L’isola di Pantelleria tra turismo, hotspot e deportazioni

L’aeroporto di Pantelleria accoglie i viaggiatori con un’esposizione di opere realizzate utilizzando i resti delle imbarcazioni naufragate nel tentativo di raggiungere l’isola. Si tratta dei barchini usati dalle persone che partono da Kelibia in Tunisia alla volta di Pantelleria, da alcuni anni una rotta migratoria sempre più frequentata.

Nel presentare “i pezzi delle barche” che “riprendono vita trasformandosi in arte”¹, i curatori precisano che “Pantelleria è un’isola originatasi da eruzioni vulcaniche, dalle coste aspre e per questo inadatta a sbarchi clandestini”. A Pantelleria ci sono pochissime spiagge, non è un posto da paletta e secchiello e arrivare con una barchetta di fortuna significa rischiare di incagliarsi negli scogli taglienti.

Dopo “l’avviso ai naviganti” i curatori della mostra non mancano di lasciare un messaggio di speranza e serenità ai turisti. Pantelleria non è solo un luogo di “sogni infranti, ma anche di speranza, di salvataggi e di una vita che malgrado tutto continua”. Anche se quotidianamente le barchette si infrangono sulle coste, a Pantelleria il cielo è sempre più blu. Sull’isola non si vivono sogni infranti e storie di guerra ma escursioni, saune naturali, coltivazioni bio e tanto relax al tramonto. Solo i turisti più attenti potranno “intravedere le tracce del fenomeno migratorio lungo le scogliere, nei legni e nei resti di imbarcazioni, trasportate durante le mareggiate d’inverno”.

Nonostante l’inadeguatezza di Pantelleria agli sbarchi, negli ultimi anni vi è stato un sensibile aumento degli arrivi via mare e per questo nell’agosto del 2022 è stato ufficialmente aperto un “punto-crisi” (hotspot), esattamente come quello presente sull’isola di Lampedusa, che avrebbe lo scopo di fornire primo soccorso e accoglienza alle persone salvate in mare o arrivate autonomamente sulle coste. Nei fatti, si trasforma in un campo di detenzione.

Secondo i dati forniti dalla prefettura di Trapani, in tutto il 2021 gli sbarchi a Pantelleria erano stati 211, le persone arrivate 2.555. Dal 4 agosto 2022 al 18 aprile 2023 si sono registrati 381 sbarchi e dall’hotspot sono transitati 4.507 migranti, di cui 661 minorenni. Da alcuni anni i dati mostrano chiaramente l’aumento del flusso di persone che arrivano sull’isola che dista solo 65 chilometri dalla Tunisia.

Malgrado gli arrivi siano sempre più numerosi, la gestione dell’accoglienza rimane inadeguata e caratterizzata da una sostanziale detenzione e isolamento delle persone soccorse. Dopo l’approdo sulla terraferma gli stranieri entrano in una condizione di isolamento, gli viene sequestrato il telefono e, nei fatti, restano detenuti in attesa del trasferimento verso Trapani, che avviene tramite i traghetti di linea. I migranti restano invisibili, non possono circolare tra i turisti e devono restare un miraggio sull’isola.

La detenzione dei migranti soccorsi in mare è un’evidente violazione dei diritti fondamentali. La Costituzione prevede che qualsiasi misura di privazione della libertà personale debba essere autorizzata da un giudice, cosa che non avviene mai a Pantelleria, così come in altri luoghi del paese. Per tali violazioni l’Italia è già stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che, nell’esaminare la legittimità del trattenimento dei migranti nell’hotspot di Lampedusa, ha affermato come tale prassi sia contraria alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nonostante le condanne e le numerose denunce di Asgi, l’Italia, non solo a Pantelleria e a Lampedusa, continua a detenere migliaia di persone in violazione dei diritti fondamentali.

Dal 2018 il comune di Pantelleria e la regione Sicilia, nell’ambito del Piano di mobilità sostenibile regionale, stanno promuovendo la riapertura della linea turistica che collega Mazzara del Vallo, Pantelleria e Tunisia. La linea era stata già attiva tra il 2001 e il 2002 ma l’esperimento è fallito per i limiti strutturali dei porti di Mazzara e di Kelibia e a causa dell’elevato consumo di carburanti.

Le ultime notizie sul nuovo progetto turistico riportano che sono già iniziati i lavori di adeguamento del porto di Kelibia, finanziati con otto milioni di euro, e che in via sperimentale, per circa un mese, è stata riattivata la tratta Mazzara del Vallo-Pantelleria.

In un momento storico in cui i cittadini tunisini giunti in Italia sono sistematicamente respinti e rimpatriati, l’apertura di un collegamento turistico tra i due paesi appare paradossale. Realisticamente il collegamento verrebbe utilizzato solo da parte dei turisti italiani o europei che vogliono recarsi in Tunisia o fare ritorno verso Pantelleria, restando inutilizzabile per gli indesiderati e in particolare per i cittadini tunisini.

Se si inquadra nel contesto delle politiche migratorie attuate dall’Europa e dall’Italia, la linea Pantelleria-Kelibia assume i tratti di un nuovo e più efficace dispositivo di deportazione dei migranti. In poche parole, con un collegamento diretto verso la Tunisia, non sarebbe più necessario trasferire i migranti da Pantelleria a Trapani ma diverrebbe possibile respingerli direttamente verso Kelibia.

I traghetti turistici, d’altronde, vengono già utilizzati per il trasferimento dei migranti; le persone vengono caricate in stiva prima dell’arrivo dei turisti che, ignari, si trovano a viaggiare con un carico di persone stivate. In altri porti italiani ed europei, i traghetti di linea vengono utilizzati anche per i respingimenti dei migranti verso il paese di origine o di provenienza, con pratiche e modalità che si sono dimostrate violente e disumane.

Un’inchiesta di Lighthouse ha documentato la presenza di stanze e locali all’interno dei traghetti di linea utilizzati come luoghi – questi sì, clandestini – di trattenimento, dove i migranti vengono rinchiusi e ammanettati anche per più giorni. L’inchiesta racconta come e dove migranti, anche richiedenti protezione internazionale, sono respinti dai porti adriatici verso la Grecia con pratiche, ancora una volta, disumane e illegali.

Il 17 luglio l’Italia e l’Unione Europea hanno siglato un nuovo patto con la Tunisia per il controllo delle frontiere e il rimpatrio dei cittadini tunisini. In assenza di un cambio radicale nella politica migratoria, dobbiamo aspettarci che il nuovo collegamento sarà turistico per qualcuno, ma per molti altri sarà un nuovo dispositivo di deportazione. (nicola datena / matteo pugi)

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¹ “Pantelleria è un’isola originatasi da eruzioni vulcaniche, dalle coste aspre e per questo inadatta a sbarchi clandestini. Tuttavia è possibile intravedere le tracce del fenomeno migratorio lungo le scogliere, nei legni e nei resti di imbarcazioni, trasportati durante le mareggiate d’inverno. I pezzi delle barche riprendono vita trasformandosi in arte. Grandi e piccoli frammenti, consumati dal mare, sapientemente giustapposti l’uno accanto all’altro riportano a galla vecchie e nuove storie. Storie di guerre e sogni infranti, ma anche di speranza, di salvataggi e di una vita che malgrado tutto continua. Da una piccola isola nel mezzo del Mediterraneo nasce un messaggio di unione. FLAGS parte da un piccolo punto in mezzo al mare dove arrivano i migranti, dove si infrangono le storie e le tradizioni per arrivare ad un immaginario luogo in cui tutti i paesi collaborino, non a dispetto della propria identità ma forti della propria identità”. (da una pubblicità presso l’aeroporto di Pantelleria della mostra FLAGS, galleria d’arte Uno Nove Tre Liquid Art Gallery. Per la mostra l’artista Nino Raso ha ricevuto il patrocinio dell’UNHCR)

24/7/2023 https://napolimonitor.it/

Immagine: disegno di otarebill

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