L’ordine sessuale dell’Europa bianca
Negli ultimi anni abbiamo assistito all’ascesa di alcuni filoni di femminismi reazionari che, insieme alla diffusione di posizioni femonazionaliste e omonazionaliste, hanno conferito una nuova legittimità alle teorie cospirative dell’estrema destra anti-migrazione e ‘anti-gender’. Di fronte a questo fenomeno, l’estate del 2022 ha rappresentato un’importante opportunità per le studiose femministe europee di riflettere sulla concomitante limitazione dei diritti delle donne e delle persone Lgbtqi+ in tutto il continente.
Due conferenze sono state al centro di questo importante momento di riflessione: l’undicesima Conferenza europea di ricerca femminista, organizzata da atGender presso l’Università di Milano Bicocca a giugno, e la Conferenza europea su genere e politica, che si è tenuta a Lubiana a luglio. Sebbene alcune studiose femministe abbiano partecipato a entrambe le conferenze, i due momenti di riflessione non erano collegati tra loro e solo per caso si sono concentrati su fenomeni sociali apparentemente opposti. Con mia grande sorpresa, la maggior parte di studiose e studiosi che ho avuto l’opportunità di ascoltare durante le due conferenze non ha potuto far altro che esprimere il proprio stupore per il paradosso di vedere donne (transgender e non) aderire a partiti politici populisti di estrema destra che sostengono a gran voce identità, famiglie e ruoli di genere ‘tradizionali’.
Mentre a livello di inconscio le spiegazioni potrebbero essere molteplici, come studiosa femminista di razza, il mio interesse consiste nel mostrare come questo fenomeno non sia un paradosso. Infatti, se si tiene conto della razza, è possibile osservare come, dal lato della divisione demografica dell’Europa (codificata senza alcun apparente riferimento razziale come ‘nativa’ e ‘migrante’), vi sia una caratteristica collettiva che accomuna le ‘femministe’ e i sostenitori Lgbtqi+ di estrema destra: sono di razza bianca. Permettetemi di spiegare questa affermazione in tre passaggi.
Primo. In Europa, il femonazionalismo e l’omonazionalismo si sono basati sulla concezione della sessualità musulmana come eccessivamente deviante a causa della ‘irrazionalità religiosa’. Sulla base di questa valutazione, le femministe e gli attivisti Lgbtqi+ omonazionalisti hanno sostenuto la caratterizzazione populista di estrema destra degli uomini musulmani come intrinsecamente misogini e omofobi e, di conseguenza, si sono auto-situate e situati a maggiore rischio di violenza per mano di ‘uomini migranti’. Se pur implicitamente, questo posizionamento ha portato tutti i cosiddetti gruppi ‘nativi’ presumibilmente a rischio di violenza maschile musulmana a essere allineati con il gruppo di uomini bianchi dominanti in virtù di condividere, come ha detto Jasbir K. Puar, la stessa comprensione di se stessi come “soggetti parlanti completamente padroni di se stessi, secolarizzati e liberali, slegati da qualsiasi potere egemonico o falsa coscienza, che “hanno razionalmente deciso di perseguire individualismo moderno e le opportunità di autorealizzazione offerte dal capitalismo al di sopra di soffocanti vincoli familiari” (pag. 23)
Secondo. I movimenti ‘anti-gender’ europei sono più o meno esplicitamente islamofobici. Come documentato nella crescente letteratura sull’argomento – anche nelle sue manifestazioni più originali di ispirazione vaticana – le posizioni dell’ideologia anti-gender hanno costantemente equiparato la presunta minaccia che le riforme sociali (riguardanti, ad esempio, il matrimonio e l’adozione tra persone dello stesso sesso e l’educazione sessuale nelle scuole) rappresentano per l’ordine sessuale ‘naturale’ a quella generata dalla presunta islamizzazione delle nazioni europee.
Le posizioni anti-gender sancite da movimenti non religiosi come Generation Identity sono ancora più trasparenti rispetto a ciò che si cela nel cuore dei patriottici crociati anti-gender. Ciò che temono di più è che, se non contrastati biologicamente da un tasso di natalità ‘nativo’ più elevato, i musulmani prendano demograficamente il sopravvento, portando all’estinzione o alla sostituzione delle popolazioni ‘native’ europee. Definita collettivamente come “la grande teoria della sostituzione” (the great replacement theory), la proiezione catastrofica di una perdita totale dell’egemonia ‘autoctona’ per mezzo di eventi demografici naturali, evidenzia ancora una volta come il vero nemico delle nazioni europee non siano né le femministe che hanno preso troppo sul serio la loro liberazione, né le minoranze sessuali. Anzi, le posizioni anti-gender, soprattutto quelle portate avanti dai gruppi di estrema destra, devono essere intese soprattutto come un appello a tutti i soggetti ‘nativi’ a salvaguardare i loro interessi razziali.
Terzo. I movimenti anti-gender hanno inquadrato i dibattiti relativi alle loro posizioni come se l’ordine sessuale ‘naturale’ dell’Europa riguardasse solo le identità eteronormative di genere. A questo proposito, si sono rifatti a una spaccatura nella teoria femminista, segnata dalla problematizzazione di Judith Butler del genere – femminile e maschile – come regime discorsivo egemonico in cui siamo socializzati per garantire l’eterosessualità e l’eteropatriarcato. Questa comprensione del genere ha portato nella comunità Lgbtqi+ a una proliferazione di identità basate sul genere, al di là dell’imperativo di scegliere un genere o l’altro, ma ha anche contribuito a nascondere come l’ordine sessuale sia più grande del genere. Quando si fa propria questa comprensione più ampia, diventa dolorosamente chiaro che, anche quando i soggetti femministi e Lgbtqi+ possono essere visti come una minaccia all’ordine sessuale dall’interno, sono ancora considerati parte di esso. Diventa altrettanto ovvio che è proprio perché si attengono alle identità e ai ruoli di genere tradizionali che le minoranze musulmane sono state contrassegnate come culturalmente arretrate, quindi non idonee a far parte dell’ordine sessuale delle nazioni europee.
Nella mia carriera di studiosa femminista di razza ho imparato che, contrariamente alle nostre migliori aspettative, la solidarietà basata sul genere e/o sulla sessualità è raramente più forte del legame profondo stabilito da, e attraverso, la razza. Inquadramenti teorici informati sulla razza aiutano e rendono possibile l’osservazione dell’avanzata delle destre in Europa al di là del binomio di genere: ciò che l’ordine sessuale dell’Europa veramente difende è l’essere bianchi.
Maria Elena Indelicato
11/10/2022 https://www.ingenere.it
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