Medica di famiglia in prima linea

Domenica 23 febbraio sento telefonicamente una delle colleghe della medicina di gruppo dove lavoro per avere un confronto e decidere una linea comune per affrontare quello che stava per accadere (anche se non potevamo certo immaginarlo…); eravamo un po’ disorientate e un po’ spaventate, ma abbiamo pensato che far entrare i pazienti uno alla volta potesse essere una buona idea, al resto avremmo pensato il giorno seguente.

Il giorno seguente siamo stati semplicemente travolti, il telefono incessante suonava, la segretaria era in ferie per il Carnevale e i pazienti si sono riversati a decine in ambulatorio. Noi siamo 6 medici a cui afferisce la popolazione di un paese di circa 8000 abitanti pertanto quando la sala d’attesa è piena possono esserci anche 30-40 persone. Verso le 17 di quel lunedì 24 febbraio, dopo aver stazionato 2 ore in sala d’attesa, entra in visita un ragazzo che scopro avere febbre alta e tosse da 3 giorni. Io ero ancora sprovvista di mascherine, come lui e tutte le persone anziane e meno anziane in sala d’attesa. In quel momento prendo coscienza che la nostra organizzazione doveva cambiare radicalmente. Mi dico “noi cominciamo ad agire di buon senso, poi arriveranno comunicazioni ufficiali e indicazioni chiare dall’ASL”. Quelle indicazioni e comunicazioni che ad oggi, domenica 4 aprile non sono ancora arrivate; le poche arrivate troppo vaghe e il loro aggiornamento troppo lento per la rapidità di evoluzione della situazione.

CONTINUA SU https://www.saluteinternazionale.info/2020/04/medica-di-famiglia-in-prima-linea/

Elena Rubatto

Medica di famiglia della provincia di Torino

7/4/2020

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