MEDICI. I COSTOSISSIMI GETTONI DELLA SANITA’
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Quanto costano alle nostre tasche, oltre le tasse nella fisclità generale, che paghiamo, a prescindere dalla loro utilutà e dai danni relazionali con colleghe e colleghi dipendenti, che procurano in quanto si ritengono autonomi, e quindi indifferenti, dall’organizzazione del lavoro d’equipe?Un miliardo e 700 milioni. Tanto sono costati i “gettonisti”, in cinque anni, al sistema sanitario italiano che è ricorso, programmaticamente nel processo di privatizzazione tramite tagli al personale per oltre 70.000 dipendenti tra medici e infermieri.In media un medico interninale costa alle casse pubbliche 150€ per ogni ora di servizio, quindi 1200€ al giorno e cioè 50 mila € mensili, come un manager di una media multinazionale.Un fenomeno quello del ricorso a medici e infermieri, forniti da agenzie di interinali e società di servizi. In vetta alla classifica per la spesa sostenuta c’è la Lombardia con 56 milioni, seguita dall’Abruzzo con 51 milioni e dal Piemonte che dal 2019 al 2023 con 34 milioni, quindi il Lazio, la cui spesa per i gettonisti si vale 13 milioni.il 64% del mercato dei medici a gettone fa capo a 5 agenzie e società di servizi, mentre il restante 36% risulta suddiviso tra non meno di 25 operatori. Ancora più ristretta la ripartizione degli appalti per quanto riguarda gli infermieri, settore dove il 63% del mercato è gestito da solo 2 operatori, con circa 30 a dividersi il rimanente 37%.Quindi la nostra salute è in mano a soggetti incontrollabili dal punto di vista della competenza e della qualità dell’assistenza, non solo nelle strutture private ma negli stessi ospedali pubblici, ormai in allo sbando.
Il Covid ha accellerato a velocità scellerata i processi di molte strutture regionali si registra un numero quasi quanto i dipendenti. privatizzazione. La ricerca pubblica non ha voluto gestire la pandemia e la produzione dei vaccini è stata appaltata alle multinazionali farmaceutiche, a suon di miliardi delle casse pubbliche, ed ovviamente è scatta la concorrenza, spietata per gli ammalati, per sorvolare sui tempi della sperimentazione. Ed ecco che i vaccini sono arrivati in tempi brevissimi, come se fossero già in attesa nei corridoi del Ministero della sanità, Astrazeneca, Pfizer, Jhonson & Jhonson.
Mentre i vaccini cubani gratuiti, e senza effetti collaterali e controindicazioni, non sono stati neanche presi in considerazione in ossequio al blocco economico degli USA. Però, poi abbiamo, senza vergogna, chiesto l’aiuto di medici e infermieri cubani per affrontare la pandemia.
Come ottimizzare il processo inarrestabile di privatizzazione?, far sì che siano gli stessi cittadini ad invocare la privatizzazione della sanità. La cosa più semplice di questa questa infame sistema politico: come è stato fatto con le industrie e gli enti pubblici, con l’aiuto dei giornali e della TV basta aizzare campagne di mistificazione contro il lavoro pubblico mentre si lavora per renderlo sempre più inefficiente e insufficiente, anche con tagli delle risorse economiche e degli organici in modo da farlo apparire addirittura pericoloso (qualcuno ricorda la siliconata campagna contro la malasanità prendendo a pretesto qualche caso reale) da invitare recarsi nel privato disegnato come efficiente nelle cure e nelle tempistiche di assistenza.
Questo processo in atto da anni, ha provocato malesseri, con poca indignazione purtroppo, negli operatori sanitari pubblici, i quali hanno anche docuto subire la stessa mancata sostituzione dei pensionamenti, le chiusure di servizi territoriali ( vedi punti nascita, anche nelle zone di montagna) paradossalmente invocando, o l’assenza, provocata dalle mancate assunzioni, di personale qualificato e di utilizzo non econoimico delle strutture.
Di fatto oggi, hanno ottenuto quello che si prefiggevano: i servizi di emergenza, in particolare, sono vuoti di organici, molti si sono licenziati rientrando con le agenzie interinali e guadagnando cifre esorbitanti che non hanno nessuna giustificazione, con la conseguenza di un peggioramento della qualità del servizio causa scarsa conoscenza delle organizzazioni interne dei singoli ospedali.
Oggi molti opinionisti, commentatori televisi e politici, fino ad oggi sostenitori a attuattori dei tagli, si accorgono che in Italia il SSN è drammaticamente carente di professionisti sanitari (infermieri, assistenti sanitari, fisioterapisti, tecnici della prevenzione ecc.). Nel nostro Paese vi sono 6,2 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro i 18 di Svizzera e Norvegia, i 13 della Germania, gli 11 della Francia [4, 2]. Per di più una buona parte lavora nel privato e non nel pubblico: dei 372.000 infermieri presenti in Italia quasi 100.000 lavorano nel privato [4]. Quindi la sanità pubblica si trova a operare con un’enorme carenza di professionisti sanitari e una discreta carenza di medici (in particolare di medici di base: si stima che ne manchino oltre 6.000.
Tale fenomeno è stato ancor di più aggravato da leggi – conoscendo preventivamente gli effetti deleteri per il SSN – come la “Quota 100” che invogliato medici e infermieri sanitari a lasciare a 62 o 63 anni e andare a lavorare nel privato, percependo la pensione pubblica.
In conclusione, le dichiarazioni della Meloni (“Abbiamo aumentato il fondo sanitario di ulteriori 2 miliardi e 150 milioni”) sono una vero e propria, nonchè consapevole, presa per i fondelli ai cittadini senza cure a causa delle lunghissime liste d’attesa.
Per una avere una visita oculistica in Italia si aspettano in media 88 giorni, per una ortopedica 56 giorni, per fare una colonscopia 96 giorni, per una gastroscopia 88
giorni, per un ecodoppler 74 giorni, per un ecocuore 70 giorni [9]. Chi ha soldi finisce per rivolgersi al privato o ricorre all’intra moenia, chi non li ha vede peggiorare la propria salute senza poter fare niente o finisce per indebitarsi.
In realtà l’aumento del finanziamento è di molto inferiore al tasso di inflazione con un taglio della spesa sanitaria reale del 6,3%). In realtà il taglio è ancora maggiore perché nel settore sanitario l’aumento dei prezzi è maggiore dell’8,4%.
E non è ancora finita la mattanza nel Serizio pubblico, non solo nella sanità, perchè se verrà completata la secessione (già in atto da anni nelle Regioni), con la Legge sull’Autonomia Differenziata, allora la fossa comune dei diritti che stanno scavando, sarà completata e i poveri del nord, come in tutto il sud si chiederanno perchè a loro non è data neanche la speranza di vita, seppur debilitata.
Già oggi, ovvero da trent’anni almeno, al nord nei quartieri benestanti si vive almeno due anni in confronto a a chi abita nelle periferie. Mentre al sud la speranza di vità è complessivamente di quattro anni in meno nei confronti del centronord.
Chissà se il popolo malridotto saprà indirizzare la porpria rabbia.
Franco Cilenti
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