Migranti Oulx
Oulx, 9 luglio 2021 – Nei primi cinque mesi del 2021 (gennaio-maggio) la cittadina di Oulx, situata al confine italo-francese nell’Alta Valle di Susa ha continuato a rappresentare – come già descritto da MEDU in precedenti report – un importante crocevia di due flussi migratori diretti verso la Francia: uno proveniente dalla rotta balcanica con il progetto di attraversare a piedi il Colle del Monginevro e un altro, con provenienze più variegate e spesso con tempi di permanenza più lunghi in Italia, che cerca di oltrepassare il Frejus.
Così come nel 2020, anche nel 2021 i principali Paesi d’origine di chi arriva a Oulx sono Afghanistan e Iran, seguiti da Algeria e in minima percentuale dai Paesi dell’Africa subsahariana occidentale, giunti in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.
La caratteristica dei flussi dalla rotta balcanica è la presenza di molte famiglie, spesso numerose, di donne in gravidanza, di minori non accompagnati e di persone in età avanzata. Il viaggio che hanno alle spalle è costellato di difficoltà e violenza e può durare dai 2 ai 6 anni fino anche a 10 – 30 anni. L’attraversamento delle montagne che separano l’Italia dalla Francia mette a serio rischio l’incolumità delle persone, spesso con evidenti vulnerabilità, in particolare nei mesi invernali a causa della neve e delle temperature artiche e dell’inesperienza dei migranti.
Negli ultimi mesi del passato anno sono transitate per Oulx oltre 4.700 persone e nei primi mesi del 2021 si sono contate circa 1.000 presenze al mese, ripartite tra due rifugi: ChezJesOulx, una vecchia casa cantoniera occupata da anarchici per fornire assistenza alle persone in transito e il Rifugio Fraternità Massi, gestito dalla Fondazione Talità Kum Budrola Onlus, con il supporto di molti volontari.
Lo sgombero della casa cantoniera operato dalle forze dell’ordine il 23 marzo 2021 senza soluzioni alternative per l’accoglienza delle persone in transito ha prodotto un’inevitabile situazione di grave sovraffollamento nell’unico rifugio rimasto, costringendo molte persone a rimanere in strada. A fronte del silenzio istituzionale e della crescente militarizzazione del confine, solo l’operato transnazionale della solidarietà ha evitato che la frontiera si macchiasse di altre morti.
A fronte del quadro descritto, MEDU chiede:
– Un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, in risposta alla preoccupante crisi umanitaria in corso e ai bisogni delle persone in transito.
– Il potenziamento e ampliamento delle strutture di accoglienza a bassa soglia e l’apertura del rifugio Fraternità Massi-Talità Kum di Oulx 24 ore su 24.
– L’allestimento di un presidio medico accessibile a tutti i migranti, indipendentemente dallo status giuridico, che fornisca assistenza di base, ma anche un’attenzione ginecologica e pediatrica.
– La ricerca di soluzioni umanitarie per le persone più vulnerabili che si trovano ad attraversare il confine in condizioni di elevato rischio, nel tentativo di eludere i dispositivi di controllo frontaliero.
Leggi la sintesi del III rapporto MEDU sulla frontiera nord-occidentale
Leggi il rapporto completo
Leggi il I rapporto MEDU sulla frontiera nord-occidentale
Leggi il II rapporto MEDU sulla frontiera nord-occidentale
Medici per i Diritti Umani
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