Liste d’attesa dalle diseguaglianze nelle scelte dei governi

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I due miliardi promessi dal governo nella prossima finanziaria per medici e infermieri, se veri, è una mancia che non ferma la definitiva dissoluzione della sanità pubblica, serve per coprirla

Con il “decreto Liste d’attesa” si fotografa un sistema che governa da alcuni anni i bisogni di salute in Italia e il governo prende ancora una volta in giro milioni di cittadine e cittadini che sono da tempo indotti, volenti o nolenti, a rivolgersi alle strutture private. Ammesso e non concesso che il Servizio Sanitario Pubblico non sia più in grado di affrontare i bisogni sanitari della popolazione in ogni Regione con i propri “Sistemi” denunciamo che la convenzionata si distingue solo sulla carta dal privato puro dato che disincentivano le prenotazioni pubbliche dichiarando chiusa l’agenda mentre c’è posto nella prenotazione privata.

Denunciamo da decenni il percorso di privatizzazione della sanità pubblica e riteniamo intollerabile questa vera e propria presa in giro, non può esser declinata in altro modo dato che, comunque, il Decreto non è supportato da nessun finanziamento.

La realtà delle liste d’attesa è ormai patrimonio di tutti, anche degli organi d’informazione, come La Repubblica, che oggi gridano allo scandalo mentre per decenni hanno mistificato la realtà. Di tutti, anche dei Partiti come il PD che oggi denuncia la privatizzazione dopo averla inventata e prodotta. Le Regioni governate dal centrosinistra hanno privatizzato la sanità quanto e come le Regioni del centrodestra senza soluzione di continuità.

Nella sanità l’Autonomia Differenziata è realtà dallo stupro del TitoloV e oggi è stata confermata anche dai quesiti che le Regioni del centrosinistra hanno presentato in alternativa, contro, il referendum abrogativo totale lanciato dalla Cgil e dai Comitati contro Ogni AD.

L’allungamento dei tempi d’attesa per la soddisfazione delle prestazioni con il formarsi di code sempre più consistenti, è stato uno dei cavalli di battaglia e ideologici delle forze conservatrici per criticare l’inefficienza del sistema sanitario pubblico. Risulta immediatamente comprensibile come il miglior intervento per porre un freno al crescere di questa richiesta, contenendo quindi contemporaneamente il problema delle liste d’attesa, non può che essere un’azione decisa nel campo della medicina preventiva. Tenendo conto queste premesse è logico osservare come l’adesione alle linee di tendenza della medicina a carattere privatistico rappresenti un pericolo per il futuro: solo un nuovo e forte intervento pubblico determinerà un’inversione di rotta in direzione della salute pubblica.

Un ragionamento alla base di una nuova sanità

Abbiamo una convinzione inamovibile: le diseguaglianze di salute non rappresentano una condanna inappellabile, ma una caratteristica della nostra società che può essere modificata. Al di là di motivazioni etiche ricomprese nell’idea di giustizia sociale, risulta praticabile e possibile, in altre parole, un margine d’azione immediatamente percorribile che ci permetterebbe di attingere a un serbatoio di salute alla portata del nostro impegno. Condizione inevitabile è però la necessità di raccogliere la sfida di un coraggioso e quasi eretico rinnovamento delle nostre concezioni e criteri di lettura che reimpostino le false opinioni correnti sulla prevenzione, cura, organizzazione del lavoro e, in ultimo, della società derivate dalla pubblicistica più di moda, di cui l’onda privatistica non ne è che l’ultimo esempio.

La scelta di proporre questo argomento al centro della nostra azione politica possiede inoltre un altro motivo di interesse: pone in contraddizione le argomentazioni politiche correnti, ne coglie le profonde mistificazioni, i falsi assiomi che hanno relegato il discorso su salute, prevenzione cura a semplice computo economico, in un vicolo cieco che appare senza possibilità di risoluzione se non mediante il reperimento crescente di risorse. Svela inoltre la falsa pretesa di una scienza economica applicata alla sanità.

Questo è il nostro impegno per una riforma della sanità: più possediamo conoscenze sulle cause delle diseguaglianze, più ci avviciniamo alle radici dei meccanismi che possono condurci a una società sana, maggiori saranno le nostre capacità di scoprire e proporre approcci diversi ed efficacemente innovativi nel metodo e nella sostanza per nuove soluzioni politiche.

“Siamo qui per noi ma non per noi, tanti ma per i ben più tanti che attendono da noi non solo un messaggio responsabile ma anche un’azione efficace per la salute e l’integrità di chi è oggetto di sfruttamento, emarginazione, repressione onde questi ne emerga con tutto il suo diritto e la sua capacità di porsi quale soggetto politico primario” Giulio Maccacaro

Redazione Lavoro e Salute

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