«Lorenzo vive». La rabbia studentesca torna in piazza a Roma
Uccisi sotto il peso di una putrella durante un apprendistato formativo oppure colpiti dai manganelli della celere mentre si manifesta in piazza. Altri ancora raggiunti da sospensioni e provvedimenti disciplinari per il semplice fatto di esprimere la propria visione politica attraverso scioperi e occupazioni: la situazione degli e delle studenti nel nostro paese è da tempo “in fermento”, fra punte tragiche come la morte del diciottenne Lorenzo Parelli a Udine e proteste di massa come quella duramente repressa la scorsa domenica al Pantheon.
Di fronte a tutto ciò, ragazzi e ragazze rilanciano: per domani è previsto un grosso corteo a Roma con partenza da piazza dell’Esquilino alle 16.30.
«Gli cambiano il nome, ma la sostanza è la stessa», afferma Syria del liceo capitolino Archimede con riferimento all’alternanza scuola-lavoro o Ptco (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) e alla vicenda dello studente di Udine. «Percorsi di questo tipo rientrano in una logica per cui la scuola assomiglia a un’azienda e il sapere è volto al profitto. Noi abbiamo una posizione molto forte su questo: andrebbero aboliti. Non parliamo di riforme, l’esistenza di una buona alternanza, un’alternanza che possa essere sicura. Secondo noi andrebbe completamente abolita. Noi non vogliamo che il nostro studio possa essere sotto ricatto del profitto di un intero paese».
“Noi” è il movimento La Lupa, definito tale da diverse testate giornalistiche a seguito della manifestazione del 17 dicembre “dalle occupazioni alle strade di Roma” che voleva riportare tutta quella rabbia, fomento e rivendicazione delle numerose occupazioni delle scuole di questo autunno in piazza.
Il nome è stato accolto dalle diverse voci che compongono il movimento: Osa (opposizione studentesca alternativa), Fgc (Fronte della gioventù comunista), nuovi collettivi autorganizzati, collettivi delle scuole e singole studentesse o studenti delle scuole di Roma. Sono giovani e giovanissimi che si ritrovano in assemblee pubbliche dove prendono insieme le decisioni per portare avanti le rivendicazioni che riguardano le loro vite quotidiane all’interno degli istituti, ma che potrebbero essere decisive anche per il loro futuro.
(dalla pagina Facebook di Lupa_scuoleinlotta)
Per il cinque febbraio tra l’altro è stata indetta un’assemblea studentesca nazionale: Catania, Firenze, Pisa, Napoli, Milano, gli istituti del Nord-Est e molti altri si incontreranno per confrontarsi. Il fermento sul tema della scuola si riscontra su tutta la penisola e la tragica vicenda di Lorenzo hanno riacceso la fiammella del dibattito sull’istruzione che aveva visto una scintilla a seguito della pandemia. Sono anni che gli e le studenti fanno sentire le loro voci ma ora, puntualizza Syria, «siamo stanche e stanchi di chiedere, chiedere mentre non ci viene dato nulla. Non ci basta più l’ascolto a un certo punto, vogliamo delle risposte reali, delle azioni concrete».
È simile l’umore che si respira in altre città: dopo l’ondata di occupazioni capitoline, anche a Milano vari istituti si sono mobilitati in concomitanza con il caotico rientro in classe di questo inizio gennaio.
Dopo la settimana autogestita al Manzoni, in cui si è svolta un’assemblea di tutte le scuole meneghine, al Berchet c’è stato uno sciopero studentesco di mezza giornata che è partito da rivendicazioni interne agganciandosi però al clima più generale. «In tante e tanti si stanno mobilitando per i più diversi motivi», ci racconta infatti Fabrizia. «La nostra protesta riguardava il carattere caotico e dispersivo di alcune circolari, ma c’è la volontà di partecipare ai percorsi cittadini che stanno nascendo sulla sicurezza in classe, sul malessere psicologico di cui soffrono ragazze e ragazzi, sulle carenze degli edifici scolastici. In più la morte di Lorenzo ha fatto esplodere una rabbia che covava da tempo, su un tema che veniva già contestato ma non arrivava all’ordine del giorno». Nel frattempo, tre giorni fa, anche a Bologna è stato occupato il liceo Copernico.
Le risposte ricevute a queste richieste e a questo mobilitazioni sono state molto spesso di carattere quasi esclusivamente repressivo. Come accennato, la più recente è avvenuta domenica scorsa ai piedi del Pantheon dove una carica della polizia ha provocato diversi feriti, una ragazza del primo anno di liceo ha ricevuto sei punti in testa e non è stata l’unica. Così, anche l’Ufficio scolastico regionale (Usr) del Lazio sembrerebbe prediligere la via delle sanzioni al confronto dialettico.
Rocco Pinneri, direttore dell’ufficio ha emanato «una nota nella quale c’era scritto di identificare, il più possibile e dove possibile, tutti i responsabili delle occupazioni avvenute questo autunno a Roma, denunciarle e sanzionarle a livello disciplinare», ci spiega ancora Syria.
A questo proposito, La lupa ha organizzato un’azione sotto all’ente per chiedere la revoca del provvedimento che ha provocato molte sospensioni tra gli studenti delle scuole. Un caso eclatante è quello del Pirelli, dove uno studente ha ricevuto 16 giorni di sanzione, praticamente un mese a casa da scuola. Il movimento è riuscito a parlare con Pinneri che non ha accolto la richiesta di ragazze e ragazzi, definendo le occupazioni come atti antidemocratici e illeciti. Gli e le studenti hanno poi richiesto un tavolo di confronto permanente per discutere delle varie problematiche che hanno sollevato in questi mesi. Questo venerdì c’è stato un altro incontro nel quale il direttore ha specificato che il dialogo con La lupa continuerà solo se non ci saranno ulteriori occupazioni.
(foto di Francesco Brusa)
Intanto, i dirigenti degli istituti stanno applicando le direttive a propria discrezione, come al liceo artistico Enzo Rossi. Ci spiega una fonte interna alla scuola che preferisce restare anonima: «A un mese ormai dalla fine dell’occupazione il dirigente ha provveduto a erogare una serie di ammonizioni che consistono in una sorta di nota scritta, solo che invece che erogarla il docente, la eroga il dirigente e può comportare un abbassamento del voto di condotta».
I nomi degli e delle studenti sembra siano stati forniti dagli stessi carabinieri presenti la mattina dell’occupazione, che hanno richiesto i documenti in maniera arbitraria a chi era presente sia all’interno dell’edificio, ma anche nel cortile dove era stata organizzata un’assemblea.
Continua a spiegare la nostra fonte, abbastanza critica nei confronti della dinamica che si sta sviluppando all’istituto: «Il discorso è che si affronta con meri strumenti repressivi e di sanzione qualcosa come l’occupazione che è invece una presa di parola, l’espressione di un disagio. La stessa assessora della cultura del comune di Roma ha detto che sperava che non ci fossero sanzione da parte dei dirigenti perché bisognava ascoltare i ragazzi».
Ascolto o no, repressione o meno, gli e le studenti della capitale e di tutta Italia sembrano decisi a far sentire la propria voce ancora più forte. Oggi pomeriggio si è svolta un’assemblea ad Acrobax in vista della mobilitazione di domani. «È tempo di riscatto, Lorenzo vive», sarà lo slogan in piazza.
Francesco Brusa, Patrizia Montesanti
27/1/2022 https://www.dinamopress.it
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