L’ultimo attacco ai servizi pubblici: il Ddl Concorrenza
Il 30 dicembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo del decreto delegato sul riordino dei servizi pubblici locali, che discende dalla legge delega sulla concorrenza, approvata dal Parlamento nell’agosto del 2022. Questo primo esito deriva da un lungo percorso parlamentare e di iniziativa e discussione svolta nella società. La legge delega sulla concorrenza 2021 era stata presentata al Senato nel dicembre del 2021, con un’enfasi e una propaganda spropositata.
All’epoca il governo Draghi, nel sottolineare che essa era una delle riforme “abilitanti” per accedere ai fondi europei di Next Generation UE, da riversare nel PNNR, magnificava i suoi presunti effetti positivi per la crescita del Paese e il rilancio dell’economia. In realtà, quella proposta di legge sembrava animata ancor più dall’idea di costruire un manifesto ideologico, di apoteosi del mercato e delle sue regole, un provvedimento pericoloso, di impianto fortemente neoliberista, che interveniva su un insieme di materie, anche disomogenee. Insomma, un’operazione politica e culturale che era mirata a costruire provvedimenti assai negativi per riaffermare che l’unico regolatore sociale è il mercato, facendo finta di non vedere che esso, in realtà, si è inceppato da tempo e che tale funzione, per usare un eufemismo, si è largamente logorata e appannata.
In ogni caso, la proposta di legge delega sulla concorrenza spaziava dal tema delle concessioni balneari ai porti, dalla regolamentazione dei taxi alla gestione dei rifiuti, dalle concessioni idroelettriche ai farmaci, dal gas ai servizi pubblici locali. Su quest’ultimo punto, si interveniva con l’art.6 che si proponeva esplicitamente l’obiettivo di limitare gli affidamenti dei servizi pubblici locali, in particolare quelli definiti a rilevanza economica, come il servizio idrico e quello dei rifiuti, alle aziende “in house”, di totale proprietà pubblica, rendendo più stretta tale possibilità rispetto alla stessa normativa europea, e, più in generale, stabilendo che il ricorso al mercato rappresentava la scelta prioritaria e idonea per gestire tali servizi. In specifico, ciò lo si intendeva realizzare prevedendo che l’Ente locale che voleva compiere la scelta dell’affidamento in house lo potesse fare, ma producendo una relazione che motivasse, in via anticipata e qualificata, tale opzione, dando conto delle ragioni che giustificavano il “mancato ricorso al mercato”. La relazione, poi, doveva essere inviata, all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per non meglio precisate possibilità di supervisione della stessa.
A fronte di tale situazione, sin dall’inizio del 2022 veniva lanciata una campagna contro il disegno di legge delega sulla concorrenza, animata da molte realtà territoriali e nazionali, tra cui Attac, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, FP CGIL, Cobas, Associazione Laudato Si’ e molte altre ancora. La campagna è stata imperniata sulla richiesta agli Enti locali di approvare degli Ordini del giorno che chiedessero lo stralcio o quantomeno una radicale modifica dell’art.6 e sulla promozione di numerose mobilitazioni a livello nazionale ( con presidi davanti al Senato) e a livello territoriale. Solo per esemplificare, Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua aveva “dedicato” la propria giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo 2022, al contrasto al disegno di legge delega e all’art.6, dando vita, al Senato, ad un’importante iniziativa di discussione e approfondimento con la presenza di giuristi, attivisti, esponenti delle forze politiche in sintonia con le nostre critiche, da cui era scaturito un impegno congiunto e proficuo per produrre cambiamenti nella discussione parlamentare e promuovere iniziative diffuse nei territori. In ogni caso, la campagna ha prodotto risultati significativi: 4 Consigli regionali ( Val d’Aosta, Friuli Venezia- Giulia, Veneto e Marche), 6 comuni capoluoghi di regione ( Torino, Milano, Trieste, Bologna, Roma e Napoli) e più di una cinquantina di altre località hanno approvato i suddetti ordini del giorno, esercitando anch’essi una pressione che ha influenzato il dibattito in Parlamento. Tant’è che si è arrivati nella versione definitiva della legge delega approvata ad agosto 2022 ad una riformulazione dell’art.6, diventato art.8, che non cambiava l’impianto di fondo dell’ispirazione neoliberista del provvedimento, ma, perlomeno, eliminava il fatto che la relazione dell’Ente locale per motivare la scelta dell’affidamento in house non fosse più relativa al “mancato ricorso al mercato”, ma semplicemente esplicativa delle ragioni che la giustificavano e che essa fosse anticipata, senza dunque doverla inoltrare all’AGCM. Un compromesso onorevole che, certamente, non rovesciava gli assunti da cui era partita la legge delega, ma espungeva gli aspetti più regressivi e pericolosi del provvedimento.
Ora, arriviamo al 16 settembre 2022 quando – in uno degli ultimi atti del governo Draghi- il Consiglio dei Ministri uscente approva il decreto delegato che discende dal nuovo art. 8 della legge delega. Ebbene, il testo che esce stravolge completamente il compromesso raggiunto in sede parlamentare: viene ripristinata la relazione motivata per evidenziare il “mancato ricorso al mercato” e il suo carattere di anticipo, visto che deve essere mandata ora non più all’AGCM, ma all’ANAC, ma con lo stesso intento “intimidatorio”. In più spunta – questione che non aveva mai fatto neppure capolino nella legge delega e nella discussione parlamentare- il divieto per le aziende speciali a gestire i servizi pubblici a rete, una scelta gravissima perché colpisce una delle innovazioni più rilevanti ottenute con i referendum sull’acqua del 2011. Ebbene, in tali scelte balzano agli occhi almeno due punti rilevanti: il primo è che si ribadisce il primato dell’Esecutivo sul Parlamento, in termini persino spregiativi della discussione parlamentare, visto che vengono reintrodotte norme esplicitamente bocciate o non entrate nel corso della stessa. Il secondo è un messaggio politico per certi versi ancora più significativo: il dimissionario governo Draghi passa il testimone, almeno per quanto riguarda gli indirizzi di politica economica, al governo che tutti hanno già chiaro sarà espressione della destra. Dal Draghi, teorizzatore del “pilota automatico” per cui la politica non può influire più di tanto sugli imperativi economici e di mercato alla Meloni “thatcheriana”, quella, come abbiamo visto in questi mesi, che “non c’è alternativa”. Un messaggio che, contemporaneamente, manda a dire al Parlamento che è praticamente un orpello di discussione accademica, e alle persone che è inutile che si attivino e si mobilitino per cambiare ciò che è stabilito immutabile dai poteri forti. E in effetti la successiva discussione in Parlamento sul decreto delegato, che, peraltro, prevede solo l’espressione di parere e non la possibilità di emendare il testo, non fa che confermarlo.
Invece, per quanto riguarda noi, è bene che si sappia che la battuta d’arresto che ci tocca registrare nella nostra battaglia non ci porta alla rassegnazione e all’accettazione della logica per cui non è possibile cambiare l’esistente. Lo faremo verificando la strada dell’impugnazione del decreto delegato davanti alla Corte Costituzionale, pur sapendo che la strada è molto stretta e che non sembra ci siano disponibilità a farlo da parte delle Regioni; continueremo con le vertenze territoriali per difendere tutte le esperienze di aziende pubbliche esistenti nella gestione dei servizi pubblici locali e forzando, per quanto possibile, la normativa che esce dal decreto delegato, avendo la consapevolezza che saremo comunque in una trincea difensiva, ma comunque importante, visto che le volontà di completare le privatizzazioni, soprattutto da parte delle grandi multiutilities quotate in Borsa, continueranno imperterrite. Ancor più, poi, cercheremo di costruire le possibilità per un rilancio delle nostre ragioni e della nostra impostazione. Da questo punto di vista, l’iniziativa relativa alla raccolta firme per le due leggi di iniziativa popolare sulla riforma della finanza locale e sulla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, promosse da un’ampia coalizione sociale, rappresentano un’occasione importante per continuare, sotto altre forme, la battaglia contro quanto stabilito con il decreto delegato. Ridare ruolo e risorse agli Enti locali e ridisegnarne le finalità, orientandole verso la realizzazione di diritti fondamentali di cittadinanza – che non è poi altro se non il filo rosso che lega insieme le due proposte di legge – significa ricostruire il ruolo dell’intervento pubblico, combattere le disuguaglianze, difendere i beni comuni, rafforzare la democrazia. Che è quanto intendiamo continuare a fare.
di Corrado Oddi (Forum Italiano Movimenti per l’Acqua)
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 51 di Gennaio-Marzo 2023: “Riprendiamoci il Comune“
7/3/2023 https://www.attac-italia.org
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