L’Orchestra Rossa
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Tutto cominciò con un baule. La storia dello spionaggio sovietico in Germania ebbe inizio così. Era l’ottobre del 1918 che risalì il primo caso in territorio tedesco, anche se non si chiamava ancora spionaggio, come del resto non esisteva un servizio segreto sovietico.
Un baule che apparteneva all’ambasciata sovietica era stato scoperto a Berlino e si trovava su un carrello portabagagli della stazione della Fiedrichstrasse. Un urto fece cadere il baule che, rovesciandosi, si sfasciò.
Migliaia di volantini contenenti proclami rivoluzionari invasero il marciapiede.
Un buon viatico.
Mentre la Germania nazista occupava parte dell’Europa, le grandi capitali, da Parigi a Amsterdam, la stessa Berlino, erano unite da un sottile filo rosso che terminava nelle mani di Leopold Trepper, direttore di quella rete di spionaggio che la Gestapo aveva definito l’Orchestra Rossa. Era nel cuore della Germania nazista che muoveva con grande abilità le file di questa grandissima organizzazione, nonostante i duri colpi che ricevette. Decine dei suoi membri vennero decapitati, fucilati, impiccati.
Leopold Trepper nacque in Polonia da una famiglia di origini ebree. Fece l’operaio in un’industria metallurgica della Slesia e divenne membro della cellula comunista della sua fabbrica. Culminò il suo percorso militante diventando il capo dell’Orchestra Rossa.
Una biografia di questo personaggio, che con la sua rete diede filo da torcere ai nazisti, la si può trovare nel “Il grande gioco – le memorie del capo dell’Orchestra Rossa” edito in Italia da Mondadori nel 1976.
Nel suo libro Terra Bruciata, uscito per Longanesi nel 1966 e successivamente da Rizzoli nel 2000, l’autore, Paul Carrel, invece entrò di più in un fatto specifico, raccontando della guerra sul fronte orientale.
Riferendosi a fatti realmente accaduti mise in luce il tradimento per opera di Orchestra Rossa che permise di vincere la battaglia di Kursker Bogen nel 1943.
L’Orchestra Rossa diventò un film con la regia di Jacques Rouffio, con Claude Brasseur nella parte di Leopold Trepper, film ispirato a una storia vera, ambientato nella seconda guerra mondiale. Una storia incredibile, una fonte di verità, che ricostruisce come un gruppo di audaci non professionisti di diverse nazionalità, senza alcuna esperienza sul campo, riuscendo a tenere in scacco i nazisti e sottraendo informazioni riservatissime persino durante le riunioni di Hitler con i suoi generali. La grande abilità di intercettare gli ordini dei comandi tedeschi e di anticipare gli spostamenti delle truppe resero possibile la vittoria di Stalingrado e cambiarono il corso della storia.
Il film ricostruisce vicende che furono per lungo tempo aperte dal segreto di questa rete di spie che costrinse Himmler a costituire un commando speciale per reprimere questa organizzazione.
Il partito comunista tedesco con i suoi 250.000 iscritti, i suoi 27 giornali e le sue 87 organizzazioni assistenziali, ma soprattutto per i suoi apparati e servizi clandestini, si trasformò in una semplice e pura sezione estera del partito sovietico, dove ogni comunista tedesco si vide chiamato alla lotta clandestina in favore dell’URSS.
In Germania ebbe origine il fenomeno dello spionaggio di massa. Ogni anno scoppiavano nuovi casi di spionaggio industriale. Ottobre 1930: nello stabilimento della Gruson, una sussidiaria della Krupp di Magdeburgo emerge una cellula di agenti comunisti diretta dal costruttore Kallembach.
Dicembre 1930: alla Siemens e Halske vengono arrestati l’ingegnere russo Volodicev e dei suoi collaboratori.
Gennaio 1931: nel cementificio Polysius di Dessau la polizia di fabbrica accusa l’ingegnere Richter di avere sottratto documenti segreti su richiesta
dell’Unione Sovietica. Berlino era diventata una seconda sede dello spionaggio sovietico internazionale, la capitale tedesca era il quartier generale dell’Internazionale Comunista.
I maggiori sforzi dello spionaggio russo si concentrarono nel campo industriale. Il codice penale tedesco contemplava solo i casi di spionaggio militare, ma nel 1932 un decreto per la protezione dell’economia nazionale decise di infliggere pene molto severe.
Il caso dell’Orchestra Rossa non deve essere visto soltanto come raccontano gli storici un effetto spionistico.. Gli estremisti di destra e non solo, fiutavano un tradimento dei valori nazionali di cui vorrebbero accusare ogni gruppo di resistenza tedesca a Hitler.
I capi della polizia, appartenenti alle SS non si stancavano di inculcare nei loro uomini un odio spietato per i nemici e per le spie. Il peggiore di questi nemici era il comunista, che nella terminologia nazista venne definito il bolscevico.
Una circolare interna della Gestapo definiva il comunista un nemico del popolo. Himmler cercò di far leva inculcando idee violente e repressive dove nella lotta contro il comunismo non ci poteva essere una soluzione pacifica, ma soltanto vincitori o vinti.
Una legge definita per la protezione del popolo e dello stato del 3 maggio 1933 era diretta in primo luogo contro i comunisti, allargata anche chi con i comunisti collaborava o ne appoggiava i piani definiti criminosi.
I nuovi padroni della Germania in pochi mesi istituirono un apparato poliziesco come non si era mai visto nella storia tedesca, una polizia politica con un servizio di controspionaggio che venne sottratta alla giurisdizione dell’amministrazione ordinaria e unificata sotto un’autorità centrale con poteri straordinari.
Nacque la Geheime Staatspolizei meglio conosciuta come Gestapo. Un corpo speciale di frontiera che aveva il compito di dare la caccia ai traditori e controllare minuziosamente chi entrava. Il potere di istituire dei campi di concentramento dava a loro un’arma supplementare: gli stranieri indesiderati, prima della loro espulsione, venivano rinchiusi.
Un servizio che aveva una sua volontà e doveva soltanto obbedire e servire il regime dittatoriale di Hitler.
Gli apparati spionistici del partito comunista tedesco rimanevano così invisibili che i nazisti al potere cominciarono ad inventarsi organizzazioni segrete prendendosela con persone innocenti, soprattutto con quelli che ritenevano simpatizzanti.
Himmler alimentò questa spietata repressione finchè non si accorse che le presunte organizzazioni segrete erano una montatura. Poco a poco la Gestapo scoprì di aver colpito a vuoto nella lotta contro gli apparati spionistici di Mosca e dovette ammettere, in un rapporto confidenziale, che sull’apparato clandestino del partito comunista, la polizia politica non aveva informazioni di nessun tipo.
Ai confini tra romanzo e documentario, mentre il cinema si trova ad attingere alla letteratura, dove molte volte i registi si sono ispirati a testi letterari, qui si passa ad un’operazione inversa dove è la letteratura che attinge dal cinema e lo fa approfondendone la storia e gli aspetti più insoliti.
Piacevole sicuramente il film, ma entusiasmante è la storia perché, pur documentaristica come deve essere, ti porta dentro un’avventura entusiasmante.
Giorgio Bona
Scrittore. Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
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