L’Intelligenza Artificiale nelle mani di governanti stupidi o peggio?

Le avvisaglie del peggio sempre da Gaza dove, avevamo appreso solo 10 giorni fa, che l’esercito israeliano aveva moltiplicato a 100 al giorno i bersagli palestinesi individuati e da colpire. https://www.remocontro.it/2023/12/22/artificial-intelligence-killer-100-bersagli-in-un-giorno/). Dalla Artificial Intelligence Killer, ora, a quella ladra, denuncia il New Yok Times. Quella scoperta adesso, dopo chi sa quante e quali impunità passate e quelle che verranno.

Il presidente Mattarella ci anticipa

Discorso di fine anno, ieri sera. «Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali. Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile». Grazie presidente, ma i segnali citati prima non ci appaiono affatto rassicuranti.

Ladri di Intelligenza Artificiale

Copyright. Il New York Times fa causa a OpenAI e Microsoft. Il giornale annuncia di aver citato in giudizio le due società per violazione del copyright. Non è indicata una cifra precisa ma si parla di «miliardi di dollari di danni legali ed effettivi». Il NYT apre un nuovo fronte nella sempre più intensa contesa legale sull’uso non autorizzato del lavoro pubblicato per addestrare tecnologie di intelligenza artificiale. La battaglia legale sulla ‘Intelligenza artificiale generativa’. Questione non semplice, ma di potenziale, enorme impatto. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.

Copiare i contenuti intellettuali

Al centro della battaglia ci sono questioni di copyright associate a contenuti diffusi dal NYT. La causa, depositata al tribunale distrettuale federale di Manhattan, sostiene che «milioni di articoli pubblicati dal Times sono stati utilizzati per addestrare ‘chatbot automatizzati’ che ora competono con il canale di notizie come fonte di informazioni affidabili».

Proviamo a capirci qualcosa

Intanto cos’è un chatbot? È un software, la componente elettronica che simula le conversazioni umane scritte o parlate, consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali, come se stessero comunicando con una persona reale. Insomma, parlare con un computer o con un robot. Ma i ‘chatbot’ che nascono ignoranti, apprendono e si evolvono sino ad elaborare loro delle informazioni, se richieste.

Notizie rielaborate dal Giornale Robot

Il NYT sostiene che milioni di suoi articoli sono stati usati per addestrare ‘chatbot’, che ora sono in concorrenza con il quotidiano come forma affidabile di informazione. La questione è destinata ad avere una forte eco e a creare un precedente per tanti altre società editoriali che si dovessero ritenere danneggiate da questi sistemi di IA. Del resto, a fare causa ai creatori di ChatGPT e altre piattaforme di intelligenza artificiale, è la prima grande organizzazione mediatica americana.

Milioni di articoli NYT per addestrare il mostro

La causa, depositata al tribunale distrettuale federale di Manhattan, sostiene che «milioni di articoli pubblicati dal Times sono stati utilizzati per addestrare chatbot automatizzati che ora competono con il canale di notizie come fonte di informazioni affidabili».

I danni

Secondo la denuncia, ChatGPT sarebbe stata costruita copiando abusivamente le pubblicazioni giornalistiche del Times scavalcando l’editore che gestisce un sito web a pagamento. Meno risorse a un giornalismo di investigazione e di qualità ed enormi vantaggi per chi ruba con troppa intelligenza artefatta. Aumento della capitalizzazione sul mercato di un trilione di dollari per Microsoft e 90 miliardi di dollari per OpenAI.

La disinformazione in agguato

Ovunque la disinformazione in agguato, aiutata perversamente dall’Intelligenza Artificiale: Martina Larkin, capo dell’istituto Project Liberty, assicura che ‘ogni leader sarà bersagliato da false notizie’ con l’Ue che spera nell’European Digital Media Observatory contro la guerra ibrida delle bugie online 2024.

Diritto all’informazione

La controversia iniziata dal New York Times coinvolge anche altri temi, legati alla tutela del diritto all’informazione e all’importanza quindi di preservare un’industria editoriale giornalistica indipendente e attendibile. Questione è tanto più seria oggi, dove il rischio di fake news sono profondamente sentiti a livello sociale e politico.

Remocontro e la virtù del dubbio

Voi lettori di Remocontro, averte un avallo di partenza: crescete e moltiplicatevi e diffonderete più che potete, grati se vorrete citare le origini di ciò che ritenete sia utile ritrasmettere per far conoscere.

Buon anno a tutti i sopravvissuti da cenone o influenza traditrice. Un barlume di ottimismo almeno oggi, anche se con prudente realismo su ciò che ci aspetta in Italia e nel mondo.

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