Mai disturbare la Solvay (in Toscana)
Pozzi inquinati alla Solvay, tutti sapevano, ma nessuno voleva disturbare la multinazionale.
Pozzi inquinati ai palazzoni Solvay, tutti sapevano (Comune, Arpat, ASL) almeno dal 2012, ma nessuno voleva disturbare la multinazionale belga, che anzi nel 2016 il governo Renzi premiò con un regalo da 108 milioni di euro a fondo perduto. Solo quei poveri cristi dei palazzoni non sapevano, e continuarono ad annaffiarci l’insalata nell’orto.
Facciamo qualche passo indietro, per farne molti avanti nella consapevolezza per la difesa della salute. Solvay presentò alla Regione e al Comune un piano di caratterizzazione delle acque sotterranee fin dal 2001, facendo intendere che l’inquinamento era limitato all’interno dello stabilimento. E si noti, presentò questo piano non di sua spontanea volontà, ma dietro denunce di lavoratori ed ex lavoratori . Con molta calma il Comune emetteva un decreto dirigenziale nel novembre 2012, approvando il progetto di bonifica che prevedeva il “barrieramento idraulico” delle acque sottostanti, affinchè non uscissero dall’area di stabilimento.
Un anno dopo, nel novembre 2013 interveniva ancora il Comune, ma nel frattempo (giugno 2013) la Procura della Repubblica di Livorno su esposto di Medicina democratica e su perizia dell’ingegner Albino Trussi per la Procura costringeva Solvay al patteggiamento e alla bonifica.
Nel febbraio 2016 i carabinieri del NOE verificavano l’inefficienza del “barrieramento idraulico” messo in atto da Solvay, ed ormai siamo all’oggi, con almeno 13 pozzi inquinati fuori dai recinti Solvay.
Tutto questo è ben descritto nella Relazione della Commissione parlamentare consegnata ai presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso il 18 febbraio 2018 sugli illeciti ambientali in Toscana, reperibile in rete.
Concludendo, è mai possibile immaginare che – in uno stabilimento dove si lavorano 4 treni al giorno di pietra calcarea, e che emette in mare decine di tonnellate l’anno di arsenico, cromo, piombo, mercurio, cadmio ecc (dichiarazioni PRTR rese da Solvay al Registro europeo delle emissioni) – non si verifichino ricadute inquinanti sulle acque di falda ? Bene fanno gli abitanti dei palazzoni a porre la questione se anche i pozzi ASA siano stati inquinati allo stesso modo come i loro.
7.2.20
Dalla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta 18.2.2018 pag 143-144 – (6.3) Lo stabilimento della Solvay di Rosignano Marittimo
Nel più ampio contesto delle attività industriali inquinanti ricadenti nel territorio della provincia, in collaborazione con personale del NAS carabinieri di Livorno, il NOE ha svolto indagini sull’attività dell’ industria “Solvay Chimica Italia Spa”, delegate dalla procura della Repubblica in Milano, competente in quanto la sede legale della società è posta nel comune di Bollate (MI). All’esito di tali indagini, con accesso all’impianto eseguito in data 26 febbraio 2016, è emersa l’inefficienza, sia pure temporanea, della barriera idraulica. Le indagini sono scaturite da una serie di esposti e denunzie presentati da ex dipendenti dell’industria chimica, affetti da patologie verosimilmente correlate alla prolungata esposizione a fibre di amianto o agli ambienti di vita e di lavoro inquinati dal processo produttivo, ovvero da familiari di ex dipendenti deceduti per patologie della medesima natura.
Sulla base delle evidenze documentali e analitiche e dei riscontri effettuati nel tempo, è emerso che in passato l’attività dello stabilimento ha causato una estesa situazione di inquinamento delle acque sotterranee, sia superficiali che profonde. Gli interventi attivati negli anni hanno consentito di scongiurare una deriva particolarmente grave del fenomeno di inquinamento in atto, legato a una contaminazione storica, contenendo i danni più rilevanti dell’area interna allo stabilimento.
L’iter amministrativo per il processo di bonifica è stato avviato nel mese di marzo 2001, mediante la presentazione alla regione Toscana, alla provincia di Livorno e al comune di Rosignano Marittimo della comunicazione ai sensi dell’articolo 9 del D.M. 471 del 1999, volta a procedere alla caratterizzazione dell’area. Il piano di caratterizzazione è stato approvato nel mese di novembre 2001, quale piano di investigazione preliminare, al quale fare seguire piani di dettaglio per ciascuna attività produttiva. I tempi di realizzazione dello stesso erano stati fissati in quattro anni.
Successivamente, sono stati elaborati piani di dettaglio che hanno permesso di caratterizzare più precisamente tutte le aree presenti all’interno dello stabilimento. Negli anni si sono poi succedute numerose conferenze di servizi, con la presentazione di ulteriore documentazione e integrazioni degli atti, fino all’approvazione, con decreto dirigenziale n. 195 del 18/11/2013 del comune di Rosignano Marittimo, del progetto di bonifica e di messa in sicurezza operativa delle acque sotterranee e profonde, che prevede l’impiego di un sistema di barrieramento idraulico, che abbraccia l’area a valle dello stabilimento.
Il progetto operativo risulta essere stato elaborato a seguito dell’ approvazione, con decreto dirigenziale n. 181 del 07/11/2012 del comune di Rosignano Marittimo, di un documento di analisi di rischio specifica per la matrice ambientale interessata, che tra l’altro contiene la prescrizione di “impedire l’ulteriore propagazione della contaminazione, verificando le concentrazioni dei contaminanti nei piezometri a valle della barriera idraulica”.
La sodiera Solvay di Rosignano è l’unica in Europa che scarica i propri rifiuti nell’ambiente
di Maurizio Marchi (intervento del 12.4.19)
Siamo andati a vedere su google maps la sodiera Solvay di Devnya in Bulgaria, un terzo più potente di quella di Rosignano. Ebbene, anche questa sodiera, come tutte le altre ad eccezione di Rosignano, non scarica i propri rifiuti nell’ambiente (mare, fiumi), ma in una grande vasca di decantazione in località Padina, a sud-ovest dello stabilimento; e solo dopo la decantazione scarica l’acqua decantata nel fiordo di Varna. Quella che perpetua la Solvay a Rosignano è un’offesa gravissima alla popolazione della zona, alla sua salute, al suo ambiente, alla pesca e al turismo che cerca con difficoltà di creare un’alternativa al continuo calo occupazionale del polo Solvay.
Istituzioni serve e subalterne che finanziano la Solvay (ultimo finanziamento nel dicembre 2016 da parte del governo Renzi e della Regione di oltre 110 milioni di euro) non riescono nemmeno a far rispettare, dopo ben 16 anni, l’Accordo di programma stipulato nel 2003 per l’abbattimento del 70 % dei solidi sospesi nello scarico; solidi, è bene ricordarlo a tutti, che vengono scaricati da sempre in deroga alle leggi di protezione ambientale. Ora la Regione fa addirittura un depliant per reclamizzare le spiagge bianche, suscitando proteste addirittura nel partito di maggioranza relativa, e qualche balbettio sdrammatizzante dell’assessora Montagnani.
Qualche mese fa abbiamo riproposto il problema al Ministro per l’ambiente del cosidetto “governo del cambiamento”, non ricevendo neanche una minima risposta, come tutti gli altri in precedenza.
In assenza delle istituzioni, la Solvay continua a fare quello che vuole, esattamente come un secolo fa, sia sugli scarichi sia sull’uso dell’acqua dolce per l’estrazione di salgemma dal sottosuolo. Fino a quando ?
www.medicinademocraticalivorno.it
15/2/2020 www.labottegadelbarbieri.org
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