Logistica, c’è chi dice no a sfruttamento e concertazione di facciata
La mattina di sabato 20 gennaio, a Vicenza, si è tenuta l’assemblea nazionale dei delegati dei corrieri e dei magazzinieri che si oppongono all’ipotesi di accordo per il nuovo contratto nazionale di lavoro proposta dalle segreterie nazionali di Cgil-Cisl-Uil. Hanno partecipato all’assemblea un centinaio di delegati e delegate provenienti da gran parte d’Italia, in rappresentanza di molte realtà di lotta: da Vicenza, Como, Milano, Roma, Napoli, Bologna, Firenze. Ha organizzato l’iniziativa il coordinamento dei Magazzini e corrieri della Filt-Cgil di Vicenza.
L’assemblea ha mostrato uno spaccato dei percorsi conflittuali in un settore fortemente segnato da diffuse pratiche di illegalità e sfruttamento. Un settore in potente sviluppo, in cui le multinazionali che gestiscono la circolazione delle merci, la logistica distributiva e quella connessa più direttamente alla produzione, hanno macinato in questi anni grandi profitti. Crescita a due cifre dei volumi e dei fatturati trascinata dal e-commerce e dai grandi Players internazionali, come Amazon e Alibaba.
Anello fondamentale nel processo di valorizzazione del capitale, la logistica ha alla sua base, come condizione della sua crescita e ulteriore sviluppo, la gestione fluida e flessibile dell’intero processo che va dalla produzione alla distribuzione delle merci. Condizione che si scontra, si è scontrata negli ultimi anni e in particolare nel nostro paese, con l’emergere di una forte conflittualità, soprattutto nei magazzini ma anche tra i corrieri, i drivers delle più importanti multinazionali. Una conflittualità che ha messo in luce la debolezza strutturale dell’intero comparto di fronte alla capacità di incidere, di rompere la regolarità del movimento da parte delle lotte.
Al di là delle miserie salariali distribuite ai lavoratori, a fronte dei profitti consistenti, il cuore del contratto nazionale sta proprio qui. Nella necessità delle aziende di garantirsi la governabilità del settore e nella scelta dei sindacati confederali di scambiare il riconoscimento del proprio ruolo di rappresentanza, di unica rappresentanza riconosciuta in quanto firmatari del contratto nazionale, con il ruolo di garanti della fluidità del processo di circolazione delle merci.
In questo quadro vanno lette le scelte di regolamentazione degli scioperi, della concessione di ampi margini di flessibilità nell’utilizzo della forza lavoro, nell’arco della giornata e della settimana lavorativa. Punti decisivi del contratto su cui si è soffermata insistente la critica delle delegate e dei delegati. Su queste questioni è necessario ritornarci.
Lo sviluppo della logistica, in particolare della logistica distributiva, è uno degli snodi fondamentali del mercato mondiale e dell’economia capitalistica. Arteria portante il movimento generale della produzione delle merci e della loro finalizzazione nel consumo, interessa potentemente i territori e li investe sia dal lato della pianificazione di nuovi investimenti e infrastrutture, sia dal lato del governo dei bacini della forza lavoro. Questo dal punto di vista del capitale, ma anche spazio di conflitto, dove un segmento della moderna composizione di classe può esercitare una forte capacità rivendicativa rovesciando il disegno padronale. Di questo torneremo sicuramente parlare.
Paolo Benvegnù
direzione nazionale Rifondazione Comunista-Sinistra europea
21/1/2018
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