Metasalute assicura i bisogni di salute delle lavoratrici e dei lavoratori?
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I metalmeccanici hanno ricevuto un tragico pacco regalo prima di natale: perdono sostanzialmente la sanità integrativa: dal nuovo anno ci sono tagli e richieste di pagamenti per alcune prestazioni. In soldoni: dallo scorso 11 dicembre stanno pagando per benefit che non riceveranno o riceveranno solo dietro il pagamento di altri soldi.
Questa è la brutale comunicazione dall’assicurazione Metasalute che gestisce la sanità integrativa dei metalmeccanici e dice che le polizze, obbligatorie da contratto collettivo di categoria perché basati su silenzio-assenso, vengono unilateralmente riviste al ribasso, senza possibilità di recesso. Pesante taglio alle prestazioni in assistenza diretta, riduzione delle diarie per le riabilitazioni e alle cure odontoiatriche, fine delle cure gratuite per i familiari non a carico, e introduzione di un ticket: 15% nei casi degli interventi chirurgici, il 35% per le spese odontoiatriche e il 30% per le visite specialistiche e la diagnostica.
Il business nascosto della sanità integrativa si rivela per quello che a tanti era chiaro a tanti: un danno per il servizio sanitario pubblico che ha visto nasce un’altro potente concorrente al fianco della sanità privata che da decenni si gonfia con la privatizzazione della sanità pubblica, la chiusura di centinaia di ospedali pubblici e la debilitazione progressiva della sanità territoriale che, oggi avrebbe frenato la pandemia ed evitato migliaia di morti per covid.
Come è nata Metasalute?
Le assicurazioni sanitarie si sono diffuse enormemente grazie agli ultimi contratti collettivi nazionali di lavoro di questo decennio e coinvolgono ora almeno 11 milioni di lavoratrici e lavoratori.
Metasalute è un istituto contrattuale abbastanza recente, parte nel 2012 quando il fondo è istituito dal contratto di lavoro firmato all’epoca solo da Fim e Uilm, al carro della CISL, poi assunto anche dalla Fiom.
L’assicurazione dei metalmeccanici viene stesa nel 2016. Sulla carta ai metalmeccanici – quasi 2 milioni di lavoratori più le loro famiglie – sarebbero stati forniti di sei diversi piani assicurativi per saltare le estenuanti liste di attesa pubbliche e avere anche benefit come il dentista gratis con il “voucher salute”. Sono €156 in più all’anno, pagati direttamente dalle aziende a condizione da parte dei sindacati a rivendicazioni di aumenti in busta paga. Nel consiglio di amministrazione, oltre a rappresentanti delle tre sigle sindacali firmatarie del contratto, siedono la confindustria e gli enti gestori, attori che oggi hanno deciso i tagli alle prestazioni sanitarie e la cancellazione di quelle sociali.
Forse non riucordano che ci dissero pomposamente che avrebbe salvato il servizio sanitario dalla sua insostenibilità dando a tutti i lavoratori (quelli che si sono salvati dalla morte sui luoghi di lavoro causa mancanza di sicurezza atta ad assicurare maggiori profitti alle imprese) maggiori possibilità e in tempi brevi, evitando le liste di attesa come gli altri cittadini, di fare tutte le visite, esami e prestazioni sanitarie. Questoo fu il mantra di tutte i grandi partiti, degli intermediari finanziari, delle cooperative, delle grandi aziende, delle OO.SS., della Confindustria e Confcommercio.
Oggi, qualcuno tra i fautori di ieri, ammette che il welfare aziendale, i Fondi sanitari, la sanità integrativa o complementare ha favorito gli interessi privati nella sanità e ha contribuito ad affossare il Servizio Sanitario pubblico con soldi presi dalle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori per smantellare il diritto egualitario alla salute?
Che Assicurazioni sanitarie e struttiure private, per garantire i propri profitti, inducono i cittadini a consumare un numero di prestazioni che permetta loro di avere ricavi sufficienti, con l’obiettivo di aumentare artificialmente il bisogno dei cittadini di consumare prestazioni anche non necessarie, e spesso dannose, per la salute?
Domande elementari alle quali le menti libere non serve riflettere per dare una risposta altrettanto elementare!
La grande fregatura del welfare aziendale, dei fondi sanitari e della sanità integrativa o complementare.
Il welfare aziendale oltre ad assommare differenze differenti stati economici e sociali, determina un approccio alla cura individualistico è dirompente a livello culturale e sociale.
Il welfare stesso viene privatizzato nelle sue fondamenta. Non solo per la creazione di un mercato parallelo alla sanità pubblica ma con effetti di finanziarizzazione, ovvero la determinazione di rendite e profitti non solo con servizi privatizzati ma anche spingendo i cittadini alla copertura individualizzata dei propri rischi sanitari e sociali.
Oggi la Sanità integrativa (quel maledetto “secondo pilastro” che ci hanno appioppato poteri politici e finanziari con la complicità di grandi giornali e TV, tutti di loro proprietà) è tale solo di nome, potendo fornire fino all’80% di prestazioni in concorrenza con il servizio pubblico (anche se spesso si tratta di prestazioni di basso valore, inappropriate e persino dannose).
Le compagnie assicurative svolgono ormai il ruolo di gestori: con una rete capillare di erogatori privati e propongono “pacchetti” di prestazioni che alimentano il consumismo sanitario, facendo leva sulle inefficienze del SSN (in primo luogo i tempi di attesa) e su un concetto distorto di prevenzione (più esami = più salute).
Insomma un grave ed evidente conflitto di interessi ai danni del servizio pubblico.
Chi dice che sono importanti i benefici per i lavoratori che accedono al welfare aziendale mente sapendo di mentire. In realtà chi ci guadagna sono solo le imprese mentre i lavoratori rinunciano ad una quota di salario in cambio dell’accesso al welfare aziendale previsto dal contratto di lavoro.
Il secondo pilastro genera anche un ulteriore livello di spesa. I costi di gestione assommano a oltre il 40% dei premi (anche perché le compagnie assicurative riassicurano i fondi).
Questo fattore è alla base della crescita dei costi assicurativi, maggiori dell’incremento della spesa sanitaria pubblica e di quella diretta del cittadino.
La defiscalizzazione che viene applicata ai fondi sanitari è un regalo fiscale a gruppi già più avvantaggiati: è stato calcolato un gettito di oltre 4 miliardi di Euro (di mancate entrate fiscali). Una cifra significativa inaccettabile tanto più che il SSN è in sofferenza sempre più grave.
Infine, elenchiamo in sintesi le ragioni per le quali i sindacati dovrebbere fare autocritica per l’inconsapevole danno arrecato alle lavoratrici e ai lavoratori e allo stesso servizio sanitario pubblico, e di introdurre la possibilità di recesso di ogni singolo aderente a Metasalute, con il corrispondente pagamento in busta paga del corso contrattuale sostenuto dalle imprese. E di non inserire più la sanità integrativa nei contratti.
In sintesi, cosa si è ottenuto con la sanità integrativa appioppata alle lavoratrici e ai lavoratori?
A) Ha corrotto la pratica della prevenzione con la diffusione di test di screening (diagnosi precoce) di scarsa o nulla efficacia e, talora, di documentata nocività;
B) Ha trascurato l’evidenza che sistemi sanitari fondati sulle assicurazioni (USA, Svizzera, Olanda) sono più costosi e meno efficaci di altri sistemi pubblici (Italia, Inghilterra Spagna);
C) Ha imposto con la proliferazione degli enti assicuratori (oltre 300 ad oggi in Italia) un carico amministrativo per il disbrigo delle pratiche burocratiche che riduce il tempo dedicato dagli operatori sanitari all’ascolto, all’assistenza e alla cura del paziente;
D) Ha creato iniquità reintroducendo, come le vecchie mutue, differenti modalità assistenziali basate sul censo, sull’occupazione, sul ruolo sociale e professionale del paziente e non esclusivamente sulle sue necessità di cura;
E) Ha indotto disgregazione sociale subordinando l’accesso al servizio sanitario, che dovrebbe essere garantito come diritto di cittadinanza, al pagamento di un premio ad una assicurazione privata così motivando gli assicurati a non più contribuire con la fiscalità al servizio pubblico e favorendo la nascita di un doppio standard delle prestazioni sanitarie.
Possiamo concludere che l’Assicurazione Metasalute rappresenta una delle grandi mete degli affari sulla salute delle lavoratrici e dei lavoratori?
Redazione Lavoro e Salute
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