personale, dalla garanzia delle sue competenze e dalla qualità degli ambienti di vita.
Per quanto riguarda i contributi economici penso ad una prestazione universale equa con importi maggiori per chi ha condizioni peggiori fondata sulla libertà di scelta dell’utente (tra l’utilizzo in denaro o in servizi).E poi arriviamo al sostegno ai diversi soggetti coinvolti nella non autosufficienza come i Caregiver familiari. Ritengo ora mai doveroso il riconoscimento del ruolo del caregiver familiare per sostenerla/o nel suo impegno di cura sia a livello economico che contributivo.
E poi ci sono le persone anziane con disabilità sorte in precedenza, a cui assicurerei il diritto a fruire di interventi specifici per la loro pregressa condizione di disabilità e semplificare le procedure per ricevere gli interventi previsti per gli anziani.
Come scrivevo precedentemente credo che questo sia solo l’inizio per un progetto molto più ampio e articolato che potrebbe portare non solo a buone pratiche per il futuro eliminando inutile burocrazia e interventi non allineati tra loro ,per le persone anziane e loro famiglie, ma spianare la strada per un nuovo progetto integrato per le persone con disabilità, dove questo Decreto Legge può andarsi ad intersecare, visto che alcune delle sue caratteristiche ed interventi riguardano anche le persone con disabilità. Vedremo cosa realmente verrà realizzato e quanta burocrazia inutile verrà risparmiata alle persone invisibili di questo Paese.
Ivana Palieri
Associazione PugliAccessibile – Sportello FLC/Cgil lavoratori disabili – Attivista LGBTQIA+
3 giugno 2024
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