Milano: in cinquantamila per la giustizia climatica

Una manifestazione enorme, cinquantamila secondo le organizzatrici, ha riempito le strade di Milano nel giorno di apertura del vertice preparativo alla COP di Glasgow per lo Student Strike. Alla partenza del corteo fa ancora un po’ fresco anche se la limpida giornata di autunno si scalda già di primo mattino, segno evidente di quel “Winter is not coming” che in molte e molti riportano in modo allarmante nei propri cartelli.

La manifestazione, colorata e allegra, si ingrossa presto mentre dalle casse, portate tramite biciclette, risuonano canzoni vicine ai movimenti sociali di questo paese. Ci sono i cartelli autoprodotti a sfondo erotico che hanno reso famosi gli strike del movimento, ma anche striscioni dei collettivi studenteschi e bandiere di Extinction Rebellion. Studenti, universitari, giovani e meno giovani attraversano la città milanese portando un messaggio chiaro e radicale.

La crisi climatica è gravissima, l’inazione dei governi altrettanto, vertici come la COP dimostrano la mancanza di volontà e la sudditanza al potere delle multinazionali, ma agire ora per difendere il clima è necessario e urgente.

Le attiviste e gli attivisti dei gruppi locali di Fridays For Future sono giunti a Milano viaggiando da tutta Italia, da Napoli fino alla Valsusa passando per Roma, Torino, ma anche paesi più piccoli come Pinerolo o Civitavecchia. Michela, una delle portavoci nazionali, ci racconta che «Stanno decidendo le sorti del pianeta, e non possiamo restare a guardare. Oggi è diventato di moda parlare di giovani e ambientalismo, ma vogliamo smascherare la loro ipocrisia. Noi non crediamo alle chiacchiere dei politici, sono due anni e mezzo che scendiamo in piazza e non fanno nulla, continueremo a farlo con maggiore forza e determinazione consapevoli che non saranno loro a produrre cambiamento. Penso che lo sguardo di Greta verso Cingolani -che molti chiamano ormai CingolEni- sia esemplificativo del dissenso che sentiamo».

Il corteo ha un tema ricorrente negli slogan così come negli striscioni, quello della giustizia climatica e del rapporto tra Nord e Sud globale. Sono molti i motivi: Fridays For Future è un movimento globale, ci sono delegati da numerosi paesi del Sud e tra le sue leader Vanessa Nakate, una attivista ugandese in prima linea nella denuncia dello sfruttamento dell’Africa causato dall’estrattivismo coloniale. Marzio, di Fridays For Future Roma ci spiega che «giustizia climatica vuol dire non lasciare nessuna e nessuno indietro. Per noi è uno dei nostri paradigmi principali di riferimento, non si può fare giustizia climatica senza la giustizia sociale. Ricordiamo che già ci sono avvisaglie della volontà si di far pesare alle fasce più povere la crisi, con provvedimenti come l’aumento delle bollette».

Chiedo se ci sia anche un conflitto tra generazioni nella lotta climatica «Credo di si, il potere è sempre stato nelle mani di una élite di maschi anziani etero e bianchi che non ha mai voluto condividerlo, quella élite ha provocato il cambiamento climatico. La nostra lotta è anche per andare oltre a questo conflitto e costruire un mondo diverso in cui il potere sia condiviso tra le generazioni e non monopolio di una. La crisi climatica riguarda tutti e tutte già da ora».

Marta di Fridays For Future Pinerolo invece racconta «Dobbiamo agire contro la crisi climatica adesso, l’ultimo report del IPCC ci dimostra che non possiamo aspettare un giorno in più. Gli effetti sono sotto i nostri occhi. La crisi climatica ha effetti drammatici proprio per quei popoli che non l’hanno prodotta e non hanno responsabilità a differenza di chi vive nell’occidente sviluppato. Deve essere il nord del mondo il primo a produrre cambiamento, perché è il primo responsabile». Dopo due anni e mezzo dal primo strike, le chiediamo cosa spinge a manifestare «Scendiamo in piazza perché l’azione singola non basta, va bene non mangiare carne o non prendere l’aereo, ma bisogna produrre cambiamento e questo avviene solo tramite una azione collettiva verso i governi e verso le multinazionali che provocano l’emergenza climatica».

Il corteo corre rapidamente per le vie di Milano verso la zona di Citylife, dove tra grattacieli imponenti sorge il MiCo, il complesso fieristico dove ha sede il vertice. Passando davanti a sedi di Enel e Unicredit, i manifestanti si fermano e le sanzionano con striscioni e scritte, per denunciare il ruolo della finanza e del capitalismo energetico italiano nel produrre la crisi climatica.

A Piazza Damiano Chiesa c’è il comizio finale. Dal palco viene lasciato molto spazio alle delegazioni dal Sud Globale. Un ragazzo di Fridays For Future Messico ricorda che la lotta contro l’estrattivismo energetico in Messico provoca morti come dimostra il caso di Samir, mentre una delegazione di indigeni dell’Amazzonia brasiliana denuncia il massacro nei confronti delle popolazioni autoctone con lo sfruttamento dei terreni, gli incendi e il taglio illegale di alberi.

Gli interventi di Vanessa e di Greta sono i più attesi. La prima attacca senza filtri il potere di multinazionali come Total che continuano a sfruttare l’Africa che sta subendo gli effetti peggiori del cambiamento climatico, con cicloni, inondazioni, innalzamento del livello del mare. Greta invece rivolge un appassionato invito alle lotte e allo scendere in piazza per agire ora. «Siamo stanchi delle loro inutili chiacchiere in riunioni vuote come le COP, mentre in tante parti del pianeta stanno già pagando il costo umano e sociale dell’emergenza climatica. Il cambiamento viene dalle strade, da chi lotta come noi, non verrà mai dai governanti. Non fermiamoci!».

Negli ultimi interventi si ricorda il corteo di sabato 2 ottobre, sempre da Piazza Cairoli verso il MiCo, ma anche l’importante manifestazione a Roma contro le politiche di Cingolani prevista per sabato 9 ottobre, e infine l’appuntamento di Glasgow. La delegazione scozzese invita tutt* ad essere presenti alle proteste per fermare il greenwashing di Johnson e dei politici che si raduneranno ai primi di novembre per il vertice della COP.

Nel frattempo, proprio in vista di questi appuntamenti, Fridays For Future ha già convocato un altro sciopero globale per il 22 ottobre. L’autunno non sarà caldo solo per l’emergenza climatica.

1/10/2021 https://www.dinamopress.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *