MENO POSTI LETTO IN UNITA’ CORONARICA: UNA SCELTA CHE FA MALE AL CUORE

Aggressioni Infermieri in Rems, Nursind: “ora basta!”

CHE COSA STA SUCCEDENDO

In una missiva firmata dagli infermieri dell’UTIC (Unità Terapia Intensiva Coronarica) dell’ indirizzata alla dirigenza e in una successiva richiesta di chiarimenti da parte del NurSind Milano(Sindacato delle Professioni Infermieristiche)indirizzata alle istituzioni, vengono portati alla luce una serie di fatti preoccupanti.

La dirigenza ospedaliera ha deciso per il periodo estivo la riduzione dei posti letto (da 6 a 3) dell’Unità Operativa UTIC dell’Ospedale San Carlo Borromeo.

Questa decisione desta forti preoccupazioni, in quanto in passato simili manovre hanno portato alla chiusura definitiva del repartoper il quale era stata annunciata una semplice chiusura estiva. Se una sorte simile dovesse toccare all’UTIC del San Carlo, le conseguenze sarebbero rilevanti.

PERCHÉ RIDURRE I POSTI LETTO DELL’UTIC

Il motivo ufficiale della riduzione del numero di posti letto all’interno dell’Unità di Terapia Intensiva Coronarica sarebbe la carenza di personale infermieristico, problema che come emerge dalla sopracitata missiva firmata dagli infermieri del San Carlo va avanti da anni.

PERCHÉ È UN ERRORE FARLO

Ci sono tante ragioni per cui ridurre i posti letto dell’UTIC, o addirittura chiudere l’intero reparto, sarebbe una scelta non solo sbagliata, ma addirittura tragica. Ecco i principali elencati di seguito:

 

  • L’Unità Operativa in questione è ubicata in una zona ad alta densità abitativa
  • L’Unità Operativa è ubicata in una zona altamente strategica, nei pressi dello Stadio Giuseppe Meazza di Milano

L’UTIC del San Carlo ha percentuali di occupazione posti letto che rientrano nella media lombarda e l’assistenza erogata risulta essere di alta professionalità: non può quindi in alcun modo essere

  • considerato un reparto obsoleto, né tantomeno un “doppione” da eliminare con lo scopo di evitare sprechi di risorse pubbliche

PERCHÉ SI È ARRIVATI A QUESTA SITUAZIONE

Se è vero che ci troviamo di fronte a una carenza cronica di personale, questo non significa che non si trattasse di un problema evitabile. Gli infermieri dell’UTIC sono infatti stati utilizzati a più riprese per “tappare i buchi” nel reparto di Rianimazione e Pronto Soccorso, situati nello stesso DEA. A loro volta, membri del personale di Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia (quindi non formati…)sono stati utilizzati per tamponare i posti scoperti nell’Unità di Terapia Intensiva Coronarica, con una serie di prevedibili inefficienze.

Ci troviamo insomma di fronte a una logica dell’emergenza che, sul lungo periodo, non può che provocare danni. Ma questa non è che una parte di un quadro generale altrettanto preoccupante che comprende:orari di lavoro prolungati;ricorso ad agenzie interinali con conseguente precarizzazione del lavoro infermieristico; fondi stanziati (parliamo di circa 270.000 Euro) anche e soprattutto per l’addestramento del personale sanitario, senza che fosse avviato nessun piano di formazione di ampio respiro.

La situazione dell’UTIC del San Carlo è complicata dal processo di riforma della Sanità lombarda (legge regionale n. 23/2015), che a partire dal 1° gennaio 2016 ha previsto l’accorpamento del Presidio Ospedaliero San Carlo con l’Ospedale San Paolo all’interno di un’unica azienda, l’ASST santi Paolo e Carlo, con conseguenti tagli di posti letto e reparti in entrambe le strutture e trasferimenti di interi dipartimenti, tutte manovre che avranno serie conseguenze sui servizi erogati dalle due strutture.

Vista la gravità di tali avvenimenti, come già fatto in precedenza,ci proponiamo di portare nuovamente la situazioneall’attenzione dei cittadini.

Ringraziandola in anticipo per l’eventuale collaborazione, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti,

Segreteria Territoriale NurSind Milano

11/7/2016

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LETTERA UTIC

Milano 16 Maggio 2016

Al dir. Gen. dott. Salmoiraghi Al dir. San. dott. Moreno Al dir. Dipartimento DEA dott. Fontana Al Primario U.O. UTIC dott. Mafrici Alla coord. U.O. UTIC AFD Ornago Al dir. SITRA dott. Negrini Al coord. RSU dott. Pinna Alle sigle sindacali della RSU: CGIL, CISL, UIL, UGL, FIALS, CLO-USI, Nursing_up, NURSIND

Gent.mi, il personale infermieristico dell’UTIC dell’Ospedale San Carlo Borromeo Vi chiede urgenti delucidazioni riguardo alle “voci”, e non solo, che “girano” in Ospedale e che danno per certo una riduzione dei posti letto di questa U.O.. Sembra inoltre che tale riduzione potrebbe anche portare al trasferimento dei posti letto rimasti nel reparto di Rianimazione (ARDEA).

In quest’ultimo periodo abbiamo anche appreso il fatto che le stanze della precedente CARPI saranno utilizzate per far posto ad una specie di TIPO non meglio precisata. Quali pazienti ospiterà? I pazienti della Ricovery Room del Blocco Operatorio, dove sappiamo esserci da sempre grossi problemi? Altro tipo di pazienti? Che tipo di pazienti quindi? Una Medicina d’Urgenza bis, con tutti i problemi che questo reparto affronta giornalmente fin dalla sua costituzione? Ci facciamo queste domande perché da professionisti sanitari, quali certamente riteniamo di essere, non possiamo accettare per l’ennesima volta che tutto ci ricada addosso senza nemmeno essere stati consultati ed aver ascoltato quanto da noi vissuto in questi ultimi anni. Vi ricordiamo quindi alcuni passaggi, che abbiamo dovuto affrontare e subire nostro malgrado:

– Qualche anno fa la chiusura della CARPI per il periodo estivo per mancanza di personale sia infermieristico che medico. Mai più riaperta.

– Progetto INTENSIVO: fondi stanziati con Delibera Regionale per circa 256.000 Euro, anche e soprattutto per la formazione ed addestramento sul campo degli infermieri affinché poi potessero lavorare in tutta l’area di Emergenza. Il risultato è stato quello di alcune ore frontali e nulla più. Nel frattempo gli infermieri si sono dovuti spostare tra Pronto Soccorso, Rianimazione ed UTIC, facendo formazione sul campo e per molti di loro senza alcuna conoscenza di queste realtà (stile anni ’70). Non è più così che funziona e lo spiegammo bene all’ufficio preposto. Dei soldi stanziati poi ? Sono state date poche centinaia di euro a chi ha assistito alle ore frontali. E tutti gli altri soldi, dove sono finiti? Nemmeno la soddisfazione economica, se così la si può definire.

– A causa dei “buchi”, ormai diventati “voragine”, per la mancanza di infermieri in PS e Rianimazione, si sono utilizzati gli infermieri dell’UTIC con le modalità espresse nel punto precedente, scoprendo così inevitabilmente anche il nostro reparto. La “soluzione”, a questo che noi consideriamo essere stato un ennesimo errore, è stata quindi quella di inviare in UTIC infermieri di Chirurgia, Ostetricia, Ginecologia ed infermieri che lavoravano in ambulatorio da ormai 25 anni. Tutto ciò è stato quanto meno rischioso per i pazienti, ma ciò che è accaduto è sostanzialmente questo.

– Abbiamo sempre interpellato l’ufficio preposto ad esplicitate queste criticità, anche in forma scritta e siamo sicuri di non doverVi esporre tutto l’iter che un infermiere deve compiere prima di poter prestare la propria professionalità nei reparti di Urgenza-Emergenzal . Proprio grazie a questa comunque possiamo lavorare sempre senza che il paziente rischi di subire danni.

– Fino ad oggi è stato utilizzato, in caso di bisogno, il settimo letto presente in reparto. Veniva definito letto “tecnico”, doveva essere utilizzato in caso di estrema necessità ma spesso restava occupato . In tutti questi anni nessuno di noi si è mai permesso di fare alcun appunto a questa prassi palesemente “fuori dai canoni”, perché salvaguardava la vita del paziente. Visto che oggi sembra che ciò che più conti sia la percentuale di utilizzo dei posti letto, e non la complessità assistenziale da erogare al paziente, Vi esortiamo a rivedere questi dati. Per il 118 i letti erano sempre 6, ma noi eravamo a 7 pazienti con lo stesso numero di infermieri e qualcuno, per quanto detto prima, nemmeno addestrato per questa U.O.

Ci siamo permessi di esporVi questa breve analisi di quanto fin qui accaduto, ma potremmo andare avanti ancora per molto, per esortarVi a ben ponderare le Vostre prossime decisioni. Nel caso in cui vi fosse una riduzione dei posti letto in UTIC, ci auguriamo non si ripeta quanto già visto per la CARPI e che a settembre il reparto possa riaprire regolarmente con i 6 posti letto.

Nel caso in cui, malauguratamente, sceglieste di trasferire i letti in Rianimazione, ci preme fare alcune considerazioni professionali. Il paziente cardiologico, a nostro avviso, non può e non deve rimanere a contatto con le più svariate patologie presenti in Rianimazione. Il paziente cardiologico che è stato sottoposto ad una procedura di Emodinamica (ad esempio Coronarografia), di impiantato di Pace-Maker temporaneo o definitivo., Pericardiocentesi e tutto ciò che segue, è un paziente che ha bisogno di un’ assistenza mirata differente da quella erogata al paziente tipico della Rianimazione.

Tutti sappiamo che le infezioni intraospedaliere sono un grosso problema: le Rianimazioni, proprio a causa del tipo di paziente, risultano essere tra i reparti più colpiti da questo problema, pertanto non vorremmo proprio “regalare” endocarditi o sovra infezioni batteriche a pazienti con patologie cardiologiche solo per il fatto che bisogna ridurre dei letti. La sperimentazione della “Rianimazione Aperta”, che consente ai parenti di essere presenti quasi tutta la giornata in reparto, è nata a livello internazionale per permettere la “competizione” tra gli agenti patogeni in modo da limitare o ridurre quelli più aggressivi e spesso presenti in questi reparti (ad esempio l’Acinetobacter) che possano prendere il “sopravvento”. La nostra Rianimazione ha aderito a questa sperimentazione ma questo comporta la presenza costante di parenti a fianco del paziente; ma nel caso dei pazienti cardiologici, che hanno bisogno di tranquillità e silenzio questo potrebbe essere causa di ulteriore stress e disagio. Facciamo poi presente che in UTIC molto spesso vengono ricoverati i pazienti che afferiscono al servizio di Telemedicina dove vengono seguiti per lo Scompenso Cardio Circolatorio. Questo tipo di pazienti a causa delle già compromesse condizioni fisiche e psichiche in cui si trovano, non possono certo essere inseriti in un reparto complesso, caotico e a rischio infezioni come la Rianimazione.

Vi preghiamo di considerare anche i trasferimenti dei pazienti che devono essere trasportati in altro nosocomio, ad esempio il paziente cardio-chirurgico. Un infermiere deve staccarsi per alcune ore. È una problematica da calcolare ora e non quando sta arrivando l’Ambulanza per il trasferimento.

Vi facciamo notare infine fin da ora che se i pazienti fossero trasferiti in Rianimazione e dovesse sopraggiungere un paziente a cui in emergenza dovesse essere posizionato un Pace-Maker temporaneo, la sala idonea si verrebbe a trovare di fronte all’UTIC. È innegabile quanto sia ben lontana la Rianimazione da questa sala e quanto possa essere pericoloso questo fatto. Ci permettiamo di ricordarVI che una procedura per il posizionamento di un Pace-Maker temporaneo ha bisogno di uno o due infermieri a seconda del paziente (anziano, confuso ecc.) se tutto procede secondo i canoni stabiliti. Nel caso in cui il paziente vada in arresto cardiocircolatorio durante la procedura, cosa possibile ed accaduta realmente, risulta evidente che la scena cambia decisamente. In questo caso avere di fronte un reparto aperto e funzionante, aiuta noi, ma soprattutto dà ottime possibilità di salvezza al paziente.

Questa lettera, per i toni con cui è stata scritta, potrebbe risultare irriguardosa nei Vostri riguardi. Vi assicuriamo che non è questa la nostra intenzione. Il nostro intento è quello di garantire la migliore assistenza ai pazienti, e per questo Vi portiamo la nostra esperienza che fino ad ora nessuno ha mai voluto conoscere nonostante i nostri ripetuti tentativi di farci ascoltare. La nostra esperienza lavorativa e professionalità sono sempre passati in secondo piano rispetto alle decisioni prese. Questo sì riteniamo sia veramente offensivo.

Quindi, per quanto fin qui scritto, chiediamo una vostra celere risposta a questa lettera. Non ricevendo nulla entro il lasso di tempo di sette giorni, ci vedremo costretti a prendere una posizione più decisa, per salvaguardare la nostra professionalità e sicurezza sul lavoro e per salvaguardare anche e soprattutto quella dei pazienti a noi affidati. Vi informiamo che ci riserviamo fin da ora di poter ricorrere ad organi istituzionali esterni nel caso di una Vostra non risposta o di una risposta che ritenessimo palesemente inadeguata a quanto da noi esposto.

Distinti saluti

Gli infermieri dell’UTIC San Carlo

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