“Me ne sono andato per i miei figli.” I residenti di un villaggio palestinese in Cisgiordania fuggono tra le continue violenze dei coloni israeliani

Parlando con Haaretz, i residenti hanno detto che i problemi risalgono a circa cinque anni fa, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata qualche notte fa, quando i coloni sono arrivati nel villaggio e hanno lanciato pietre contro le case.

Una comunità di circa 200 palestinesi che vive in tende e strutture temporanee nel villaggio cisgiordano di Ein Samia ha deciso di lasciare le proprie casa, in cui abita dagli anni ’80, a causa delle continue violenze dei coloni israeliani.

Parlando con Haaretz, due dei residenti hanno dichiarato che i problemi sono iniziati circa cinque anni fa, ma sono peggiorati nell’ultimo anno. Ein Samia si trova vicino all’insediamento israeliano di Kochav Hashahar e all’avamposto di Habladim, considerato un centro di violenza in Cisgiordania.

L’organizzazione no-profit B’Tselem ha documentato nel corso degli anni diversi attacchi dei coloni nell’area del villaggio, tra cui uno in cui un palestinese è stato attaccato con una mazza e un altro in cui sono state collocate strisce chiodate sulla strada che conduce al villaggio.

“Abbiamo deciso di andarcene per paura dei coloni“, ha raccontato ad Haaretz Khader, padre di nove figli. “Sono partito per i miei figli. Il più piccolo mi ha detto: ‘Non voglio vivere qui; i coloni vengono e lanciano pietre. Domani potrebbero uccidermi’”.

Khader ha raccontato che alcuni giorni fa i coloni sono arrivati nel villaggio di notte e hanno lanciato pietre contro le case, alcune delle quali avevano bambini all’interno. Quell’incidente è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha portato alla decisione di abbandonare il sito.

I coloni erano soliti “portare le loro pecore a mangiare il grano che avevo seminato”, ha raccontato Khader, aggiungendo che lui chiamava la polizia ma i coloni se ne andavano prima del loro arrivo.

“L’esercito ci ha portato qui [a Ein Samia]. Prima vivevamo in quello che oggi è [l’insediamento di] Kochav Hashahar”, ha spiegato, aggiungendo che l’esercito li ha trasferiti per stabilire una base militare che presto è diventata un insediamento. Khader ha aggiunto che i membri della comunità un tempo vivevano vicino a Be’er Sheva, ma sono stati trasferiti da quell’area. Una scuola costruita per loro diversi anni fa è stata immediatamente demolita da Israele.

Mustafa, un altro residente del villaggio, ha raccontato che qualche anno fa un colono è arrivato nel villaggio e si è definito “il loro manager”. Mustafa dice di aver proposto al colono di vivere fianco a fianco come vicini di casa. “Gli ho detto: Diventiamo amici: io ti aiuto e tu mi aiuti”. Lui ha risposto: “Il fatto che tu viva qui non mi piace. Voglio che tu vada altrove”, ha raccontato Mustafa.

Residenti che lasciano il villaggio palestinese di Ein Samia, mercoledì 24 mattina. Rabbino Arik Ascherman

In un gruppo Whatsapp di “giovani delle colline“, composto da giovani coloni israeliani radicali e spesso violenti provenienti da avamposti illegali, è stato condiviso un messaggio che celebra la decisione degli abitanti del villaggio di andarsene. “Buone notizie! Due accampamenti beduini che negli ultimi anni avevano preso il controllo della terra accanto a Kochav Hashahar stanno lasciando il posto”, si legge nel messaggio.

Alon Cohen Lifshitz, un architetto che lavora per l’organizzazione no-profit Bimkom – Looking the Occupation in the Eye, ha dichiarato che “il desiderio delle autorità israeliane di sfrattare le comunità di pastori dall’Area C demolendo continuamente case e cisterne è nulla di fronte al loro silenzio sulle orribili violenze perpetuate dai rivoltosi coloni, che di fatto eseguono le politiche dell’attuale governo”.

Residenti in fuga dal villaggio palestinese di Ein Samia. Looking the Occupation in the Eye

B’Tselem ha dichiarato che “i residenti della comunità hanno subito anni di violenze da parte delle forze israeliane, restrizioni draconiane sulla costruzione di abitazioni e infrastrutture, oltre a demolizioni e violenze dei coloni con il completo appoggio dello Stato”. La scuola della comunità doveva essere rasa al suolo subito dopo che un tribunale aveva approvato la demolizione. Politiche simili, il cui scopo è quello di consentire agli israeliani di ottenere il controllo di una quantità sempre maggiore di terre palestinesi da destinare agli ebrei, vengono impiegate in gran parte della Cisgiordania nei confronti di decine di comunità palestinesi. Queste politiche sono illegali: l’espulsione è un crimine di guerra”.

Hagar shezaf

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-05-24/ty-article/.premium/west-bank-palestinian-village-residents-flee-amid-ongoing-israeli-settler-violence/00000188-4cac-dde3-abf9-fcad7c970000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

24/5/2023 https://www.assopacepalestina.org/

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